Bellavia chiede un cambiamento – .

05 maggio 2024, 05:01

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CATANIA – Tirate fuori dal cassetto la Brt 2, il collegamento dalla zona Nesima a Piazza Stesicoro è uno degli obiettivi. Se non addirittura una delle urgenti necessità “di poter migliorare la mobilità interna”. Giacomo Bellavia presidente di Amts spiega che ha il progetto pronto da tempo: ma è così sacrificare e ovviamente debellare la cattiva pratica delle doppie triple file coincidenti, ad esempio, con Viale Mario Rapisardi.

Presidente Bellavia, intanto il 2024 finisce inevitabilmente per essere un anno importante.

“Questo è un anno importante per l’azienda e non solo perché segna il sessantesimo anniversario della sua fondazione. Ma anche perché bisogna rilanciare un tema legato alla mobilità per il quale manca il sistema.

La Regione deve fare la sua parte perché, ad oggi, spende molto meno di altre regioni – e non solo di Catania – per il trasporto pubblico locale; anche la città metropolitana deve fare la sua parte e non la fa perché purtroppo ha una governance incompleta e non riesce a fare da raccordo tra i servizi; ma anche il Comune di Catania, a causa degli eventi legati al crollo, non ha saputo prestare la giusta attenzione ai trasporti pubblici”.

In mezzo c’è la critica agli autobus che circolano raramente.

«È vero, tranne alcune ottime linee collegate alla BRT o all’Alibus che hanno una discreta frequenza. Ma la maggior parte delle linee non ce l’hanno. E questo non perché l’Azienda non sia nelle condizioni di poterli sorpassare frequentemente: ma perché abbiamo un Contratto di Servizio che, di fatto, ha dimezzato sette milioni di chilometri di percorrenze rispetto a soli dieci anni fa”.

Si tratta senza dubbio di una cifra enorme.

“Sono numeri importanti ma anche difficili da spiegare. Se vogliamo un sistema di trasporti che funzioni meglio occorre stanziare risorse adeguate. Quello che abbiamo a disposizione non copre il 100% del budget di un’azienda come Amts”.

Ma come uscire da questo pantano?

“Il problema può essere risolto solo con un nuovo contratto di servizio. Il Comune ci ha già fatto sapere che le risorse necessarie potranno essere reperite entro il 2025. Ma tutto ciò richiede uno sforzo importante da parte di sindaco e amministrazione per riuscire a reperire in bilancio le somme necessarie a rendere i trasporti pubblici al livello di una città come Catania”.

Più facile a dirsi che a farsi.

«Guardi, quando sono arrivato l’azienda era iperindebitata, non aveva né dirigenti né risorse: oggi, lasciatemelo dire, la situazione è totalmente cambiata. Inoltre abbiamo assunto centinaia di persone con classifiche aperte e concorsi portati a termine in tempi record.

Lo dico per confermarvi che siamo nelle condizioni di poter lavorare in condizioni di assoluta salubrità: ma non esiste un contratto di servizi che risponda alle esigenze della nona città d’Italia”.

Eppure, il dibattito sulla mobilità è diventato centrale negli ultimi mesi a Catania.

“Per fortuna c’è un focus diverso. Si parla di pedonalizzazione, di parcheggi, di BRT: tutte cose che possono far fare un salto di qualità alla città. Ma ci sono anche cose non collegate di cui nessuno vuole parlare, come la questione FCE”.

Parliamone.

“È una questione irrisolta. Ma è normale che la Fce abbia una gestione governativa con un direttore generale del ministero che, ovviamente, può dedicarci un giorno al mese e che ha sede a Roma. Una società molto importante che non ha una governance sul territorio: eppure c’è una legge nazionale che prevede il passaggio alla Regione. Ma nessuno ne vuole parlare”.

E perché?

«Perché entriamo anche noi in dinamiche sindacali che riguardano anche i lavoratori. Ma mi va bene che il ministero si occupi delle questioni infrastrutturali, ma la gestione ha bisogno di una governance che coordini i vettori. Tutto ciò danneggia anche i nostri servizi.

C’è una questione di integrazione tariffaria e l’unico modo per poter fare qualcosa era il Catania da andare con cui grazie al Comune abbiamo fatto un ticket di 20 euro l’anno. Ma ora i fondi europei sono finiti, quindi cosa facciamo? C’è il rischio di tornare indietro”.

C’è anche un problema di integrazione dei servizi?

“Certamente. Nelle altre città metropolitane c’è un’unica compagnia che gestisce dove arriva uno e dove arriva l’altro tra metro e autobus per completare i servizi. Qui tutto deve essere ripensato. Anche per questo dico che sembra che non ne vogliamo proprio parlare”.

Domanda banale: la fusione con SoStare è stata solo un beneficio?

“Assolutamente. E non solo dal punto di vista economico: il Comune ha ridotto il contributo che dava all’AMT senza perdere nessun servizio; è stato assunto nuovo personale; vengono assorbite parti di aziende in difficoltà come la Multiservizi.

Non realizzare la fusione sarebbe stato un reato: ne parlavamo da vent’anni, con Pogliese e Bonaccorsi ci siamo riusciti. Mi dispiace che non sia avvenuta l’altra fusione: quella tra Asec e Sidra”.

Tanti, infine, gli attacchi agli automobilisti: quali contromisure adottare?

“Devo dire che la situazione si è un po’ calmata. Grazie anche ai tavoli della Prefettura e a quelli tecnici, abbiamo portato avanti iniziative che si collegano direttamente con il pronto soccorso, abbiamo introdotto i vigilantes, abbiamo rafforzato la videosorveglianza all’interno degli autobus che vogliamo istituire in tempo reale collegandoli alla polizia”.

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05 maggio 2024, 05:01

 
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