Università di Bari, compenso raddoppiato al rettore Bronzini. La Cgil attacca: «Incrementare fuori dalla realtà»

Università di Bari, compenso raddoppiato al rettore Bronzini. La Cgil attacca: «Incrementare fuori dalla realtà»
Università di Bari, compenso raddoppiato al rettore Bronzini. La Cgil attacca: «Incrementare fuori dalla realtà»

Lo spiegano la Camera del Lavoro di Bari e la Flc Cgil dell’area metropolitana: «Ci sembra che non tutte le università abbiano seguito questa strada – e ancora – il punto è politico: questo avanzamento delle retribuzioni al di fuori di ogni contesto sociale che vive il Paese, corrisponde a un avanzamento complessivo dell’università, di chi lavora lì, di chi studia lì, componenti fondamentali senza le quali non ci sarebbe rettore?”. Poi proseguono il segretario generale della CGIL di Bari, Domenico Ficco, e il segretario generale della FLC territoriale, Vito Fumai: «Non basta affermare che chi guida l’università ha la responsabilità di 3mila lavoratori e 42mila studenti. Perché se guardiamo alla condizione del personale e al diritto all’istruzione c’è poco di cui essere contenti”.

Nel documento inviato dal sindacato si evidenzia poi che «il personale contrattuale percepisce una retribuzione annua compresa tra 22mila e 25mila euro lordi. Per non parlare di chi lavora in subappalto. I nuovi livelli salariali del rettore cozzano fortemente con la realtà descritta, la stessa vissuta da milioni di lavoratori di questo Paese e da studenti alle prese con affitti alti e anni di tagli al diritto allo studio – concludono – da un rettore ci aspettiamo misure che spingere al progresso complessivo, non ad atti che continuino ad allargare il divario tra le figure apicali, sempre più percepite come privilegiate, e la base di chi vive di lavoro retribuito o fa sacrifici per permettere ai propri figli di studiare”.

È invece il mondo degli insegnanti a intervenire Loredana Perla, direttrice del dipartimento Forpsicom (Formazione, Psicologia e Comunicazione) e senatrice accademica. Perla precisa: «Forse in questo momento politicamente delicato la questione dei compensi avrebbe richiesto un approccio diverso, più disteso e aperto al dialogo tra le componenti. Noi amministratori abbiamo chiesto tempo fa una rivalutazione dei nostri compensi per il doppio incarico e non per una questione di ignobili soldi, ma perché riteniamo che il nostro ruolo sia ormai gravato da impegni importanti e responsabilità crescenti”. E aggiunge: «Dopo aver sollevato la questione non se ne è più parlato in Senato». Poi il docente di Didattica e Pedagogia speciale cerca di calmare gli animi: «Va detto che le funzioni svolte da un rettore sono molteplici e sono esponenzialmente superiori a quelle svolte da un direttore. Tuttavia, anche le nostre responsabilità oggi sono diventate molteplici e complesse. Perché l’università è un sistema organizzativo complesso. E un direttore di dipartimento ha una serie di responsabilità da adempiere. E con lui anche i COA che meritano un riconoscimento per la loro elevata professionalità. I coordinatori amministrativi dei dipartimenti hanno un ruolo che è cambiato nel tempo e merita un riconoscimento economico”.

Il direttore commenta: «Non c’è dubbio che questa vicenda abbia dimostrato che oltre alla necessità del riconoscimento del rettore che nessuno nega, c’è bisogno di affrontare lo stesso tema anche per i direttori di dipartimento e che questioni di questo tipo richiedono tempi adeguati di discussione. Sono certo, conoscendo il rettore, che ci sia spazio per riaprire il dibattito e pareggiando gli interventi oppure sospendere ogni decisione per meglio valutare condizioni e impatti”.

 
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