la docuserie Netflix che non va oltre – .

Partendo dall’immaginario noto che circonda uno degli italiani più famosi in tutto il mondo, Il giovane Berlusconi, la nuova docuserie scritta da Matteo Billi e Piergiorgio Curzi, diretta da Simone Manetti e disponibile su Netflix dall’11 aprile 2024, si impegna a tratteggiare un momento e un percorso specifico nella vita di Silvio Berlusconi, inquadrando i momenti salienti di un’esistenza al cospetto di e dietro gli schermi televisivi. Partendo dagli anni ’70 fino agli avvenimenti dei primi anni ’90, lo sguardo del documentario si avvale delle testimonianze dirette di chi lo ha conosciuto, muovendosi di pari passo con filmati d’archivio e citazioni che alimentano via via lo schermo di dettagli e parole (se siete appassionati di docuserie su personaggi televisivi famosi, vi rimandiamo alla nostra recensione di Raffa).

Non solo il racconto di un imprenditore di successo e delle sue scelte in questo senso, però, ma anche una particolare riflessione sul linguaggio stesso di una televisione italiana che, nel caso specifico, vediamo crescere, ribellarsi e confrontarsi con una visione che va oltre l’Italia. si. COME ne Il Giovane Berlusconi la dimensione biografica sceglie di concentrarsi su alcuni dettagli particolaricercando di abbracciare l’ampiezza di una vita ancora interessante da scoprire oggi, e mettendo in scena la fame imprenditoriale e il desiderio di emergere di un’epopea televisiva attorno a un uomo che ha capito le potenzialità e le misure consumistiche del piccolo schermo molto prima di molti altri (mentre tu’ ci siamo, non perdetevi la serie Netflix di aprile 2024).

Il giovane Berlusconi: storia di un imprenditore

Nel cercare di tratteggiare gli elementi di una vita certamente non semplice da riassumere, Il giovane Berlusconi sceglie di concentrarsi quasi interamente sul lato più imprenditoriale del Cavalieremettendo subito in luce quel particolare spirito visionario e quella voracità che hanno caratterizzato la grande ascesa di Berlusconi.

Nelle docuserie prodotte da B&B Film vediamo la partecipazione di Fedele Confalonieri, Adriano Galliani, Marcello Dell’Utri, Giovanni Minoli, Iva Zanicchi, Carlo Freccero, Achille Occhetto e altri personaggi noti e meno noti, impegnati a ricostruire, attraverso la propria esperienza, le impronte di un uomo che sembrava conoscere molto bene il periodo storico in cui viveva. Partendo proprio da un talento come questo, Il giovane Berlusconi alimenta il proprio fascino riflettendo sulla realizzazione di una visione individuale che ha trovato conferma in tutta la nazione. Da qui la nascita di Milano 2, di Telemilano (con la conseguente trasformazione in Mediaset), e la creazione di Publitalia. Tutti questi traguardi hanno inevitabilmente influenzato la cultura italiana come l’abbiamo conosciuta e la conosciamo, e sulla percezione stessa di Silvio Berlusconi.

Da Il giovane Berlusconi ciò che traspare è la figura di un uomo capace di leggere nel proprio tempo qualcosa che altri avevano mancato, anticipando certi modi e poi lanciando mode perfettamente coerenti con il sentire comune degli italiani. La realizzazione di un tale potere, e le possibilità in termini di immagini e politica, i tentativi di espansione e gli esperimenti in questo senso alimentano uno sguardo documentaristico affascinato e non troppo originalemosso dal desiderio di indagare i meandri di una figura certamente fugace e mai del tutto chiara, ma capace ancora oggi di sedurre senza esporsi troppo.

Dove portano questi tre atti?

Il giovane Berlusconi sceglie di dividere e sviluppare la sua analisi in 3 atti distinti. Partendo dai primi passi imprenditoriali del suo protagonista, si concentra successivamente sulla televisione e sui suoi tentativi di espandersi in questo senso, sul suo amore per Milano e successivamente sull’idea di entrare in politica. Nel descrivere il piano televisivo di Berlusconi e il suo approccio imprenditoriale al piccolo schermo, sicuramente seguono riflessioni più interessanti, soprattutto se ci si concentra sul mezzo televisivo in sé, inquadrandolo in una specifica epoca, e sulle potenzialità mediali in relazione alla costruzione di un particolare immaginario culturale. Di pari passo con l’utile, quindi, la progressiva affermazione della futura Mediaset e di tutti i canoni che essa ha dato origine.

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Manetti, però, con questa docuserie tende non a soffermarsi mai su alcuni dettagli specifici approfondendone le ragioni, ma piuttosto a muoversi agilmente tra un momento chiave e l’altro della vita di Silvio Berlusconi. Ciò porta presto a una narrazione dai tratti veloci e interessanti, ma allo stesso tempo mai esplorati in profondità nella loro specifica essenza. Dall’insieme dei dettagli a disposizione dei telespettatori si aprono diverse parentesi nella vita dell’uomo, soprattutto dal punto di vista lavorativo, citando le sue frasi, le interviste e quel particolare appeal a cui nessuno sembrava potersi completamente sottrarre.

Ciò si traduce in una serie di modi e idee che entreranno in gioco in seguito nell’immaginario televisivo italiano, e presente ancora oggi nella sua struttura sottocutanea. Intrattenimento quotidiano basato sulla stessa pubblicità, “costruito attorno” ad esso e in diretta relazione con esso. Partendo dalle ricerche sul business televisivo del Cavaliere, evidenziate da Il giovane Berlusconici incontriamo di nuovo coinvolti in una ridefinizione totale dell’immagine stessa dell’intrattenimentoormai si tratta di attrarre il grande pubblico anche oltre la dimensione artistica.

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C’è il consumo e la sponsorizzazione dei beni in questo senso, insieme all’obiettivo primario di costruire un palinsesto che tenti di trasformare la sua attrattività in qualcosa di tangibile e investibile. Nel mettere in luce questa lettura del mezzo televisivo e della stessa professione dell’imprenditore, Il giovane Berlusconi suscita curiositàsoprattutto alla luce del percorso che l’intrattenimento stesso ha vissuto, vedendo ancora qualche traccia della visione di Berlusconi in alcune delle sue attuali metodologie.

Tenendo conto delle testimonianze, delle immagini d’archivio e delle citazioni dirette, Mi dispiace che la docuserie non riesca mai ad affrontare un’analisi specificapreferendo una lettura biografica più fugace. Il giovane Berlusconi, quindi, in qualche modo, proietta sugli spettatori del presente quel particolare fascino che il Cavaliere ha sempre esercitato sulla storia culturale italiana, senza mai andare oltre ciò che già noto, affrontando e smascherando i canoni di un immaginario imprenditoriale e personale con un indiscutibile peso.

 
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