“Stimolare i lettori novaresi, ma conquistarli è una sfida” – .

«Mi piacciono i novaresi novaresi». E l’intervista a Fabio Lagiannella, “libraio dell’anno” 2024, potrebbe già finire qui per l’orgoglio mai sazio di complimenti di chi vive sotto la Cupola. Ma c’è molto altro da ascoltare perché per lui, lombardo della provincia di Lecco, arrivare a Novara era entrare in una comunità più che in una città, incontrare persone più che entrare in posti nuovi.

Cosa ti ha portato a Novara?

«Mio padre faceva il libraio a Lecco e io ho lavorato un po’ per lui. Poi, nel 2008, ho fondato una società con Roberto Lazzarelli, figlio di Ottavio e Matilde, per rilevare la libreria di famiglia accanto alla Coccia. Dopo qualche anno lui se ne andò e io andai avanti e oggi il circuito conta dieci negozi. Ma tra tutti questo di Novara è senza dubbio il mio preferito”.

Perché?

«È una comunità: qui ho conosciuto persone interessanti del mondo culturale ma anche lettori comuni dai quali ho imparato molto. Non mi piace chiedere consigli ma quando lo faccio mi affido a tre persone, di cui due novaresi: lo scrittore Marco Scardigli e Silvio Molina, un manager in pensione conosciuto per caso in una libreria. Apprezzo molto i novaresi”.

È un’affermazione rara da sentire: perché ti piacciono?

«Sono complesse, difficili da accontentare ma quindi stimolanti, dato che amo le sfide e non mi spaventano, anzi. Da Novara ho ricevuto molto sotto diversi punti di vista, innanzitutto per la fiducia e il credito ricevuto, anche se all’inizio c’era un po’ di diffidenza. Matilde Lazzarelli mi ha accompagnato nel passaggio e mi ha presentato a tutti, forse anche con un po’ di scetticismo iniziale ma con grande generosità e questo per me è stato molto importante. Anche i clienti più difficili mi hanno accolto.”

Ne menzioni qualcuno?

«Ricordo Maurizio Pagani, ex ministro e presidente della Provincia, e poi lo psichiatra Eugenio Borgna, un cliente straordinario che si è dato molto e amo ascoltare le persone. Con lo scrittore Sebastiano Vassalli, però, le cose non sono iniziate benissimo: non l’ho riconosciuto e non gli ho riservato il trattamento a cui era abituato. Sono persone che non avrei mai potuto incontrare altrove se non qui”.

Hai sentito il peso di ereditare una libreria tradizionale e molto amata?

«In realtà, quando sono arrivato, la libreria non c’era proprio: erano in corso dei lavori di ristrutturazione e tutto era ridotto a una tenda sotto i portici dove avevo portato degli scatoloni di libri da Lecco. Non avevo nemmeno un computer e annotavo le vendite e i resi su un quaderno a fogli colorati. È stato un vero inizio!

Per prima cosa hai definito la libreria una “comunità”: perché?

«Quando un cliente ti chiede un libro, tu come libraio sei costretto a metterti in gioco e a donare qualcosa di te che ti ha toccato. Se lo fai seriamente la persona lo percepisce e si crea un legame che viene confermato ogni volta. Ora alcuni clienti dei primi tempi non ci sono più, altri sono arrivati. La comunità nasce da sola e si rinnova sempre”.

I bambini ne fanno parte?

«Comunque io sono il nuovo fenomeno del libro. Leggono manga, romance e gialli e sono molto felice. A chi storce il naso e ne fa una questione di qualità della scrittura, dico innanzitutto che è molto importante che i bambini sappiano trovare il tempo da dedicare alla lettura nella loro giornata, in alternativa allo smartphone e tutto il resto. altrimenti potrebbero averlo fatto. Poi, a volte, la persona più polemica non è nemmeno un lettore…”.

Qual è il tuo posto preferito di Novara?

«Ho vissuto qualche anno in Vicolo della Canonica ed era bellissimo: avevo un balconcino con tante piante in cui però avevo lasciato uno spazio con vista sulla torre del Duomo. Alcuni vicini suonavano e io ascoltavo la musica con quella vista: impagabile. Ma il mio posto preferito è e sarà sempre la libreria: quando arrivo all’angolo dove si trova mi vengono in mente tante cose che vanno oltre il lavoro: l’amicizia, persone come Marco Lazzarelli. È un luogo carico della mia storia e di quella di chi mi ha preceduto”.

La location è molto suggestiva accanto ad un teatro: come la vivi?

«Mi piace molto e mi sarebbe piaciuto che il muro abbattuto nell’atrio fosse nostro e non quello dell’ex bar Cannavacciuolo! Amo le connessioni e gli incroci in tutte le sue forme, culturali, sociali e personali. Le migliori esperienze nascono dagli incontri, gli esseri umani più forti nascono dagli incroci”.

Troviamo un difetto a questo Novara…

«Troppe auto: se il centro fosse chiuso al traffico, la città ne trarrebbe beneficio. Lo so, è strano sentirlo dire da un trader e lo dico sottovoce.”

 
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