Nella foresta, alla ricerca dell’ultima tribù di bambini rimasta sulla terra – .

Nella foresta, alla ricerca dell’ultima tribù di bambini rimasta sulla terra – .
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«Ho immaginato un mondo fittizio e impossibile, ho voluto giocare con i limiti del documentario e del cinema, utilizzando fonti visive di diversa qualità e dignità, anche non cinematografiche». Angela Norelli, regista e montatrice con il suo ultimo cortometraggio Dovremmo essere tutti futuristi ha conquistato la critica80a Mostra del Cinema di Venezia. Al Giardino delle Idee viene proiettata la sua opera prima (16 aprile, ore 20). Ai bambini piace nascondersi. Un documentario realizzato con materiale d’archivio, la cui unica voce narrante è quella di uno studioso che eredita il diario di un collega partito per l’Amazzonia convinto di poter ritrovare nella foresta l’ultima tribù di bambini rimasta sulla terra.

Come è nato questo cortometraggio?
«Al corso di documentario al Centro Sperimentale di Cinematografia (a Roma, dove si è diplomata ed) abbiamo dovuto modificare un’opera scritta da noi. Mi sono subito chiesto cosa rendesse cinematografica un’immagine: più mescolavo droni, action camera, cellulari e pellicola, più mi rendevo conto che era l’atteggiamento infantile a dare senso al film. Usciti dai linguaggi classici, ho giocato con la fantasia, ed è così che è nato Ai bambini piace nascondersi».

Solo materiale d’archivio, avevi già una storia in mente?
«Più o meno sì, volevo lavorare su materiale già esistente, da tempo pensavo a documentari sull’infanzia, che guardassero i bambini come alieni che compiono gesti e azioni incomprensibili. La costruzione del documentario è poi avvenuta passo dopo passo: un pezzo di storia si aggiungeva nella mia testa ogni volta che osservavo le immagini contemporanee tratte dall’archivio.”

Anche nel tuo ultimo documentario Dovremmo essere tutti futuristi partiamo da materiale d’archivio, è questa una tua caratteristica?
“Con Ai bambini piace nascondersi , l’archivio è stata una mia scelta, di quest’ultimo non ho potuto farne a meno: il corto nasce come conclusione di un modulo al Centro Sperimentale di Cinematografia, l’unico obbligo è quello di produrlo con materiale già esistente. All’inizio avevo un po’ paura, non volevo ripetermi, poi sono riuscita a trovare una chiave diversa. Ho capito che l’archivio non è un limite, è versatile, permette di esplorare diversi registri e sperimentare”.

Quale tema toccherai nel prossimo documentario, sempre a tema sociale?
«Attualmente sto lavorando a un cortometraggio di finzione. Voglio che sia contemporaneo e intimo, toccherà alcuni aspetti della condizione umana”.

Tag: foresta tribù bambini sinistra terra

 
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