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Rivendicarci Crotone, che la soluzione non sia peggiore del male – .

CROTONE L’importante è che la soluzione che verrà adottata per realizzare la bonifica nella zona industriale di Crotone non sia peggiore della malattia. Il problema da risolvere, prima di accendere i motori dei mezzi che saranno impegnati nelle attività di bonifica, è individuare la discarica dove smaltire i veleni e non come dice il commissario straordinario Emilio Errigo che, in una nota diffusa oggi, limita il problema allo smantellamento della discarica fronte mare. Ha ragione Errigo quando dice che l’obiettivo finale è rimuovere i veleni (circa un milione di tonnellate) attualmente stipati nella discarica costruita a ridosso del mare, “a pochi metri dalle acque del fiume Esaro”. Il ragionamento di Errigo, seppur formalmente corretto, nasconde un serio pericolo per gli abitanti di Crotone e provincia. Come si dice in Calabria “il rimedio proposto rischia di essere peggiore della malattia”. Errigo semplifica il ragionamento sul conferimento dei rifiuti quando scrive “discariche pubbliche o private autorizzate”. Probabilmente è condizionata dalla sua cultura militare del “fare” che però, nel caso specifico di Crotone, non tiene conto delle implicazioni che potrebbero sorgere qualora venisse autorizzato lo smaltimento in una discarica locale sic e simpliciter cosa che molto probabilmente non fa non esiste e deve essere creato. Errigo sa però che l’unico impianto attualmente esistente a Crotone è quello privato di Columbra (nella foto la discarica) che non ha i codici per lo smaltimento della Tenorm con matrice di amianto (sa anche questo).
Senza modificare i codici identificativi, i veleni presenti nella discarica del lungomare non potranno essere consegnati a Columbra. L’adattamento della Columbra (modifica dei codici) potrebbe innescare un ampliamento dell’impianto. L’imprenditore che impegna i suoi soldi lo fa alla condizione di creare un’impresa. Non è una novità e non scandalizza nessuno. La scelta della discarica di Columbra potrebbe nascondere questo problema, che potrebbe emergere solo dopo che saranno stati fatti alcuni passi, a cominciare dalla modifica del Paur (provvedimento unico regionale di aurizzazione) approvata nell’agosto 2019 dalla giunta regionale calabrese presieduta da Mario Oliverio. Paur impone il trasferimento dei rifiuti di Crotone fuori dalla Calabria. Una volta ottenuta la modifica del Paur, le barriere per far arrivare i rifiuti radioattivi in ​​Calabria e Crotone verranno abbattute, considerato che anche i rifiuti crotonesi sono ricchi di radionuclidi. Questo tipo di rifiuti potrebbe arrivare da ogni angolo d’Europa. Ma non esiste una legislazione europea (a cui Errigo fa brevemente riferimento nella sua nota) che impone lo smaltimento dei veleni nelle terre in cui sono stati generati? Naturalmente esiste, ma non viene applicata in Calabria e Crotone. Nel centro rifiuti tossici e pericolosi della Columbra sono stati smaltiti e continuano ad essere smaltiti veleni provenienti da tutta Europa. I nostri veleni non possono essere esportati, ma possiamo accogliere quelli prodotti da altri. Bella consistenza!
Nella sezione rifiuti solidi urbani, ricordiamo a chi ha la memoria corta, a Columbra venivano smaltiti i rifiuti provenienti dalla Calabria ma anche da Napoli al momento della grande emergenza. Quella discarica di Crotone è stata progettata per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti nella sua provincia. Purtroppo Crotone è diventata una terra desolata e viene continuamente sacrificata. L’altra ipotesi di discarica messa in circolazione addirittura dal Ministero dell’Ambiente, con l’artificio di convocare il 26 giugno la Conferenza di Servizi decisionale, riguarda la proposta progettuale presentata da Guglielmo Maio. A pagina sei della convocazione si fa riferimento al progetto Maio. Da dove viene questo riferimento? Sono impazziti al ministero? Non è proprio così. Analizzando i dati emergerebbe che sono in linea le proposte di Eni, che da tempo indica tre soluzioni per la bonifica di Crotone: realizzare una discarica a Giammiglione, utilizzare l’esistente discarica di Columbra, realizzare una discarica ad hoc all’interno del sito ex Pertusola sud. Ogni volta le proposte di Eni vengono respinte e per magia non vengono accantonate e si ricomincia da capo. Non ce l’abbia con me, buon generale Errigo, sembra che anche la sua idea coincida con il progetto dell’Eni. Forse non è così, ma quando pensa alle discariche chi lo ascolta pensa a una convergenza tra le sue idee e quelle di Eni. Se così non fosse, chiariscilo. Sono comunque tutte soluzioni inaccettabili, ma la più pericolosa è senza dubbio quella di Giammiglione, perché aggiungerebbe una nuova discarica agli impianti già esistenti (Columbra, termovalorizzatore di proprietà di A2A, impianto di trattamento di Vrenna annesso alla discarica di A2A termoelettrica, compattatore Ponticelli, ex discarica industriale lungomare, ex discarica comunale Farina ed altro). Se escludiamo Columbra e l’ex discarica comunale Farina, il resto del club dei veleni è stato realizzato nel raggio di non più di un chilometro, al centro di un’area commerciale (supermercati e mercati ortofrutticoli all’ingrosso). Sono attività incompatibili, ma a Crotone l’impossibile diventa possibile soprattutto quando le proposte vengono avanzate da colossi imprenditoriali.
Quando Errigo propone di risolvere subito la questione della bonifica indicando la discarica, tiene conto della situazione in cui versa la città pitagorica o si lascia commuovere dal movimento del soldato che vuole portare a termine la sua missione? Il problema della discarica dove smaltire i veleni è fondamentale per il futuro di Crotone, già compromesso dalla situazione attuale. Se si commetteranno nuovi errori adesso, non ci sarà futuro per la città di Crotone, sulla quale pesa la maledizione pitagorica. Sarebbe infine opportuno chiarire perché a Errigo sono stati dati 65 milioni di euro e non 70 dei soldi che il Tribunale di Milano ha riconosciuto con la sentenza del 2012. Errigo non ha alcuna responsabilità, ma tutti i chiarimenti avanzati finora non hanno svelato il mistero. Non è possibile in alcun modo ottenere copia dell’operazione tra Eni Syndial e Ministero dell’Ambiente (DM n.509 del 24 novembre 2017). Senza quel documento resta il dubbio che alla città pitagorica sarebbero stati sottratti cinque milioni di euro. Non sono piccoli granelli.

 
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