Lorenzo Ciacchini, livornese, guarisce da un linfoma maligno e si laurea con lode Il Tirreno – .

Lorenzo Ciacchini, livornese, guarisce da un linfoma maligno e si laurea con lode Il Tirreno – .
Lorenzo Ciacchini, livornese, guarisce da un linfoma maligno e si laurea con lode Il Tirreno – .

LIVORNO. Otto anni fa – era primavera – Lorenzo lottava per vivere. «In serata sono uscito dal reparto di Ematologia del Santa Chiara di Pisa, dove era ricoverato, e lui mi ha salutato dalla finestra. Era uno scheletro, l’ho guardato un’ultima volta prima di tornare a casa e mi si è spezzato il cuore”, ricorda il padre Massimo.

Lorenzo Ciacchini aveva 19 anni, l’estate precedente si era diplomato al liceo scientifico Enriques ed era iscritto al primo anno di università, facoltà di Ingegneria. Ma la sua vita, poi, gli aveva riservato un’altra salita, molto più ripida, più difficile, probante, drammatica.

Lorenzo è riuscito a scalarla e due settimane fa ha vinto anche l’altra sfida che aveva intrapreso allora, quella di laurearsi: 110 e lode in Ingegneria Elettronica con una tesi magistrale sull’intelligenza artificiale.

La sua storia, che insieme al padre ha deciso di raccontare pubblicamente, è una storia di speranza. Di luce nell’oscurità della paura. Di fede e scienza. “È una testimonianza”, come dice. «Il messaggio a chi è malato che può guarire, tornare a vivere, a sognare».

Il suo sogno adesso è fare ricerca universitaria. «Vorrei un dottorato e poi in futuro penso all’Esa, all’Agenzia spaziale europea o alla Ferrari – dice -. Sicuramente oggi ho un approccio diverso alla quotidianità. Vivo con consapevolezza. E gratitudine, ai medici e alla Madonna”.

La diagnosi

Era il 2015, quando sul collo di Lorenzo, che aveva da poco terminato la quinta elementare, è apparsa una piccola ghiandola. «Era asintomatica e per mesi non ci ha detto nulla, non immaginando di cosa si trattasse – ricorda il padre Massimo -. Una volta, era gennaio 2016, a pranzo ce lo raccontò e noi ci allarmammo. Consigliato dal nostro medico di famiglia, mia moglie Paola ed io abbiamo portato Lorenzo dal primario di Ematologia a Pisa, professor Mario Petrini. Ci ha rassicurato, ma ha chiamato subito il collega otorinolaringoiatra Stefano Berrettini. Hanno deciso di fare immediatamente una biopsia. Qualche giorno dopo ricevo una telefonata dall’ospedale: l’esame istologico evidenziava linfoma di Burkitt. Non sapevo cosa fosse, ho chiamato Paola e lei ha lanciato un urlo straziante. “Massimo, Lorenzo ha il cancro”».

Fede e scienza

Per la famiglia Ciacchini la vita cambiò improvvisamente. Il tunnel oscuro della malattia e della paura aveva aperto loro le porte. «Abbiamo scoperto che il linfoma di Burkitt è una forma rara di linfoma non Hodgkin, cioè un tumore maligno che colpisce gli organi del sistema linfatico – ricorda Massimo -. Petrini ci disse che in sei mesi avremmo capito l’evoluzione del tumore, se Lorenzo sarebbe sopravvissuto o sarebbe morto. Ci ha detto che Santa Chiara era attrezzata ed era un riferimento internazionale, ma che non c’era tempo da perdere. Ci siamo rivolti anche all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, dove ci hanno confermato che la situazione era molto grave. Alla fine abbiamo deciso di dare fiducia a Pisa. E ci siamo affidati al buon Dio”.

Il Vangelo

Massimo Ciacchini rivive quei giorni drammatici con le lacrime agli occhi. «Non avevo forze, non potevo pensare di poter perdere Lorenzo – ricorda -. Con mia moglie ci siamo chiusi nel nostro dolore. Una sera, qualche giorno dopo la diagnosi, abbiamo cominciato a pregare. “Invochiamo lo Spirito Santo”, Paola mi ha detto che come me è sempre stata molto credente. Abbiamo aperto il Vangelo a caso e il nostro dito è andato sul brano dove si dice che Gesù stava attraversando la Galilea, quando un ufficiale romano con un figlio morente, avendo saputo dei suoi miracoli, decide di andargli incontro. Gesù lo vede e prima ancora di parlare gli dice di tornare a casa perché suo figlio è guarito. Lui, senza chiedere nulla, crede alla parola del Signore, torna a casa e scopre che suo figlio è guarito. Dopo aver finito la lettura mia moglie mi ha guardato e mi ha detto che il Signore non ci avrebbe abbandonato”.

Ciacchini ricorda ancora: «In quei giorni andavo tutte le mattine a Montenero per la messa delle 7. Mi ha dato l’energia spirituale per andare avanti. Il giorno dopo quella lettura fatta insieme a Paola nel Vangelo aperto per caso, durante la messa a Montenero è stato letto lo stesso identico brano. Per noi era un segnale, la promessa che la Madonna ci faceva. E questo ci ha dato la forza di andare avanti, con fede e speranza”.

Terapia

Il protocollo di trattamento prevedeva due settimane di chemioterapia e due settimane a casa. «Nel giro di pochi mesi mi sono ritrovato dai banchi dell’università alla cattedra di ematologia a fare chemio ed esami continuamente – racconta Lorenzo – erano tempi terribili, non vedevo una via d’uscita, ma la mia famiglia, la mia fede, la speranza che tutto poteva andare bene mi ha aiutato a non perdermi d’animo. È stato importante anche restare in contatto con gli amici, mi ha permesso di non entrare in un loop che mi avrebbe affondato”.

La rinascita

Il 15 giugno 2016 il professor Petrini ha deciso di dimettere Lorenzo, decretandone la guarigione. «Ci ​​ha detto che non ci sarebbero state ricadute perché nel protocollo per questa malattia non c’era possibilità di ricadute né di effetti collaterali. E il follow-up durato due anni ha confermato la risposta”, ricorda Massimo.

Un mese dopo, a luglio, Lorenzo diede l’esame di matematica. Era il primo passo nella sua nuova vita.

 
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