Agroalimentare, in provincia di Terni oltre 4mila addetti ed eccellenze da premiare – .

Agroalimentare, in provincia di Terni oltre 4mila addetti ed eccellenze da premiare – .
Agroalimentare, in provincia di Terni oltre 4mila addetti ed eccellenze da premiare – .

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Solo a livello provinciale, Terni impiega oltre 4.000 addetti, di cui 3.500 agricoli e vanta diverse eccellenze, non solo in termini di notorietà, prestigio e qualità dei prodotti, ma anche nell’applicazione dei contratti nazionali, quindi buone condizioni di lavoro e buoni livelli di sicurezza. Tuttavia il settore agroalimentare, come altri, non è esente da precarietà, instabilità, contratti pirata e caporalato. È questo il quadro generale di fronte al quale il segretario della Flai CGIL di Terni Paolo Sciaboletta insiste su un provvedimento che a suo avviso va preso al più presto: «È necessario istituire un albo delle imprese ‘Agricoltura di qualità’ che premi e che non scoraggi quegli imprenditori più che accondiscendenti che altrimenti rischiano di subire una concorrenza sleale”.

Flai Cgil La proposta del sindacato di via San Procolo non si ferma qui e, sulla base del rinnovato accordo in seno all’Area di Crisi Complessa, è proprio a questo che fa riferimento Sciaboletta: «Nella sua prima fase di applicazione non ha portato i risultati sperati; lo strumento attivato è apparso più utile per tamponare le situazioni di emergenza con ammortizzatori sociali piuttosto che investire per guardare con fiducia al futuro. In alcuni casi la cassa integrazione ha permesso di traghettare i lavoratori verso nuovi orizzonti produttivi, ma non basta”. Nel caso dell’ex Novelli tutti i rami d’azienda furono affittati.

Esportazioni Un settore già soggetto alle oscillazioni delle condizioni climatiche e meteorologiche, oggi appare ancora più vulnerabile per effetto delle guerre in corso, degli sconvolgimenti geopolitici e dei costi di energia, materie prime e servizi di trasporto che sono in alcuni casi triplicati. Chi lavora più di altri sul mercato estero incontra difficoltà nell’export dei propri prodotti e nel caso del vino l’enigma fino alla vendemmia si accompagna al ricordo vivido della scarsa vendemmia dell’anno scorso. Ma fa parte del settore agroalimentare anche lo storico marchio Sangemini, l’azienda oggi di proprietà del gruppo Ami che imbottiglia acque minerali.

Sangemini «Questa – avverte Sciaboletta – è una situazione che necessita attenzione. Le concessioni per l’estrazione dell’acqua in scadenza proprio nel 2024, per come è stata strutturata la legge regionale, rischiano di finire in mani diverse da chi, a valle dei pozzi di riferimento, già possiede immobili e impianti. Una situazione che rischia di attirare concorrenti sul territorio e di lasciare poi nelle sole trattative private il futuro occupazionale di decine e decine di lavoratori. Per evitare ciò è necessaria una discussione seria e partecipata che possa portare ad eventuali misure correttive prima che sia troppo tardi. Abbiamo quindi chiesto a Palazzo Donini un incontro dedicato e attendiamo una convocazione il prima possibile”.

Sciabola Sempre dal sindacato l’input al Green deal: «Non siamo assolutamente d’accordo con chi ritiene che il processo di sostenibilità ambientale verso cui va l’Europa possa essere messo in discussione o anche solo ritardato. È, infatti, nel solco di misure sempre più compatibili con lo sfruttamento delle risorse naturali che il Paese deve trovare la forza di innovarsi anche attraverso la proposta di nuove figure professionali, con un’attività di ricerca e sviluppo che deve andare di pari passo con la tutela del patrimonio il paesaggio inizia dalla tutela idrogeologica.

Agroalimentare a Terni Tra le aziende del settore che hanno trovato spazio sui media, vale la pena citare la ex Ternipan, ora Universo pane, guidata dall’assessore comunale Ivano Consalvi e partecipata da una delle società legate alla Unicusano di Stefano Bandecchi: «La situazione è stabile, forse nel breve-medio periodo è opportuno pensare ad un aumento della produzione e quindi ad un ampliamento del mercato di riferimento per una maggiore tranquillità occupazionale”. Poi c’è il dramma lavorativo di Eskigel: «Bisogna fermare l’applicazione selvaggia di contratti stagionali che durano fino a 48 ore. Il confronto con il legislatore per contratti stabili e argine alla precarietà deve riguardare tutti i settori, non solo l’agricoltura”.

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