la vendetta dell’ex – ItaliaOggi.it – .

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Marcello Pittella, ex presidente della Regione Basilicata

La vendetta è un piatto che va servito freddo, sosteneva Choderlos de Laclos (relazioni pericolose). Marcello Pittella ha imparato la lezione e ha colto nel segno. La sconfitta del Pd e dell’alleanza con il M5s in Basilicata è firmata soprattutto da lui. I 14,5 punti di distacco tra i due schieramenti sono infatti quelli conquistati da Pittella, divenuto il potente plenipotenziario in Basilicata di Azione, il partito di Carlo Calenda. Ha portato al centrodestra (e al presidente riconfermato, Vito Bardi) il gruzzolo di voti (7,5% oltre ad aver favorito il 7% della lista renziana con una sorta di patto regionale sotterraneo del Terzo Polo) decisivo per la sconfitta dell’avversario. Sembra paradossale ma in politica può anche succedere che un ex presidente della Regione PD si ritrovi l’uomo forte di un consiglio in cui il primo partito è FdI. Il vincitore Bardi, ex generale della Guardia di Finanza, avrà bisogno di tutte le sue capacità di leadership (e mediazione) per tenere insieme un esecutivo in cui i meloniani chiedono il riconoscimento della loro leadership elettorale, la Lega non si rassegna alla sconfitta (19,1% nel 2019 , 9% nel 2022, 7,8 adesso) e Action sostiene già di essere stato l’asso della vittoria.

Pittella, 62 anni, di Lauria (Potenza), laureato in medicina, è figlio di Domenico Pittellasenatore socialista dal 1972 al 1983 e fratello di Gianni, ex senatore ed ex eurodeputato del Pd, è oggi sindaco di Lauria ed è passato dal Pd ad Azione. Quindi una famiglia con la politica nel DNA. Lui, Marcello, fu eletto in consiglio regionale con l’Ulivo nel 2005. Nel 2010 si riconfermò con il Pd e divenne consigliere comunale. 5 anni dopo si candida alla presidenza e travolge i suoi avversari, ricevendo quasi il 60% dei voti. La sua strepitosa carriera politica è stata minata da un’indagine della Guardia di Finanza. L’accusa è di complicità in falso ideologico e abuso d’ufficio riguardo a presunti concorsi truccati e nomine pilotate nella sanità locale. È stato sospeso dalla carica di presidente della Regione per la legge Severino, ed è stato sottoposto a giustizia ma anche a fuoco amico (all’interno del Pd). Si dimette e arrivano le elezioni anticipate che nel 2019 segnano la vittoria del centrodestra, che conquista la Regione. Resterà dietro al collegio fino al 2021 quando il tribunale di Matera lo assolve da tutte le accuse a suo carico. Conclusione: carriera politica troncata e cambio di maggioranza in Regione a causa di un’inchiesta finita nel nulla per lei.

Uscito dal tunnel bussa nuovamente alla porta del Pd, che però rifiuta di candidarlo per le elezioni del 2022, nonostante gli venga comunque riconosciuto un notevole consenso in termini di preferenze elettorali. In seguito a questo rifiuto, ha sbattuto la porta del Pd e si è accontentato di Calenda che gli ha steso il tappeto rosso e lui ha ricambiato portandogli il 7,5% dei voti (è stato tra i più votati con 7.157 preferenze) e una presenza vitale. nel futuro consiglio regionale. Si tratta, tra l’altro, di un successo di buon auspicio per Calenda, che sta cercando disperatamente di superare la soglia del 4% alle prossime elezioni europee. Pittella si è quindi guadagnato in un colpo solo il ruolo di co-leader del governo lucano e di co-partenariato di Azione. Ricorda: «A finire sotto inchiesta prima e imputato poi non fu solo il politico-Pittella, ma il cittadino-Pittella, un padre letteralmente picchiato come un mostro che occupò per settimane le prime pagine. Se negli anni ho resistito a diverse intemperie è perché avevo costruito un rapporto solido con la gente, con gli elettori, dimostrando di “sapere fare politica”, come si dice da queste parti. Ed è evidente che il cognome Pittella, sulla scena da oltre mezzo secolo, viene ancora percepito come una presenza rassicurante e ingombrante allo stesso tempo, una costante nello scenario in continua evoluzione della politica.

Rancore verso il Partito Democratico? “BENE. L’uomo di fiducia di Schlein aveva detto che Azione non poteva partecipare alla lista del centrosinistra perché Calenda aveva avuto parole poco tenere sul Pd e su Conte e soprattutto perché aveva detto che Bardi è una brava persona. Qualcosa che ti fa mettere le mani nei capelli. Mi ha rattristato moltissimo perché voleva dire che c’è stata davvero un’azione che ha fatto male, così come è avvenuta”.

Si tratta della quarta sconfitta per Elly Schein dopo quelle di Lazio, Lombardia, Abruzzo. Unica vittoria in Sardegna, grazie ad un sistema elettorale che prevede il voto separato. Con la sconfitta dei 5 Stelle (20,3% nel 2019, 25% nel 2022, 7,6% l’altro ieri) che in Basilicata erano a pari merito con la percentuale di Azione, il problema delle alleanze torna in discussione poiché si considera la necessità di favorire un alleato con una percentuale a doppia cifra. L’esito delle elezioni europee, anche alla luce del risultato in Basilicata, rimescolerà le carte (non solo nel centrosinistra). Schlein è alla guida del Partito Democratico da poco più di un anno e il magro bottino dovrebbe preoccuparla. Così come avrà di che riflettere Giuseppe Conte che ha perso più di una stella, certificando il fallimento di una strategia confusa e movimentista, incapace di proporre, insieme ai suoi alleati, un’alternativa credibile di governo locale. Senza questa credibilità, una volta passata l’euforia degli slogan e del populismo, o si cambia o si crolla.

Commenta Paolo Balduzzi, politologo, docente all’Università Cattolica: «Con il voto in Basilicata prosegue la maratona elettorale italiana. Infatti, con l’annuncio di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, per candidarsi alle elezioni europee, e prevedendo senza eccessivo rischio di sbagliare la sua elezione, anche questa regione si aggiungerà a quelle che si rinnoveranno nel corso del 2024: Piemonte a giugno e Umbria a autunno. Prima di guardare al futuro, conviene contestualizzare le tre tornate elettorali dal punto di vista economico. Tra il primo (febbraio) e l’ultimo (aprile) non è passato molto tempo e le grandezze macroeconomiche di riferimento (inflazione, crescita, occupazione) non sono cambiate sostanzialmente. L’unica differenza significativa, che a priori avrebbe potuto influenzare il comportamento degli elettori lucani, è data dalla redazione del Documento di Economia e Finanza nelle ultime settimane. Il Def ha confermato la situazione di incertezza e precarietà in cui versa la finanza pubblica e potrebbe quindi avere qualche effetto negativo sul consenso verso la struttura maggioritaria. I dati elettorali, però, indicano qualcosa di completamente diverso”.

Per quanto riguarda i politici, Matteo Renzi (7%) dice: «In Basilicata si vince al centro. Vito Bardi ci ha scelto e ha vinto. Il Pd ha scelto il M5s e ha perso. Tutto il resto è noioso”. Tullio Ferrante (Responsabile tesseramento nazionale FI): «La vittoria di Bardi rafforza la centralità di Fi, che continua a raccogliere consensi e ad essere sempre più decisiva per il successo della coalizione». Francesco Lollobrigida, FdI: «È un’ulteriore conferma di fiducia nel governo». La Lega in un comunicato: «Grazie agli oltre 20mila elettori che in Basilicata hanno scelto la Lega, che supera M5s e Calenda, il centrodestra unito continua a vincere». Riccardo Magi+Europa: «A Con te viene riconosciuto un peso politico nel determinare le scelte strategiche sproporzionato rispetto al peso del consenso di cui si dispone”. Infine, il riconfermato Bardi: «Il sostegno di Renzi e Calenda può essere un modello per Roma».

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