Recensione Renfield – .

Recensione Renfield – .
Recensione Renfield – .

Divertente rivisitazione in chiave moderna del personaggio di Dracula e del suo schiavo, quello del film Renfield, che regala ai fan azione, splatter, spunti di riflessione e ottime interpretazioni degli attori, con un Nicolas Cage al suo meglio. La recensione di Daniela Catelli.

Negli anni ottanta un film come Renfield sarebbe stata la regola: nella nostra memoria era il periodo più folle e creativo per l’horror, grazie alla grande fioritura di low budget e splatter senza limiti, dove tutto si poteva e si faceva, senza cercare scuse e giustificazioni in trame elaborate o ardite metafore. Film realizzati per il puro divertimento dello spettatore, che ovviamente non hanno oscurato le opere di autori già consacrati come Giorgio A. Romero, David Cronenberg e altri eroi del genere che più amiamo, ma ha arricchito un panorama che rimandava al passato, quando festival e cinema di secondo piano (e in America i Grindhouse) diventavano anche occasione di sfogo collettivo e liberatorio. Ora, a un esame più attento, Renfield ha una trama, seppur tenue, ed essendo ambientato nell’era contemporanea ha chiari collegamenti con i mali della nostra società, in cui gli individui (solitamente donne, ma non solo) sono sempre più vittime di relazioni tossiche con patologie narcisiste da cui non riescono a liberarsi se non al prezzo oneroso di anni di analisi, nella migliore delle ipotesi. Ed è in uno di questi centri di disintossicazione e recupero della dignità che incontriamo il protagonista del film Chris Mc Kayche si presenta con nome e cognome e molta dignità anglosassone: si chiama Robert Montague Renfield, ha un capo che lo mortifica e lo rende schiavo e che altri non è che il conte Dracula, di cui è il familiare, o il schiavo, e che dopo più di un secolo di vita (letteraria) e peregrinazioni, è sbarcato con lui in America, dove continua a fornirgli vittime, anche se un po’ più controvoglia.

Nella loro relazione (nel film, ovviamente non nel romanzo) riecheggia anche quella tra il Willie Loomis e il Barnabas Collins della soap horror Ombre scure, con cui gli americani hanno ovviamente più familiarità rispetto al pubblico europeo. Appartiene al prolifico fumettista Roberto Kirkmann l’idea iniziale: Renfield non è un sessantenne come nel romanzo di Bram Stokerma un audace eterno giovane dagli occhi azzurri (Nicholas Houltperfetto per questo tipo di ruolo: vedi Corpi caldi), il cui percorso si incrocia casualmente con quello di una famiglia criminale, i Lobo, e di una poliziotta (Awkwafina) che vuole vendicare il padre ucciso dai suoi membri e ha contro tutti i poliziotti corrotti a libro paga. Ma al di là della trama, che come dicevamo è solo un pretesto, Renfield è un piacere colpevole che si vede con piacere per le performance del cast (come non amare a Ben Schwartz?) e soprattutto per Nicolas Cageche indossa con perfetta aderenza e consapevolezza il mantello del conte (che è solo a secco) e i denti aguzzi del capostipite di tutte le sanguisughe, rievocando in un’unica rappresentazione tutti i vampiri cinematografici che abbiamo conosciuto e amato, a cominciare ovviamente da quello del 1931 Di Bella Lugosiampiamente citato e onorato nei toni e nelle immagini in bianco e nero, ma anche quello di Cristoforo Lee nell’età d’oro del Martello, con le zanne, lo sguardo feroce e il sangue che sgorga, rosso come il velluto, a ricoprire lo schermo. E da non perdere i titoli di coda dove il riferimento al passato di questo mostro immortale (in tutti i sensi) è ancora più evidente.

A differenza di altri, non pensiamo che il tempo che Cage trascorre sullo schermo sia troppo poco: anzi, è proprio la sua presenza contenuta che gli permette di brillare come solo lui sa fare e di gestire con misura il suo naturale istrionismo per un ruolo che presentava molti rischi e che gli calza come un guanto. In breve, Renfield non è un capolavoro ma offre davvero tanto allo spettatore di questo genere di film: splatter e gore abbondano, alcune mutilazioni sono spettacolari (la nostra preferita è quella vista ai raggi X) e non ha pretese di riscrivere la storia. Alla fine ci insegna anche a liberarci dal peso delle persone tossiche e ad affrontare i nostri problemi… un pezzo alla volta e fa l’effetto di un sentirsi bene filmun concetto che generalmente non siamo abituati ad associare all’horror, nemmeno in forma comica.

 
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