Una predazione su quattro avviene in Alpago. «Adesso basta lupo, dobbiamo sparare» – .

Una predazione su quattro avviene in Alpago. «Adesso basta lupo, dobbiamo sparare» – .
Una predazione su quattro avviene in Alpago. «Adesso basta lupo, dobbiamo sparare» – .

Invasione delle foreste, abbandono delle montagne, desertificazione sociale ed economica. E quindi frane, case abbandonate, aziende che chiudono… questo lo scenario – quasi post apocalittico – dipinto dalla cooperativa agricola Fardjma. Lo scenario delle montagne bellunesi e in particolare dell’Alpagota, denunciato ieri (sabato 4 maggio) nel convegno dal titolo “Il lupo: tutta la verità” organizzato a Farra d’Alpago dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori).

Il lupo – come suggerisce il titolo – è sempre più percepito come un problema. Da parte degli allevatori di bestiame, ma anche degli abitanti dell’Alpago, visto che i lupi tendono ad avvicinarsi alle case, con atteggiamento sempre più fiducioso.

«Il lupo è una questione critica ormai invasiva e fuori controllo» ha affermato Rio Levis, presidente della Cia Belluno. «Non è più solo un problema degli agricoltori ma anche della sicurezza pubblica. È una presenza pericolosa, speriamo non diventi anche drammatica”.

I DATI

Pericoloso forse, certamente dannoso, per l’allevamento del bestiame. E lo dicono i dati, portati dal presidente della Provincia di Belluno. Dal 2017 al 2023 (dati aggiornati a metà dicembre), le predazioni del lupo nei confronti degli animali domestici sono state 562 in tutto il territorio provinciale, di cui 146 nel solo Alpago. Praticamente uno su quattro, il 26%, si verifica tra il Lago di Santa Croce e Dolada. Il totale dei capi di bestiame predati dai lupi (morti, feriti e dispersi) è stato di 2.142 (di cui 1.684 pecore, la maggior parte in Alpago).

Le maggiori criticità riguardano ovviamente la predazione degli allevamenti medio-piccoli, in particolare della pecora Alpagota, razza ovina autoctona dell’Alpago, inserita nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani e presidio slowfood. E di conseguenza il rischio di abbandono delle attività agricole, come evidenziato dagli agricoltori di Cia e Alpagoti.

«In Alpago abbiamo circa 2.500 pecore e quindi è normale che sia arrivato il lupo, perché qui trova da mangiare» ha detto Zaccaria Tona, presidente della cooperativa agricola Fardjma. «Qui abbiamo predazioni quasi ogni giorno, è un problema serio, perché perdiamo centinaia di animali all’anno. L’intero arco alpino vive un’emergenza. All’Alpago? Senza misure, in meno di un decennio verrà distrutto tutto ciò che riguarda l’allevamento del bestiame, che dura da secoli e serve anche al mantenimento del territorio”.

SICUREZZA

Ma esiste anche un vero problema di sicurezza pubblica? Secondo Sergio Berlato sì. L’eurodeputato ha citato esempi di attentati contro esseri umani, tra cui quello avvenuto a Vasto, qualche mese fa. “La convivenza uomo-lupo è una bugia” sono le sue parole. «Per contenere il problema serve piombo, non pallini di gomma. I lupi devono essere uccisi”. Berlato ha ricevuto anche due schiaffi alla Regione Veneto, reo di “aver mentito sulla situazione reale, e di aver suggerito metodi antilupo inadeguati, come reti elettrificate e cani da guardia”.

LE RICHIESTE

Da parte degli agricoltori è arrivata una richiesta specifica: interventi di controllo. «Bisogna prendere in mano la situazione, intervenire con il ritiro. Management è la parola chiave” si diceva. Una possibilità che potrebbe concretizzarsi solo quando a livello comunitario il lupo verrà declassato da specie fortemente protetta a specie protetta. Al momento, infatti, il quadro normativo prevede che il lupo non possa nemmeno essere disturbato, se non con metodi di dissuasione e solo nel caso di singoli esemplari sicuri e problematici, previa autorizzazione dell’Ispra (braccio operativo del Ministero dell’Ambiente). ).

 
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