ZOCCA – Occhi azzurri e guance rosse per la fatica, Huub Artz si presenta in conferenza stampa dopo il podio ancora con i segni della stanchezza. L’olandese classe 2002 di Wanty-ReUz, già titolare di un contratto biennale con il team WorldTour, coglie il secondo successo stagionale. Prima di oggi aveva alzato le braccia al cielo nella Gent-Wevelgem under 23. A Zocca ha firmato un’altra vittoria importante (foto LaPresse in apertura).
«Oggi era la tappa giusta per me – dice Artz – sono davvero contento di come è andata. Non sono ancora sicuro che tipo di corridore sono, sicuramente dopo la tappa di ieri non mi piacciono le salite lunghe. Penso di essere un corridore delle classiche o di tappe come queste, con scatti brevi. Il prossimo anno sarà tutto da scoprire, spero di passare un buon inverno e di crescere con i giusti passi. Magari sarò pronto per vincere subito oppure avrò bisogno di un periodo di adattamento. Ho già corso con i professionisti, ma il prossimo anno sarà sicuramente diverso”.
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Scoppio di rabbia
48 secondi dopo Artz taglia il traguardo Samuele Privitera. Il volto contratto in una smorfia di dolore e le gambe che faticano a girare i pedali. Anche lui è uno dei famelici ragazzi classe 2005 che stanno ricoprendo i ruoli di protagonisti assoluti in questo Giro Next Gen.
«Questa prima avventura al Giro Next Gen non è iniziata nel migliore dei modi – racconta – dopo la cronometro iniziale avevo febbre e raffreddore. A Pian della Mussa sono arrivato per miracolo alla fine della tappa, non nego che ho pensato di tornare a casa. Anche ieri a Fosse ero ancora bloccato, ma mi sono ripromesso che con la condizione in cui ero era giusto provare qualcosa. Così oggi, nei primi chilometri, ho fatto uno sprint e mi sono staccato dal gruppo. Isidore mi ha seguito ed eravamo 20 chilometri contro vento, spingendo forte. Sono rientrati anche gli altri sei ragazzi e siamo andati al traguardo di comune accordo”.
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Orgoglio e vendetta
Nel momento più difficile della stagione ha tirato fuori dal cilindro la sua migliore prestazione. Un sintomo di quanto il fuoco della vendetta ardesse dentro di lui.
«Pensavo – spiega con nuova energia – che fosse tutto un fattore mentale. Mi sono detto che era giunto il momento di fare il furbo e cercare di risparmiare qualcosa sugli appartamenti. Non ho apportato tutte le modifiche e una volta iniziata la salita finale ho spinto più forte che potevo. È un peccato perché ero arrivato molto vicino alla vittoria, la testa conta più delle capacità. Oggi è un sentito terzo posto. Il Giro Next Gen mi ha fatto crescere molto, sia mentalmente che fisicamente. Resistere alla tentazione di abbandonare e arrivare terzo in una tappa come questa mi ha fatto fare un passo importante».
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Dalle biciclette ai libri
Privitera, al suo primo anno da giocatore under 23 all’Hagens Berman Jayco, ha fatto passi da gigante.
«Quest’anno – conclude Privitera – sono stato in costante crescita dall’inverno fino ad oggi. Prima di venire qui al Giro ero alle Alpes Isère e ho pedalato molto bene, con numeri molto buoni. Non mi resta che ringraziare il team perché non ci manca mai nulla: nutrizionista, chef, massaggiatori… Axel Merckx crede tantissimo in me, è stato il primo a dirmi di non mollare, è un diesse con la maiuscola “D”. Domani finirà questa avventura e inizieranno gli esami finali, quindi è lì che andrà la vostra testa. Poi mi concentrerò sul ciclismo, che ormai è diventato il mio lavoro, anche se non escludo di iscrivermi all’Università: Scienze Motorie”.