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Oxfam commenta la Risoluzione ONU – .

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A fine maggio, con un discorso alla Casa Bianca, il presidente americano Joe Biden ha rilanciato il piano in tre fasi di Israele per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Una prima fase prevede sei settimane di cessate il fuoco con il ritiro dell’esercito israeliano dalle zone più abitate della Striscia; liberazione dei prigionieri israeliani più fragili (donne, anziani, feriti…) rapiti durante l’attacco del 7 ottobre; rilascio di alcuni prigionieri palestinesi detenuti da Israele; ingresso giornaliero di 600 camion di aiuti umanitari. La seconda fase della road map, in vista di un cessate il fuoco permanente, ruota poi attorno al rilascio di tutti gli ostaggi israeliani (compresi i soldati) e al ritiro definitivo delle Forze di Difesa Israeliane dalla Striscia. Se tutto andrà liscio, la terza fase del piano coinciderà con un massiccio piano di investimenti – con il coinvolgimento della comunità internazionale – per la ricostruzione della Striscia di Gaza rasa al suolo da Israele, a cominciare da case, scuole e ospedali.

Lo scorso 10 giugno, con 14 voti favorevoli e la sola astensione della Russia (che però non ha esercitato il suo diritto di veto), il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione proposta dagli Stati Uniti a sostegno del piano di cessate il fuoco rilanciato da Biden alla fine di maggio. Il Qatar, Paese che insieme a Stati Uniti ed Egitto è in prima linea nella mediazione di un accordo tra Hamas e Israele, ha inoltrato la proposta all’organizzazione palestinese, che inizialmente si è detta pronta a negoziare i termini. Ma il percorso negoziale non sembra proprio agevole: Israele continua a ripetere che la guerra finirà solo con la sconfitta totale di Hamas, mentre quest’ultima pone condizioni più stringenti, che Israele interpreta come un rifiuto del piano.

Portavoce di Oxfam Italia per le crisi umanitarie Paolo Pezzati, ha commentato la risoluzione dell’ONU l’11 giugno: “È un passo che aspettavamo da molto tempo”, ha affermato in una nota diffusa da Oxfam. «Finalmente, dopo otto mesi di guerra brutale, il Consiglio si è espresso all’unisono chiedendo un cessate il fuoco immediato e totale, la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri illegalmente detenuti e l’ingresso degli aiuti umanitari necessari da garantire al più presto. per aiutare una popolazione stremata”. Secondo Pezzati, però, il piano previsto dalla risoluzione Onu rappresenta solo un primo passo, necessario ma non sufficiente, nella direzione di una pace duratura in Medio Oriente: «Gli Stati membri devono esprimersi con chiarezza anche sull’occupazione israeliana, che con l’accordo proposto deve finire in tutta Gaza, così come in Cisgiordania e Gerusalemme Est”. Il rischio di un mancato ritiro completo delle forze israeliane potrebbe nascondere la tentazione di proseguire l’occupazione e, forse, di «un’annessione di fattoche ucciderebbe ogni speranza di una Pace giusta e duratura”.

Oxfam chiede quindi ai 15 membri del Consiglio di Sicurezza e all’intera comunità internazionale – compreso il governo italiano – di garantire “la rapida e piena attuazione di questa risoluzione” e li invita “a mantenere gli impegni assunti per porre fine all’occupazione e blocco israeliano; sostenere l’accesso umanitario illimitato per la popolazione e l’avvio del processo di ricostruzione a Gaza”.

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