A Rimini i giochi in spiaggia costano 6 euro a bambino – .

A Rimini i giochi in spiaggia costano 6 euro a bambino

Non è uno scherzo. Mentre il Consiglio di Stato ha ribadito che le proroghe non sono legittime, che le concessioni sono tutte scadute il 31 dicembre 2023 e che la pubblicità deve essere resa immediatamente pubblica, c’è chi sulla spiaggia si crede “padrone” in senso letterale senso del termine.

Pochi giorni fa, in zona Pascoli – Lagomaggio, un concessionario della spiaggia (evito di scrivere il numero del bagno, ma è tutto documentato) ha chiesto ad una mamma che aveva suo figlio insieme ad altri due figli suoi amici che erano giocare all’area giochi in spiaggia se fosse cliente del bagno. Alla risposta negativa ha chiesto il pagamento di 6 euro a bambino per l’utilizzo dei giochi. Totale 18 euro. Non era nemmeno un parco a tema. La bagnina si sarebbe giustificata con il costo della gestione dei giochi. Ovviamente la madre non ha pagato e infatti ha risposto chiaramente.

Devo dire che abbiamo superato ogni limite e si fa sempre più necessaria la necessità di procedere con evidenza pubblica per rinnovare in tutto e per tutti le nostre spiagge. Ricordo che negli anni i concessionari ci hanno chiesto di evitare di smantellare i giochi (per bambini e non solo) per rendere la spiaggia attrattiva anche durante il periodo invernale. Ovviamente tutto doveva avvenire senza pagamenti. Ora questa è la nuova linea. Inoltre ritengo che sia anche illegittimo chiedere un compenso per l’utilizzo dei giochi. Il concessionario della spiaggia deve avere una licenza per l’animazione itinerante. Spero che sia un caso limitato e non una tendenza generalizzata. Ma è ancora grave.

Foto d’archivio. Nessun riferimento all’articolo

Gnassi: le istituzioni non sono un menù alla carta

E’ tempo di nomination e come accade in queste occasioni sono tante le ipotesi che compaiono sui giornali. In questo caso non stiamo parlando di elezioni europee. Rimini non ha nessun candidato del Pd. Si parla di elezioni regionali che si terranno molto probabilmente nell’autunno successivo alla candidatura del presidente Bonaccini alle europee. In questo caso c’è molto materiale per articoli che riguardano il centrosinistra o il centrodestra. Ciò che però mi ha colpito sono le indiscrezioni del Resto del Carlino che in due diversi articoli parla dell’interesse di Andrea Gnassi a lasciare il Parlamento per arrivare in Regione come consigliere. È chiaro che non sono invenzioni di chi scrive a Carlino, ma sicuramente la raccolta di voci provenienti da qualche “corridoio” della politica importante. D’altronde in questi 18 mesi non è la prima volta che Gnassi viene citato per altre responsabilità. In quel caso si parlava del presidente della Fiera di Rimini. Poi la scelta è caduta su Maurizio Ermeti (decisione condivisibile). Ora penso che Rimini e il Pd abbiano le risorse umane per svolgere un ruolo importante nel prossimo consiglio regionale senza scomodare Andrea Gnassi. Mi sarei infatti aspettato una secca smentita da parte di Gnassi (“Sono già impegnato alla Camera dei Deputati“). È stato eletto al Parlamento nel 2022 come capolista per la Romagna nel Pd. È il nostro punto di riferimento locale sulle politiche nazionali. Gnassi può dare un contributo fondamentale sui temi che ci scottano: dalle spiagge, alle alluvioni e alla qualità ambientale, al turismo, al lavoro e alle imprese. Grandi temi per far sentire la voce del Partito Democratico. Questo il ruolo di Gnassi nei prossimi anni di fronte ad una destra pericolosa. Le istituzioni non sono un menu à la carte. I riferimenti al passato, senza contesto, sono del tutto fuori luogo.

Nessun riposo, paga extra e paga bassa. Il lato oscuro della Riviera

Non è una presa di posizione dei sindacati in atto da anni o di una forza politica di sinistra “pericolosa”. Questo è il servizio del TG3 Emilia Romagna sul lavoro stagionale andato in onda il 28 aprile.

Il Tg3 spiega: “Ci mettiamo nei panni di chi cerca questo lavoro per scoprire cosa gli viene offerto. Uno dei nostri attori, Francesco, era in albergo a Riccione. L’offerta di lavoro per il ruolo di cameriere è in gran parte irregolare. Il proprietario non concede riposo per tre mesi consecutivi. Francesco dovrà condividere l’alloggio con un altro cameriere. Poi, quando si parla di soldi, l’albergatore fa chiaro riferimento a una cifra che può aumentare a seconda di diversi fattori. Insomma, si parla di una parte del suo stipendio in nero. Il fuori busta è un grande classico da queste parti, come ci ha confermato un bagno in zona Darsena a Rimini. Ci spostiamo in una pizzeria sul lungomare di Rimini. Il colloquio procede bene, poi arriva la proposta finanziaria. Affamato. Facciamo i conti: 6 giorni alla settimana con due doppi turni, anche tre ad agosto. 1.300 euro. Pur restando al minimo della più bassa delle tabelle Fipe, il contratto è pessimo”,

Questo è il servizio della Rai. Ciò che era semplicemente noto da anni è semplicemente emerso. Contratti collettivi di lavoro nel turismo scaduti da anni. Lavoro sette giorni su sette, più di 10 ore al giorno. Quando parte dello stipendio illegale va bene. Altrimenti solo il salario minimo. Senza una vera riforma del lavoro nel turismo, è inevitabile che non troveremo più forza lavoro da sfruttare. Almeno gli imprenditori dovrebbero evitare la solita litania sui dipendenti introvabili.

Il centrodestra abbandona i concessionari delle spiagge

L’ultima sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimi gli ampliamenti e le spiagge una risorsa scarsa ha evidenziato anche che il governo ha abbandonato le concessioni delle spiagge al “destino” dell’evidenza pubblica. Nessun alto funzionario governativo ha parlato di quella sentenza. Solo esponenti politici delle forze governative che parlano ancora di mappatura delle spiagge e di tante spiagge libere. Tutte sciocchezze ampiamente contestate dai giudici di ogni ordine e grado. Cercano così di resistere ancora un mese per arrivare dopo le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Il Governo non commenta. Nemmeno dicendo che farà ricorso alla Corte Costituzionale perché il Consiglio di Stato è intervenuto in ambiti che non sono di sua competenza. È chiaro che il Governo conosce già la risposta. Il 20 maggio 2010, infatti, la Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Regione Emilia-Romagna che prorogava per un massimo di 20 anni le concessioni delle spiagge in cambio di investimenti nello stabilimento balneare. La motivazione della Consulta: “E’ in contrasto con l’art. 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, in materia di libertà di stabilimento, favorendo i vecchi concessionari a scapito degli aspiranti nuovi”. La realtà è che sono stati sprecati 13 anni per dare seguito alle richieste infondate e inappropriate dei bagnanti. Un grosso errore della politica (tutti tranne rare eccezioni). Oggi i sindacalisti del mare dovrebbero dimettersi in massa per manifesta incapacità e per aver condotto i loro iscritti in un vicolo cieco.

Maurizio Melucci

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