Una folla silenziosa ha accolto la bara di Cristoforo Tommaso Luciani, il sedicenne ucciso domenica scorsa con 25 coltellate, da due coetanei, nel parco di via Raffaello Sanzio a Pescara, per debiti di droga, nel centro storico di Rosciano (Pe), in Piazza XXIV Maggio. La bara bianca è ricoperta di fiori chiari.
La droga “è la nuova lebbra che attanaglia i giovani. Non dobbiamo allontanarci da chi vive il disagio, ma rispondere scendendo in piazza, toccando questa realtà e toccandola con il nostro impegno. Mi rivolgo, quindi, a coloro che già fanno tanto, che hanno responsabilità di amministrazione, controllo e governo: dobbiamo fermare i mercanti di morte”, ha detto nell’omelia a Rosciano monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo metropolita di Pescara-Penne (Pe).
A Rosciano e Pescara oggi è giornata di lutto. “Questa terra dove è morto Cristoforo è una terra che non ci appartiene, non ci può appartenere. Nella mia vita sacerdotale sono morti 7 bambini nel terremoto di San Giuliano di Puglia, ma anche questo ora è molto difficile. farsi un esame di coscienza… Chi ha la responsabilità di un atto così violento, di una morte così precoce, a 17 anni… un po’ meno? Chi ha compiuto azioni che non avrebbe dovuto compiere, certo, ma credo che sia giunto il momento di riflettere sulla responsabilità collettiva. Se succedono queste cose, se i ragazzi diventano incontrollabili, è una responsabilità che dobbiamo assumerci tutti, non puntare il dito contro una persona o una realtà… Non si abbandonano i ragazzi… non può essere così. Le istituzioni, le scuole famiglia, la Chiesa, tutti devono avere una scossa di responsabilità. Queste cose non sono giustificabili, non sono comprensibili per tanti ragazzi qui; tanti fiori portati, ancora oggi, nel luogo dove morì Cristoforo, significa che può esserci una scossa di umanità e una scossa di verità, una scossa che deve far cadere le armi dalle mani violente, che deve far allontanare la droga”, le parole dell’arcivescovo.