un territorio da scoprire attraverso un viaggio nell’arte contemporanea – .

un territorio da scoprire attraverso un viaggio nell’arte contemporanea – .
un territorio da scoprire attraverso un viaggio nell’arte contemporanea – .

Meccanica della Meraviglia è una rassegna di mostre personali di arte contemporanea ideata da Albano Morandiche giunge alla sua diciottesima edizione con sei appuntamenti, distribuiti tra la città di Brescia, in palazzi storici e musei, e il lago di Garda, in chiese, abitazioni e siti naturalistici. L’intervento di Morandi Si configura come una “regia” di eventi: nel progetto generale gli artisti vengono individuati per farli interagire in modo peculiare con i luoghi espositivi.

Una sorta di mostra diffusa, quasi una macro installazione che coinvolge il territorio, dove ogni singolo evento è percepito come specifico del sito, offrendo al visitatore un percorso ricco di spunti percettivi e meditativi, insieme alla possibilità di scoprire luoghi sorprendenti spesso sconosciuti ai più. Nella simbiosi tra mostra e sito, sembra emergere un sottile filo di riflessione – esistenziale-individuale e collettiva nel confronto con l’ambiente e la natura – che si dipana tra spunti più propriamente legati al dibattito di matrice urbana – intrapsichico, interrogativo, ironico, colto, basato sulla città – e approcci di riflessione mistica, emozionale, magica sulla natura, negli eventi basati nella campagna del lago di Garda.

È così che Antonio Violetta, nelle sontuose ma austere sale di Palazzo Averoldi a Brescia, in Intrecci esordisce con un’installazione in cui brandelli di materiale plastico segnano un pavimento prospettico che conduce a una scultura antropomorfa, enigmatica nel suo rapporto con il vasto ambiente: è il viatico alle stanze popolate da sculture – quasi estrusioni materiche di fusione – che via via assumono la forma di accenni di volti, evolvendo dall’iniziale incognito informale per intrecciarsi tra loro in dialoghi allusivi scanditi nello spazio.

Intanto, nella sede centrale dell’Università di Brescia – rigoroso ed elegante edificio neoclassico, storica residenza dei conti Tosio – sono esposte le opere del collettivo Taglia Killart, In La storia insegnavivono in un doppio livello di lettura ironica. Si tratta di piccole sculture di ispirazione neoclassica: una Venere, un Discobolo, un guerriero, una stele… realizzate in gesso, ceramica, resina, che con un dissacrante “sorriso pop” recano elementi di attualità contemporanea, come una chitarra anziché una lavatrice o i segni del lavoro del consegna del cibo.

Meccanica della Meraviglia. The Bounty KillArt a Palazzo Tosio Università di Brescia. Fabula Docet.
Brescia 15.06.2024 Ph Christian Penocchio

Collocate in dialogo sardonico con le opere neoclassiche presenti nel palazzo, tipiche dell’arredo collezionistico ottocentesco, esse rimandano anche alla problema di superamento sulla presunta predominanza della “grande arte” sulle “arti minori”.

Il Museo di Scienze Naturali di Brescia, edificio degli anni ’80, sembra offrire l’occasione per riflettere sul mondo animale e sulla società dei consumi urbani. Qui Giuliana Cuneaz, è Il processosi apre con una serie di immagini di animali e paesaggi fantastici su D-Bond, realizzati anche con l’intelligenza artificiale: aggiornando le illustrazioni fiabesche – a partire dal Fiabe dell’Ottocento inglese, fino alla fantascienza, ai supereroi – si interroga sul futuro animale nell’Antropocene. Emerge anche il tema critico della “producibilità” dell’opera d’arte (per le infinite combinazioni possibili con l’IA) che va oltre la questione storica della sua “riproducibilità”. Il vero processo è un’installazione interattiva, dove gli animali, o meglio la tassidermia del museo, sono in colonna e “indicano” la posizione in cui siede lo spettatore, come se si avvicinassero all’Arca per entrare e sopravvivere. Quasi a chiedergli conto del suo comportamento, gli animali fissano l’umano che è ripreso con loro e ne trovano la replica nei video che proiettano la scena da più angolazioni.

Da Brescia il percorso si sposta sulle colline della Valtenesi, nella campagna rigogliosa da cui si vede il lago, nei luoghi ricchi di storia, in un ambiente vocato alla ricerca di accenti spirituali.

Nella sorprendente e nascosta chiesa del Cimitero Storico di San Felice del Benaco, nella mostra Il peso delle stelle, Mark Pellizzola egli colloca “mappe stellari” e congiunzioni astronomiche, appese in antiche vasche e vassoi, che giacciono in basso, in una sorta di inversione rispetto al paradiso dei Santi degli affreschi intorno, in alto, come se le figure sacre fossero allo stesso tempo generatrici e generate: memorie vivificate del rapporto natura-cielo-uomo.

Meccanica delle Meraviglie al Cimitero della Chiesa Storico San Felice d/B Marco Pellizzola, Il Peso delle Stelle
Brescia 26.05.2024 Ph Christian Penocchio

All’aperto, nel parco del Castello di Moniga, con Intervallo, Fabio Racheli realizza una sequenza di opere polimateriche – in cui gli elementi naturali del paesaggio, steli, rami, canne, rovi guidano le composizioni – che si dispongono in una successione antiprospettica crescente: dal cumulo al covone, ai frammenti di capanne in decomposizione organica, fino a trasformarsi in cornici vegetali che incorniciano il panorama aperto del lago, come testimonianza di una primitiva scenografia rituale.

Questa progressione poetica arriva alla Fondazione Leonesia, in una graziosa dimora di campagna nascosta nel centro storico di Puegnago del Garda, sede di un centro culturale molto attivo. Qui, in Cielo zero, Michele Zaza espone opere prevalentemente fotografiche: studi iconografici, set progettuali, dove il volto umano, i corpi, le mani, si trasformano anche dipingendoli (nella realtà) fino a diventare maschere che trascendono il quotidiano. Diventano così simboli della condizione umana, indagata con un riferimento ad antichi riti quasi sciamanici, in un rapporto onirico con la natura che sfocia in installazioni specifico del sito: pareti punteggiate da ali che sembrano spiccare il volo e vengono fermate dalla materia stessa e da misteriosi segni geometrici.

Meccanica della Meraviglia alla Fondazione Vittorio Leonisio. Michele Zaza, Cielo Zero
Brescia 26.05.2024 Ph Christian Penocchio

Presso la Fondazione, contemporaneamente a Meccanica della Meravigliasono due le mostre che, pur non rientrando strettamente nella rassegna, si ricollegano al filo conduttore per ragioni tematiche. Miriam Heiler, In Quanto dura per sempre? propone opere in cui l’iterazione sottile e sfumata dei segni – riferimenti alla natura e alle radici della cultura delle sue montagne – genera composizioni in dialogo con lo spazio della tela e quindi con l’ambiente delle stanze un tempo adibite a cantine e depositi per gli attrezzi agricoli. Sono segni alfabetici fatti di linee come aghi di pino, quasi inizi di rune che sfumano in colori delicati, come stormi di uccelli nel cielo, ma anche allusioni a graffiti rupestri, memorie ancestrali e al tempo stesso infantili.

In armonia non occasionale con il filo conduttore, Dario Bellini, contro Mangroviepresenta dipinti essenziali ma vivaci che studiano l’intreccio e l’insinuarsi nella terra delle radici delle mangrovie che formeranno poi intere isole di vitale robustezza.

Le radici, nel loro simbolismo di connessione e compenetrazione con la terra, diventano metafora esistenziale e anche psichica, pur risultando allo stesso tempo lineari ma solide nel loro spessore, con affascinanti accordi cromatici.

 
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