Quel legame che c’è tra i tifosi e Settembrini. E questo viene da lontano – .

lo stendardo del Capitano Settembrini

Per il capitano, un attestato di stima di particolare valore, come era successo negli ultimi tempi solo ad Abbruscato e Moscardelli. Un’eccezione per la linea del Sud che sostiene sempre la squadra e la maglia ma solo raramente riserva striscioni ai singoli giocatori. Questa volta, però, c’è una comunione di intenti e una vicinanza che vanno oltre i risultati sportivi

Gioie e delusioni, se sei dell’Arezzo che gioca nell’Arezzo, sono dilatati e raddoppiati. Se porti anche il fascia da capitano, le emozioni salgono ulteriormente e saperle gestire diventa un secondo lavoro. La promozione dell’anno scorso, dopo aver rinunciato al professionismo per abbracciare una causa altrettanto affascinante e rischiosa, deve essere stata una carica di emozioni. adrenalina molto potente. La serie di sei panchine consecutive di quest’anno, tuttavia, è un tuffo nel passato depressione.

Per Andrea Settembrini, 32 anni e mezzo, la maglia amaranto è un moltiplicatore di umori. Giocare con la squadra della propria città è una fortuna che non capita a molti in carriera, anche se c’è anche l’altra faccia della medaglia: la sovraesposizione emotiva, gli impegni più ampi rispetto ai compagni, il parafulmine numero uno quando le cose non vanno Dritto. E quando l’allenatore ti tiene fuori perché il sistema di gioco ti penalizza, devi morderti la lingua e pensare solo a lavorare duro, perché il bene della squadra viene prima del resto e perché poi la ruota gira.

Arezzo-Varese, aprile 2004

Eppure fino ad oggi l’etichetta di uomo simbolico non gli ha pesato, né sui campi di periferia della Serie D né sui palcoscenici di quest’anno, più consoni alla storia dell’Arezzo. Originario di Montagnanotrequartista capace di rubare palla, smistare il gioco e attaccare gli spazi, è sempre stato un calciatore con il passato da tifoso, un centrocampista che ha saputo bilanciare le sue due anime senza perdere né l’una né l’altra.

Alla festa per il ventesimo anniversario di promozione in Bal teatro Mecenate, Settembrini riannoda il filo dei ricordi a quella magica stagione 2003/04, quando da adolescente scopre l’amaranto in seguito al Somma a casa e fuori. Sarà proprio questo mix di sfaccettature, oltre all’abilità con i piedi, ad aver catturato la benevolenza dei tifosi, ad Arezzo allineati da anni su un principio inderogabile: tifo sì, in casa e in trasferta, ma solo per la squadra e per la squadra. la camicia . Per il singoli giocatorichi è qui oggi e chissà domani, lo merita stima, ammirazione, gratitudine e qualche coro ma niente striscioni.

Negli ultimi tempi ci sono state solo tre eccezioni. La prima risale a vent’anni fa, proprio nel momento del grande salto in Serie B, con la Curva che dedicò un messaggio di incoraggiamento Elvis Abbruscato. La seconda è dell’8 aprile 2017, giorno dell’omaggio a Davide Moscardelli (“Vero uomo, atleta e capitano. Ecco la mano”). E l’altro, freschissimo, è di domenica scorsa. La scritta apparve sulla curva “Grinta, cuore e spirito combattivo: l’orgoglioso numero 8 aretino”. Un attestato di stima dal valore speciale, la conferma di una comunione di intenti, di una vicinanza che va oltre i risultati sportivi. E che Settembrini ha salutato sui social scrivendo un post breve ma significativo: “Uno di voi”.

Arezzo-Giana Erminio, aprile 2017
 
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