“Siamo all’anno zero per la squadra, secondo lotto della piscina e dei rapporti con la città, pronti per i prossimi vent’anni” – .

Savona. Giuseppe Gervasio, vicepresidente e direttore sportivo della Rari Nantes Savona (per definirne i ruoli ufficiali, ma in realtà è, come noto, molto di più), delinea con chiarezza il futuro della massima espressione dello sport savonese. Lo fa a tutto campo, esprimendo intanto una soddisfazione forse mai percepita in tanti anni, dagli aspetti sportivi al completamento del secondo lotto della piscina, dai rapporti con l’amministrazione comunale a quelli con il territorio e con la tifosi, dal rafforzamento del management team alla ricerca di sponsor.

Rende chiaro che, dopo tanti successi, siamo all’anno zero, quello della rifondazione dopo il secondo posto in campionato e la conseguente piscina Zanelli nuovamente piena. Immaginiamo un coinvolgimento ancora maggiore di tutta Savona (qualcosa da definire anche meglio di una sorta di azionariato popolare), al punto da arrivare a pensare ad una Rari così brava da poter fare anche a meno di lui, cognome Gervasio e nome Giuseppe.

Ecco cosa ci ha raccontato, come anticipato con alcune sorprese

Gervasio, perché state ancora rinforzando la squadra, con sforzi notevoli?
“L’obiettivo è provare a ripeterci con il secondo posto in campionato e vincere la Final Four della Len Cup. Per avere queste ambizioni dobbiamo muoverci di conseguenza sul mercato”.

Il Recco accumula campioni da anni, ma non ha vinto né la Champions League né la Coppa Italia. Vuol dire che il sistema è malato?
“La dizione non mi sembra corretta. Non sta a me dare giudizi, ma direi che per raggiungere i suoi obiettivi il Recco deve fare gli investimenti che sta facendo, a maggior ragione se non ha raggiunto l’obiettivo Champions League”.

Quanti punti vale Angelini nella classifica Rari?
“Ho capito il senso della domanda e posso rispondere che la sua più grande qualità, che ci porta a questi risultati, è quella di far rendere al meglio qualsiasi giocatore”.

Ovviamente non è solo l’aspetto sportivo. Quali sono le altre questioni sul tavolo?
“Abbiamo rafforzato il Consiglio in qualità e quantità, ma non è ancora sufficiente. Il nostro projectfinancing dovrebbe permetterci, salvo sorprese, di terminare il secondo lotto della piscina, comprensivo di tetto e impianto fotovoltaico, con un impegno storico. Ciò presuppone un incarico ventennale, ovviamente passando per la moneta a corso legale. Poi ci sono anche altri problemi da affrontare, come quello dei parcheggi”.

Per fare tutto questo serve sinergia con il Comune. Come sono i rapporti?
“Molto bene, lavoriamo insieme al sindaco Russo e all’assessore Rossello con cui, essendo uomo di sport, è facile andare d’accordo”.

Come stanno andando le sponsorizzazioni?
«Quelle che abbiamo sono buone, per lo più storiche, compreso il contributo decisivo della banca locale, oggi Bper. Forse abbiamo la colpa di non aver considerato sufficientemente la Rari come una forza non solo cittadina ma anche e soprattutto provinciale, visto che noi diamo prestigio, credo, al nome di Savona in tutta Italia e in Europa, con l’acqua polo e con il sincro: ci sono le Olimpiadi e la Nazionale italiana ha tanto Savona”.

Rari ha riscoperto il pubblico delle occasioni speciali…
“Esattamente, ed è un capitale che non va sprecato. Dopo tredici anni abbiamo dato la possibilità ai savonesi di ritornare in piscina e loro non ci hanno deluso. Per questo siamo a una sorta di rifondazione a cui non possiamo mancare”.

Stai pensando a qualcosa in particolare?
“Sì, e non solo per il tifo in piscina. In altre città, importanti realtà sportive hanno coinvolto tifosi e categorie economiche dal punto di vista manageriale ed economico. Possiamo farlo anche noi”.

Sarebbe questo l’ultimo pezzo mancante?
“Sarebbe quello più importante per garantire il futuro della Rari. Infatti, una volta trovati i tifosi, la squadra, il secondo lotto della piscina, la dirigenza, gli sponsor da tutta la provincia e il coinvolgimento delle categorie economiche, potrei lasciare i miei compiti ad altri” .

Gervasio si lascia un po’ sfuggire quest’ultima frase e non vuole aggiungere altra parola. Ma il concetto è chiaro: un grande manager sa progettare il futuro anche senza di lui. Questo forse sarebbe il merito più grande.

 
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