Un rapporto, recentemente pubblicato dalla Commissione Europea, mette in discussione il futuro della politica di coesione e quali cambiamenti dovrebbero essere apportati per renderla più efficiente nel ridurre il divario tra le aree rurali e urbane nell’Unione Europea.
Di Maura Madeddu
La politica di coesione si pone da sempre l’ambizioso obiettivo di favorire la convergenza tra le diverse regioni dell’Unione Europea, ottenendo importanti risultati grazie soprattutto al finanziamento di progetti volti a sostenere le aree più svantaggiate o in fase di transizione industriale. Tuttavia, l’attuale politica di coesione ha ancora margini di miglioramento, come evidenziato da un nuovo rapporto realizzato da un gruppo di esperti riuniti dalla commissaria europea per la Coesione e le Riforme, Elisa Ferreira.
Nello specifico, il rapporto individua diverse priorità, tra cui l’aumento del numero di progetti basati sull’interconnessione dei territori, l’aumento della cooperazione tra le amministrazioni locali coinvolte nella realizzazione dei progetti finanziati dai fondi di coesione e la riduzione delle possibili distorsioni del mercato generate da questi interventi. Gli esperti ribadiscono con forza la necessità di adottare processi di sviluppo sistemici, che non trascurino più le città, i paesi e le aree rurali che si trovano in una situazione intermedia, tra picchi di urbanizzazione e altri di profonda arretratezza.
Alcuni osservatori sottolineano come l’importanza della riforma della politica di coesione vada oltre le ben note questioni di bilancio e di sviluppo regionale. Da un lato deve far fronte alla necessità di bilanciare la crescita regionale e la transizione verde e digitale, che interessa tutti i Paesi dell’Unione. D’altro canto, le evidenti difficoltà incontrate dall’UE nel contrastare le differenze sempre più ampie tra aree rurali e aree urbanizzate si riflettono in un crescente malcontento tra le popolazioni che vi vivono, che rivolgono sempre più le loro richieste ai partiti euroscettici. ..
