INTER ARMA – Nuovo Paradiso – .

INTER ARMA – Nuovo Paradiso – .
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votazione
8.0

  • Bande:
    ARMA DELL’INTER
  • Durata: 00:41:43
  • Disponibile dal: 26/04/2024
  • Etichetta:
  • Record di recidiva

Streaming non ancora disponibile

In passato abbiamo speso fiumi di parole per descrivere quello che suonavano gli americani dell’Inter Arma: un suono denso, frastagliato, immenso e traboccante di influenze. Con lo splendido trittico “Sky Burial”/“Paradise Gallows”/“Sulphur English” i cinque di Richmond si sono spesi in lungo e in largo per racchiudere molti modi di vivere e interpretare l’heavy metal sotto lo stesso ombrello. Il buio fantasioso di Neurosis, i colori sludge di Mastodon, le influenze folk e hard rock degli Stati Uniti più tradizionalisti, il death-doom più pesante e soffocante, lampi di heavy metal nudo e puro: c’era tutto questo e anche qualcosa di più , negli ultimi tre album di questa eclettica formazione, un esempio di metal contaminato tanto progressive quanto vero e frizzante nella sua essenza.
Dopo aver compiuto abbondanti peregrinazioni in lungo e in largo, soprattutto in profondità, nel mondo del metal contemporaneo e più antico, l’Inter Arma si era fermata un attimo, dandoci ancora in ascolto un bel album di cover, “Garbers Days Revisited”, che pur essendo solo un comunicato passeggero ha confermato tutte le qualità del gruppo. Con “New Heaven” ecco il ritorno con materiale inedito e, per una volta, più che un’ulteriore evoluzione ed ampliamento delle proprie possibilità espressive, l’album suona come una sintesi di molti aspetti già esplorati in precedenza.
Nell’ultimo nato, il primo aspetto che emerge è la voglia di essere più sintetici e diretti al punto – il punto fondamentale, come lo definirebbe un noto conduttore radiofonico – molto spesso evitando quei lunghi andirivieni, quei lunghi e trame stratificate che infittiscono, con successo, le precedenti pubblicazioni. Uno sviluppo quindi generalmente meno ampio e avvolgente, che non rinuncia a opulenti intrecci e grovigli strumentali, ma si presta meno ai ponderosi viaggi sonori che rendevano composizioni come “Primordial Wound” e “Blood Of The Lupines” così atmosfericamente incandescenti e piene di pathos.
Finora l’Inter Arma aveva dimostrato di saper fare un po’ tutto e tutto bene: se c’era bisogno di attaccare e sfogare la rabbia impulsiva, sapeva incanalarla in modo adeguato e fantasioso; se c’era da caricarsi di toni doom infernali e soffocanti, erano ancora più spaventosi; volendo rilassarsi e fluttuare tra sogno e crepuscolo, hanno potuto sfoggiare un gusto melodico ed una sensibilità vocale di alto profilo. Tutti elementi che riecheggiano in “New Heaven”, solo in maniera più sintetica e con meno concessioni al doom timing, sebbene la formula della formazione non abbia evoluto o sfoltito eccessivamente la potente trama sonora per la quale si era caratterizzata fino ad ora.
Ecco allora due brani tempestosi e iperdettagliati, veloci e rapaci, che guardano all’universo dello sludge metal più vorticoso e sconvolgente. La title track vive di alti e bassi ondulati e nervosi, dove ridondanti dissonanze e rallentamenti carichi di negatività si alternano ad alimentare ansia e psicosi, cospargendo di un po’ di rumore l’intera, come al solito difficile da sbrogliare.
Un pezzo dal ritmo massacrante e spezzato in tante sezioni, che ciclicamente tornano a colpire, mentre “Violet Seizures”, dopo un inizio dal sapore quasi tribale, fugge in atmosfere quasi psichedeliche, tra accenni di armonie orientali e violenze multicolori, con distorsioni e volumi meno scoppiettanti del solito. La velocità e l’impeto, però, sono incessanti e producono quegli slanci viscerali di puro istinto che da sempre tracciano il confine tra Inter Arma e le competizioni dei fanghi.
Death e black metal non si sono persi lungo il cammino, ritornano a intermittenza con le loro frastagliate propaggini permeate di antiche emozioni (“Desolation’s Harp”), fungendo da base per sviluppi che diventano volentieri tempestosi, molto intricati e pieni di naturale istintività. Nella seconda parte dell’album, invece, riecheggiano grandi e solenni melodie: la cristallina piacevolezza di “Gardens In The Dark”, con la voce grossa di Paparo che svetta orgogliosa; il ribollente sabba psichedelico di “The Children The Bombs Overlooked”, dal fascino sbalorditivo, tra una drum clinic di TJ Childers, i suoi effetti altrettanto assurdi e le voci da orco del cantante.
Se il blues naturalistico di “Forest Service Road Blues” porta nell’aria una calma irreale, nel complesso “New Heaven” si rivela un altro monumentale affresco del metal contemporaneo, evocato in buona parte della sua sconfinata galassia attuale. Non parliamo di sorprese e rinnovi come negli album precedenti, ma anche questa versione di Inter Arma non riesce proprio a mantenersi sotto la soglia dell’eccellenza. Per chi li ha sempre trovati troppo massicci e complessi, “New Heaven” potrebbe essere il punto ideale da cui partire.

 
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