Viterbo – Dati Anvcg e Viminale: “22 milioni di residuati bellici sgomberati in Italia tra il 2017 e il 2022, 25mila ordigni ancora da ritrovare”
di Daniele Camilli
Viterbo – “Il sottosuolo del nostro Paese è ‘ancora in guerra’. 22 milioni di ordigni sgomberati in Italia tra il 2017 e il 2022, 25mila le bombe inesplose ancora da ritrovare”. Sono questi i dati del Viminale e dell’Associazione nazionale vittime di guerra (Anvcg) riguardanti i residuati bellici e le bombe ancora presenti su tutto il territorio nazionale. Resti e bombe, soprattutto della Seconda Guerra Mondiale, che uccidono ancora, a 80 anni dalla fine del conflitto. Solo nel 2023, sempre secondo i dati Anvcg, le vittime sono state 5, tra cui un bambino di appena 10 anni. Diversi feriti.
Una bomba di successo della seconda guerra mondiale
Pochi giorni fa il ritrovamento di un ordigno Blockbuster del peso di circa 2mila chili in via De Gasperi a Viterbo durante i lavori per la realizzazione di un complesso immobiliare.
Bombe USAAF (in blu) e RAF (in rosso) sganciate sull’Italia, 1942-1945 (da Bombing Survey 1947) – fonte Ministero dell’Interno
«Tra il 2017 e il 2022 – spiega l’Anvcg – saranno 13mila gli interventi e 22 milioni i dispositivi sgomberati».
“Il sottosuolo del nostro Paese – spiega un documento del Viminale – metaforicamente parlando, è ‘ancora in guerra’. Gli artificieri, soprattutto quelli del Genio Civile e quelli delle altre forze militari, effettuano ogni anno circa 3000 interventi, con una media di oltre 8 al giorno, per disinnescare i residui esplosivi dei passati conflitti armati che hanno coinvolto il nostro territorio”.
Tonnellaggio mensile di bombe sganciate sull’Italia (da Bombing Survey 1947) – Fonte Ministero dell’Interno
“Ad oggi – prosegue il documento del Viminale – non esistono solo bombe della Seconda o addirittura Prima Guerra Mondiale, come quelle degli aerei, anche di grandi dimensioni, ma esistono anche innumerevoli piccoli resti abbandonati da ignoti: infatti, rinvenimento di bombe a mano, granate d’artiglieria e cartucce varie, certamente con un potenziale esplosivo inferiore a quello di una bomba aerea, ma non per questo meno letale”.
Viterbo – La bomba di via Alcide De Gasperi – Gli artificieri al lavoro
“Si tratta – spiega il Viminale in un documento dedicato all’accesso all’abilitazione iniziale alla carriera prefettizia – residuati bellici che ancora oggi rischiano di esplodere e di provocare feriti o vittime in un Paese che, con tale produzione, ha superato un fiore all’occhiello della sua produzione industriale, ma che, ad oggi, non figura tra quelle più esposte al rischio mine. Le zone dove è maggiore la probabilità di incontrare una bomba non sono solo quelle dove si sono svolte le offensive più significative (ad esempio la costa siciliana, la costa salernitana, Cassino, Anzio, la Linea Gotica) ma anche le città, i porti, stazioni, depositi e ponti ferroviari, le principali arterie stradali e ferroviarie, soprattutto quelle utilizzate dalle colonne tedesche in ritirata dopo l’8 settembre 1943”.
Distribuzione del tonnellaggio delle bombe sganciate sui vari paesi (da Bombing Survey 1947) – Fonte Ministero dell’Interno
I dati ufficiali delle forze alleate, declassificati solo in anni recenti, dichiarano che tra il 1940 e il 1945 furono sganciate sull’Italia dalla RAF e dall’USAAF 378.891 tonnellate di ordigni, pari al 13,7% del totale sganciato sull’Europa, corrispondente secondo alcuni stime a circa un milione di bombe.
Una bomba Blockbuster sganciata da un aereo durante la seconda guerra mondiale
“I ritrovamenti avvenuti nel corso degli anni in porzioni precise e non casuali della penisola – prosegue il documento del ministero – dimostrano che molti di quegli ordigni non sono esplosi completamente e una frazione significativa di essi che secondo una stima sarebbe pari al 10%, non è esplosa completamente. Nella migliore delle ipotesi, quindi, almeno una bomba su quattro deve ancora essere recuperata; si tratterebbe di 25mila dispositivi sul territorio nazionale. Le bombe che custodisce in particolare il sottosuolo, rimaste inesplose per decine e decine di anni, sono soprattutto quelle di aerei, che per il loro peso e la loro configurazione raggiungono profondità di oltre 5-8 metri in terreni non rocciosi. Questi dispositivi ibernati rimangono attivi, ma in realtà non costituiscono un pericolo diretto se non vengono spostati o toccati”.
Daniele Camilli
Multimedia: Commento fotografico: La bomba in via De Gasperi – Video: Gli artificieri in azione
6 maggio 2024
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