Canicatti Web News – Termovalorizzatore in Sicilia, “Parere del comitato scientifico non ancora definitivo” – .

Arriva il primo via libera per i termovalorizzatori in Sicilia e riguarda l’impianto che sorgerà a Catania ma a poche ore dalla diffusione della notizia sul parere positivo (con riserve) della commissione tecnico-scientifica (CTS) per le autorizzazioni ambientali, la stessa commissione sottolinea come il documento non sia ancora definitivo

Il disco verde riguarda il mega impianto che sorgerà nel quartiere Pantano d’Arci, nella zona industriale di Catania, vicino ai megastore dei colossi Ikea e Leroy Merlin.

Il chiarimento
Ma quel parere non solo è espresso con riserve ma necessita di ulteriori approfondimenti alla luce “delle complesse questioni ambientali, tecniche e giuridiche emerse nel corso del dibattito e dei contributi delle associazioni ambientaliste, richiedendo quindi un più ampio e approfondito approfondimento analisi”. Lo precisa in una nota la competente Commissione Tecnica per le Autorizzazioni Ambientali (Cts) della Regione Siciliana.

Per il Cts, quelle riportate dagli organi di stampa sarebbero “informazioni incomplete su attività investigative complesse, avviate da tempo e tuttora in corso a fronte del mutato quadro normativo, e quindi prive di fondamento sugli esiti”.

In realtà già questa mattina la notizia riportata dal quotidiano La Repubblica era stata ripresa da altri giornali, tra cui Blogsicilia, e riportata con tutte le cautele necessarie, precisando che si tratta di un parere positivo ma non definitivo, espresso con riserve e che in ogni caso Il caso attende numerosi altri passaggi

La documentazione
Tra i dubbi sollevati e risolti durante l’esame della documentazione da parte del Cts, c’è anche quello della legge regionale che impone la realizzazione di termovalorizzatori fuori dal raggio di 3 km dai centri abitati. Un vincolo che, secondo la commissione, viene superato dall’insistenza del progetto all’interno di un’area industriale, regolamentata da un decreto legislativo a livello nazionale. Si tratta naturalmente di un impianto per rifiuti non pericolosi, che avrà due linee di termovalorizzazione: parte delle ceneri prodotte verranno utilizzate nella filiera dell’acciaio, mentre circa un quarto del prodotto residuo sarà trasformato in energia . Nei piani di Renato Schifani gli impianti da realizzare sarebbero almeno due, uno a Palermo, nei pressi della discarica di Bellolampo, l’altro nella zona industriale di Catania. Fin dalla campagna elettorale il governatore si è impegnato a costruire impianti di recupero rifiuti su un’isola con discariche al collasso, che comporta costi esorbitanti per il trasporto dei rifiuti all’estero. I due termovalorizzatori avrebbero dovuto coprire un fabbisogno complessivo previsto di circa 600mila tonnellate di rifiuti all’anno e per questo ha chiesto e ottenuto la nomina di commissario straordinario dal governo Meloni come avvenuto con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri . Un incarico di due anni, al momento, ma con possibilità di proroga.

Gli ulteriori chiarimenti della commissione
“La questione è oggetto di valutazioni tecnico-giuridiche da parte del gruppo investigativo alla stregua degli apporti procedurali di organi di interesse esponenziale, di modifiche normative (art.14 ter dln14/2024 conv. ln11/2024, che prevede esclusivamente la iniziativa pubblica per gli impianti) e di pianificazione avvenuta e in via di definizione (l’adeguamento del piano regionale rifiuti, all’esame del CTS, prevede già un minore dimensionamento degli impianti). Solo successivamente potrà essere valutato dal Cts – precisa ancora la nota del comitato -. Il parere definitivo in merito all’attuazione dell’iniziativa, pertanto, non può in alcun modo ritenersi ancora rilasciato, mentre prosegue l’istruttoria dovuta dalla Commissione in relazione alle richieste presentate da tempo”.

La megapianta
Il sistema di cui parliamo, però, è quello proposto dall’azienda “Si Energy”; una mega struttura da 550mila tonnellate di rifiuti all’anno, per un investimento di circa 350 milioni di euro. Il solo impianto di Catania coprirebbe il fabbisogno di circa 320/350 comuni dell’Isola. Molte le questioni ancora da risolvere: intanto, quali sono le condizioni ambientali per le quali serve l’autorizzazione dell’autorità d’ambito. E poi una nuova procedura di autorizzazione (Pai) rilasciata anche dall’Ato, che entrerà nel merito del servizio. Solo a quel punto si potrà passare alla fase di progettazione esecutiva. Per un processo che potrebbe durare ancora un paio d’anni. tutto chiarito subito. E ora ulteriormente chiarito dalla nota ufficiale del Cts.

 
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