La mostra dedicata a Michelangelo Antonioni da visitare adesso – .

Quando Michelangelo Antonioni era ancora un giovane critico cinematografico nonché regista in erba alle prese con i suoi primi cortometraggi – parliamo degli anni tra il 1940 e il 1947 – sul “Corriere Padano”, sosteneva con convinzione che il problema principale del Cinema era quello del colore. Quella più urgente, perché destinata a restituire al Cinema, con il suo avvento, la sua dignità artistica, ad arricchirlo come mezzo espressivo, donandogli un più forte senso di aderenza alla realtà.

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Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni

Quaderno di esercizi de Il deserto rosso

Il regista ferrarese si lancia in un’ironica invettiva immaginaria rivolta a Samuel Goldwyn, il grande produttore hollywoodiano, proclamandosi “colorista” e pregandolo di lasciargli fare un film, senza sapere che il colore non verrebbe dall’America, ma dall’Europa , chiamato idealmente ad assumersi il compito di teorizzare ex novo un’estetica cinematografica. Da questo punto di vista ciò che Antonioni ha successivamente realizzato con la sua prima opera a colori, vale a dire Il deserto rosso del 1964, con una memorabile Monica Vitti, rassomiglia davvero a un atto stilistico fondativo, come se come cineasta fosse riuscito letteralmente a dare sostanza alle visionarie intuizioni del giovane teorico che viveva dentro di lui.

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Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni

Palma d’Oro per il miglior film al Festival di Cannes, 1967

Oggi, a distanza di sessant’anni dall’uscita del film – che fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, e dove ottenne a mani basse il Leone d’Oro – resta innegabile il significato rivoluzionario e sperimentale di quelle immagini, che peraltro trattano temi molto lontani. del loro tempo, come l’ecologia, filtrati attraverso una potente lente autoriflessiva capace di includere ambiente, malattia mentale e colore in un’unica architettura sinestetica. Le sue opere hanno influenzato generazioni di registi e Il deserto rosso è solo uno dei tanti snodi importanti della sua esistenza, eppure la sua vita non è fatta solo di immagini in movimento, ma anche di oggetti, tanti oggetti.

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Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni

Il nuovo Spazio Antonioni di Ferrara

E allora forse c’era bisogno di un museo che li raccogliesse, il che, per quanto assurdo, fino ad oggi non esisteva. Se ne è occupata la sua città natale. Il progetto, curato da Dominique Païni, già direttore del Cinémathèque Française, è stato realizzato grazie all’impegno del Comune di Ferrara e della Fondazione Ferrara Arte, con il contributo di Vittorio Sgarbi in collaborazione con la moglie del regista, Enrica Fico Antonioni. L’obiettivo era quello di creare un museo vivente, un luogo di educazione e scoperta, dove esplorare le testimonianze del lavoro di Antonioni e le connessioni con altri artisti e intellettuali.

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Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni

Michelangelo Antonioni sul set di Saltare

IL Spazio Antonioni, come viene chiamato, ospita una selezione dello straordinario archivio di oltre 47mila pezzi, donato dal direttore e dalla moglie al Comune. L’archivio comprende film, manifesti, sceneggiature, fotografie, disegni, dipinti, libri, dischi, premi e una ricca raccolta di lettere con personaggi della cultura come Roland Barthes, Umberto Eco, Federico Fellini e Andrej Tarkovsky. Questo tesoro, arricchito dalla proiezione di sequenze dei film del regista, gode anche del sostegno di un comitato d’onore che comprende personalità come Gian Luca Farinelli, Thierry Frémaux, Wim Wenders, Alfonso Cuarón, Jonas Carpignano, Walter Salles, Irène Jacob, Sophie Marceau e Giorgio Tinazzi.

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Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni

Il nuovo Spazio Antonioni di Ferrara

Progettato dallo studio Alvisi Kirimoto ridisegnando i due piani dell’ex Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari nel centro della città, il museo presenta un percorso espositivo che ricorda alcuni piani sequenza del regista, con partiture verticali monolitiche che segnano i vari snodi di la narrazione. Come una sorta di labirinto controllato che impone direzioni da seguire. Le sale immersive dedicate ai film del regista culminano in un climax cromatico in scala di grigi, evocando le atmosfere dei suoi primi film. Al primo piano, una sala versatile permette di modulare lo spazio secondo le diverse esigenze espositive.

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Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni

Il nuovo Spazio Antonioni a Ferrara

E seguendo questo percorso dettato dalla mostra, si svelano progressivamente le stagioni del suo cinema, sparse nel corso della seconda metà del Novecento: dagli esordi neorealistici al superamento di quella fase con i film interpretati da Lucia Bosè, fino a la “trilogia della modernità” che lo lega a Monica Vitti con i titoli iconici di L’avventura, L’eclissi, E La notteper giungere poi all’avvento del colore nel suddetto Il deserto rossoe poi alla conquista dell’Occidente con i film anglo-americani che testimoniano l’esplosione della cultura pop e hippie come certamente sono Saltare E Zabriskie Puntocosì come la fuga africana in Professione: giornalistaper concludere con “il ritorno in Italia” e le opere che recuperano il legame con le radici.

Un capitolo a parte è riservato alla produzione pittorica del regista e agli spettacolari paesaggi onirici delle Montagne Incantate. Un ampio spazio polivalente, infine, è dedicato a rassegne, incontri e mostre nello spirito del dialogo tra le arti. Il primo dei quali, riguardante specificatamente le arti figurative, è già presente in mostra: un audace dialogo tra Giorgio Morandi, Cy Twombly e lo stesso Antonioni, intitolato Sfocatouna mostra che mira a mettere in luce la diversa traduzione artistica del canone naturalistico proposto dai tre, seppure espresso con sfumature diverse e ciascuno con una propria personalissima visione.

una grande stanza con opere d'arte alle paretiPinterest
Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni

Sfocatoun dialogo tra le opere di Giorgio Morandi, Cy Twombly e lo stesso Antonioni

Vengono accostate opere apparentemente distanti per stile e iconografia che invece, nella loro ragion d’essere, sono estremamente simili alla visione poetica del cineasta. I dipinti di Morandi e le fotografie “nature” di Twombly, uniti ai materiali d’archivio esposti nel museo e all’eredità concettuale del regista ferrarese, sottolineano l’esplorazione innovativa dei dispositivi visivi portata avanti dai tre artisti. La mostra permette così di riscoprire il lato più intimo della loro ricerca alla luce sia della tradizione storica che caratterizza i generi, sia del nuovo sentimento del loro tempo, che si manifesta in un alfabeto minimale, un linguaggio solo apparentemente semplice e che al contrario esprime l’essenza della realtà.

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