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mSguardo magnetico, mantello lussuoso, slancio irresistibile: il gatto del Bengala è uno dei felini indoor più ricercati e irresistibili. Esteticamente perfetto, lo era “creato” incrociando un gatto domestico con un esemplare di leopardo asiatico (Prionailurus bengalensis), una specie che vive in tutto il sud-est asiatico ma anche in Corea, India e Pakistan. Artefici dell’incrocio, tra gli anni ’60 e ’70 l’allevatore Jean Mill, da un lato, e il Il dottor Willard Centerwall, dall’altro. Lo scopo era, da un lato, quello di favorire la sopravvivenza dei gatti selvatici, e dall’altro di valorizzare il corredo genetico del gatto domestico. Ne è nato Bengala, grande gatto di struttura muscolare ben sviluppata, reattività e velocità. Fu solo nel 1985 che Jean S. Mill poté assistere alla sua prima mostra felina. L’anno successivo la razza è stata riconosciuta dalla International Cat Association (TICA). Si può quindi affermare che si tratta di una razza abbastanza recente.

Un gatto del Bengala si stiracchia (Getty).

1. L’aspetto del gatto del Bengala

Esattamente come quella del suo progenitore selvatico, la testa del gatto del Bengala è di forma triangolare, ben proporzionata al corpo e con un naso più piatto e più lungo rispetto ai gatti comuni. Il mantello “leopardo” o “tigrato” del bengala è il suo tratto distintivo: la pelliccia è folta, sontuosa, eccezionalmente morbida al tatto e così lucente da sembrare risplendente (per i loro mantelli si parla di “glitter”, in grado di brillare nella luce). Due design riconosciuti, di indubbia fonte di ispirazione per uno degli estimatori del bengala che è Stefano Gabbana. E questo è macchiato (macchiato, meglio allineato orizzontalmente) e marmorizzato (con tre larghe strisce parallele sulla schiena e ali di farfalla su spalle e fianchi). Sono possibili varie tonalità di colore, dal tabby marrone al leopardo delle nevi.

Il corpo è snello e sinuoso. Occhi ovali, leggermente a mandorla, magnetici e selvaggi. La “voce”, spesso descritta come un tubare o un cinguettio, o come uno strano suono ghiaioso, tra le quattro mura domestiche può suonare davvero esotica.

La taglia del gatto del Bengala? Non quelli di un gigante ma di un felino medio-grande. ILIl peso dell’adulto varia tra i 5 e gli 8 kg per un maschio e tra 3 e 5 kg per una femmina. L’aspettativa di vita media è di 14-16 anni, che è la media per i gatti.

Il gatto del Bengala è, praticamente, un leopardo da appartamento. Ma con un carattere, e questa è la ciliegina sulla torta, giocoso e affettuoso. Ama le coccole, la compagnia (anche con i cani) e adora giocare con l’acqua.

Viene considerato gatto domestico solo dopo la quinta/sesta generazione. In primo luogo può avere comportamenti come un vero gatto selvatico. Ciò che rimane nel suo comportamento del carattere dei suoi antenati è una forte inclinazione per il gioco avventuroso. Non è aggressivo ma ama saltare e ha ancora un istinto predatore verso i piccoli animali. Deve trasferirsi, ma l’appartamento gli basta (attenzione a farlo uscire, il furto è un rischio concreto).

L’accoppiamento del gatto Bengala (che per essere puro deve accoppiarsi con altri Bengala) con felini selvatici è severamente vietato: una pratica che è stata riscontrata e sanzionata in allevamenti non etici. Importante, quindi, per chi vuole acquistare un gatto di questo tipo è fidati di un allevatore serio.

Il gatto del Bengala Tobysden Pyrrha posa in studio dopo aver partecipato al GCCF Supreme Cat Show al National Exhibition Centre, Birmingham, 2017. (Foto di Shirlaine Forrest/WireImage)

3. Allevamenti di gatti del Bengala

In Italia sono una sessantina aziende agricole distribuite su tutto il territorio nazionale. Al momento dell’acquisto verrà fornito il pedigree del gatto Bengala: come quello prodotto dall’ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana) o dall’ENFI (Ente Felinotecnico Nazionale Italiano) è un elemento fondamentale per definire l’origine dell’animale. UN pedigree costa solo 30 euro all’allevatore ma dà la certezza che tutti gli antenati della sua genealogia sono di razza e certificati. Naturalmente l’allevatore fornirà anche la tessera sanitaria, attestante le vaccinazioni obbligatorie e lo stato di salute generale. Tra fattorie storichequella di Tonietto Luisa Albachiarail primo ad importare gatti bengala in Italia dando vita ad un programma di selezione nell’Oasi di Khoomfay.

3. Alimentazione e salute

Agile e velocissimo, ama arrampicarsi e simulare la caccia. Necessita quindi come minimo di un angolo giochi con tiragraffi e cuccia, magari in zone alte della casa. Predilige il pollo crudo e il manzo crudo magro, ma può accogliere tutte le marche di cibo secco. Sulla base del fatto che il leopardo asiatico ha un fabbisogno di taurina molto elevato, gli allevatori suggeriscono di scegliere alimenti ricchi di proteine ​​e taurina.

I bengalesi sono generalmente sani, ma alcuni problemi ereditari sono stati identificati nella razzatra cui: carenza di piruvato chinasi (con conseguente anemia), atrofia progressiva della retina, sindrome del torace piatto (può causare difficoltà respiratorie). Displasia dell’anca (che può causare dolore o zoppia). Cardiomiopatia ipertrofica.

La razza del gatto Bengala non è ipoallergenica, nonostante quello che molti affermano. Ma, perdendo pochissimi capelli, può essere considerato ipoallergenico.

Un uomo valuta un gatto del Bengala al Paris Animal Show. / FOTO AFP / PHILIPPE LOPEZ (Il credito della foto dovrebbe essere PHILIPPE LOPEZ/AFP via Getty Images)

4. Giochi, acqua, compagnia e altri animali

Il Bengala sta bene in compagnia, anche con i cani. Si comporterà sempre come soggetto dominante, alfa, con altri gatti, magari mettendoli a disagio. Mentre con i cani, essendo di specie diverse, non c’è competizione per il territorio e le relazioni possono essere ottime. Spesso gli allevatori allevano bengalesi insieme ai cani, al fine di incoraggiare relazioni positive.

Un’altra specificità del Bengala è l’amore per l’acqua: adorano andare in barca, entrare in bagno e giocarci.

5. Il prezzo: quanto costa?

Il gatto del Bengala è tra i gatti più costosi al mondo. Tra i 1200 ei 1800 euro il prezzo per un gattinotra i 1.500 ei 2.000 euro per un bengala da compagnia (non adatto alle esposizioni), e fino a 5.000 euro, con punte di 10.000 euro, per i migliori esemplari.

Ma non è il gatto più costoso: lo batte, con costi che possono raggiungere la cifra record di ventimila euro, il Savannah, un grosso felino nato dall’incrocio tra un gatto siamese e un serval maschio.

 
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