È accusato di aver riciclato un milione e mezzo di euro, acquisendo tramite prestanome il controllo di aziende in difficoltà, fingendo di rilanciarle chiedendo prestiti anche con la garanzia dello Stato, e infine derubandole con false fatturazioni che hanno fatto svanire interi patrimoni. Con questa accusa Enrico Barone, 55 anni, residente a Busto Arsizio ma originario di Vibo Valentia e vicino ai clan Mancuso e Tripodio, sono stato condannato oggi a 11 anni. Secondo l’accusa, infatti, il denaro gli sarebbe arrivato infine attraverso società straniere e sarebbe servito anche per sostenere le famiglie ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo.
La sentenza per Barone – come riportato VareseNews – è arrivato stamattina. Il difensore aveva chiesto per Barone almeno l’esclusione dell’accusa di mafia aggravante, cosa che non è stata accolta dagli agenti. L’indagine risale allo scorso anno e aveva svelato una rete attorno a Barone (già condannato per reati simili nel 2014) composta da prestanome che registravano formalmente società di cui conoscevano a malapena i nomi. (Gi.Cu.)
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