tre cellulari presentati in una settimana – Teramo – .

Altri cellulari introdotti nel carcere di Teramo. È stata arrestata anche una donna che ha tentato di portare droga al compagno detenuto. Si rinnova l’allarme lanciato mesi fa dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria sui tentativi di criminali di introdurre cellulari e droga nei centri di detenzione.

La denuncia è di Giuseppe Pallini, segretario del SAPPE, che riferisce quanto accaduto nei giorni scorsi: “Questa settimana, a seguito di un’incensata attività investigativa, sono stati rinvenuti all’interno delle celle tre smartphone e, ieri, è stata bloccata una donna italiana mentre era cercando di introdurre in carcere 40 grammi di hashish da dare al marito detenuto durante il colloquio. Tutti i responsabili sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria”. “Il SAPPE”, conclude Pallini, “si congratula con il personale della Polizia Penitenziaria di Teramo che, nonostante le tante criticità quotidiane, porta avanti instancabilmente la legalità all’interno del carcere di Castrogno”.

Il segretario generale della SAPPE, Donato Capece, sottolinea che “il problema dell’introduzione della droga e del telefono in carcere è noto da tempo e siamo ben consapevoli della sua portata che, oggi, è davvero significativa e continua a crescere giorno dopo giorno. In particolare, per quanto riguarda i telefoni cellulari, ci preoccupiamo non solo del loro utilizzo per scopi illeciti fuori dal carcere, come più volte riscontrato nelle attività investigative svolte quotidianamente negli istituti penitenziari e su tutto il territorio nazionale, ma anche del vero e proprio traffico che viene presente tra le mura dove uno smartphone distribuito tra detenuti moltiplica a dismisura il suo valore, diventando fonte di ingenti profitti illeciti per chi riesce a gestire la tratta”. Il leader del SAPPE ricorda che “dal 2020 introdurre un cellulare in carcere è un reato punibile con una pena che va da uno a quattro anni, ma il continuo aumento dei sequestri dimostra che non è un deterrente sufficiente ad arginare il fenomeno. A nostro avviso sono necessari interventi concreti volti ad attualizzare il concetto di pena e la sua esecuzione ai tempi odierni, con le tecnologie odierne e l’attuale realtà penitenziaria, fatta – tra l’altro – di detenuti sempre più violenti e che ignorano le più elementari regole di civiltà. . È quindi fondamentale investire nella formazione del personale nonché nelle dotazioni individuali e dipartimentali, affinché la Polizia Penitenziaria sia posta nelle migliori condizioni per poter assicurare allo Stato quello che forse è il compito istituzionale più importante che le è affidato, ovvero quello di cioè garantire l’ordine nelle carceri. prevenzione e degli istituti penali, tutelandone l’incolumità, a vantaggio della libera comunità”.

I droni vengono spesso utilizzati anche per introdurre stupefacenti e telefoni cellulari, che, anche in altri istituti penitenziari italiani, vengono spesso utilizzati, “confermando tutte le ipotesi investigative riguardanti l’ormai consolidato fenomeno dei traffici illeciti da parte di droni, fenomeno favorito anche dalla libertà di spostamento dei detenuti a seguito del regime di custodia aperta e delle attuali criticità operative, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con livelli minimi di sicurezza. La soddisfazione del SAPPE va al personale della Polizia Penitenziaria di Teramo”.

Nel merito, Capece informa che è prevista un’organizzazione territoriale di “una squadra di agenti di polizia penitenziaria specializzata ed esperta nell’uso e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura”. kind è in fase di organizzazione”. natura. Inoltre, i droni ben si adattano alla ricognizione delle aree vicine a un carcere e possono fornire un valido aiuto: si pensi, ad esempio, al caso delle fughe poiché consentono rapidamente di rilevare e monitorare ampi spazi senza essere visti. Ovviamente il drone dovrà essere accompagnato da strumenti di ultima generazione, ad esempio software in grado di utilizzare i fotogrammi video inviati alle centrali operative e, soprattutto, formazione specializzata per il personale”. Per questo l’auspicio del leader nazionale del SAPPE “è che presto anche l’Abruzzo e Teramo dispongano di un numero sufficiente di poliziotti, adeguatamente preparati, addestrati e specializzati ed esperti nell’uso e nella gestione dei droni sia in chiave preventiva che repressiva” .

 
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