Arti Silenziose al Monastero, come non apprezzarlo? E agli esami… – .

Arti Silenziose al Monastero, come non apprezzarlo? E agli esami… – .
Arti Silenziose al Monastero, come non apprezzarlo? E agli esami… – .

Da quanto tempo aspettavo un’iniziativa del genere. Soprattutto per i nostri ragazzi. Inviterò infatti i miei studenti a partecipare. Il prossimo 22 giugno, tra una settimana, segnate questo appuntamento. Finalmente un momento di quiete, ma non di stasi. Di silenzio ma non di passività. Silent Arts andrà in scena al Monastero di Colonna nel pomeriggio del 22 giugno, come leggerete nei comunicati stampa. Un momento in cui ci avvicineremo a varie forme d’arte o vere e proprie passioni personali, tra cui la lettura, l’arte pittorica, la scrittura e altre “espressioni” rigorosamente senza dispositivi elettronici, siano essi PC o tablet o soprattutto cellulari.

Finalmente! Era tempo. Iniziative come queste le dedichiamo a Umberto Eco e Gianni Brera, di cui parlo spesso ai miei studenti (ovviamente all’inizio non sapevano nemmeno chi fossero, poi li conosciamo e li leggiamo insieme, con la mia guida) .
Un’idea già sperimentata in altre città, che hanno battezzato il format Silent nella sua originalità ma accompagnandolo anche con un buffet standard. Ma questo è tutto. A Trani arriva come una panacea. Anche a Bisceglie, raccontano, hanno sperimentato con successo Silent Arts. Adesso tocca a noi e dico che l’iniziativa sostenuta dagli assessori di Trani De Mari, Di Lernia, Pizzichillo e Rondinone è una manna dal cielo, in tempi di stress da cellulari, da stronzate social, da rumori e versi gutturali espressi un po’ ovunque, invece del pensiero. Un mio studente, Michelangelo (nipote dell’indimenticabile Michele Ladogana) della 3G, impegnato in questi giorni con gli esami, ha scritto nella sua tesina di quest’anno scolastico che uno dei mali sociali è l’assenza di pensiero da parte di gran parte degli uomini e delle donne di oggi. Il “cogito ergo sum” di Cartesio, scrive, “è oggi negato e annullato”. A parte la soddisfazione, come professore, che ho provato nel leggere il suo saggio, credo che abbia colto appieno il tema affrontato anche dal nostro articolo. Lo schema tematico chiedeva essenzialmente di analizzare un problema sociale del nostro tempo e il mio studente ha centrato l’obiettivo. La banalità delle frasi sui social, le polemiche sterili, le battute volte a non confrontarsi apertamente e personalmente con un interlocutore con cui ci si dovrebbe confrontare, il fiume di parole inutili che sta inondando le nostre giornate trascorse con il cellulare in mano, stanno svuotando le teste dal pensiero e da ogni vera forma d’arte.

Le foto, un tempo stampate da veri fotografi, ora diventano immagini “digitali” alla Antonella Clerici o vacanze esposte con lo smalto in evidenza. Le poesie e gli articoli sono diventati tutti “post”. Sempre più spesso le persone, quando mi chiedono di trattare un argomento o commentano un mio articolo, mi dicono: “scrivi un blog?” Oppure: “Ho letto il tuo post (pronunciato bene questa volta…)
Pertanto, lo ripeto e lo ripeto ad alta voce, iniziative come Silent Arts sono benvenute. Per i giovani, ma anche per i meno giovani, sia inteso che non vivono più la propria esistenza, ma una sorta di riflesso permanente, con lo sguardo sulla vita degli altri e il controllo spasmodico e compulsivo della propria protesi permanente: la cellulare. Giù le mani da Michelangelo e dagli altri giovani come lui.

 
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