Il Veneto è al terzo posto in Italia per qualità del lavoro – .

Il Veneto è al terzo posto in Italia per qualità del lavoro – .
Il Veneto è al terzo posto in Italia per qualità del lavoro – .

La pandemia ha scosso profondamente il mercato del lavoro in Veneto, portando con sé importanti trasformazioni. In particolare, molte le aziende venete, attive nei settori manifatturiero, edilizio e dei servizi, si trovano a fare i conti con la difficoltà di reperire profili con competenze adeguate. Lo dice la CGIA di Mestre, che rileva come le aziende sottraggano i dipendenti migliori.

Mai come adesso si è sentito il bisogno di fidelizzare i propri collaboratori attraverso il rafforzamento di una serie di comportamenti già in atto da qualche anno, come ad esempio pagamento Di stipendi Di più alto; la trasformazione di contratti a tempo indeterminato; la possibilità di consentire ai dipendenti orari di lavoro più flessibili; l’appello a le attrezzature professionali più innovative; avanzamenti di carriera; l’implementazione di benefit e welfare aziendale.

Nel Veneto questo processo di miglioramento del benessere aziendale, colloca la nostra regione al terzo posto a livello livello nazionale per quanto riguarda la qualità del lavoro. Solo la Lombardia e la Provincia Autonoma di Bolzano hanno un livello superiore al nostro. Nonostante ciò, continua la fuga dal lavoro fisso.

Infatti, quando l’offerta di lavoro aumenta notevolmente e la domanda è scarsa, il rischio che le aziende “rubino” i loro migliori dipendenti è molto alto. Una pratica presente in Veneto da almeno dieci anni, anche se dopo il Covid il fenomeno ha subito una marcata accelerazione.

Secondo le ultime analisi sulle dimissioni dai rapporti di lavoro a tempo indeterminato in Veneto, queste ultime sono in crescita. Se nel 2019 erano 93.918 in valore assoluto, nel 2022 sono arrivati ​​a 126.534 (+34,7 per cento). È interessante notare che il tasso di sostituzione avvenuto entro 7 giorni dalla presentazione delle dimissioni per il 2022 è stato pari al 56%. Rispetto al 2019 è aumentato di 4 punti. Pertanto, questi dati ci dicono che iAumenta il numero di coloro che hanno deciso di lasciare il vecchio lavoro per uno nuovo. Una decisione, quest’ultima, spesso presa dopo aver ricevuto un’offerta salariale migliore e la messa a disposizione di un ambiente lavorativo meno “stressante” rispetto al precedente.

Esaminando l’età dei lavoratori veneti che si sono dimessi nel 2022, emerge che il 63 per cento ha tra i 30 e i 54 anni, il 20 per cento ha meno di 30 anni e il 17 per cento ha più di 54 anni.

I settori economici veneti che hanno subito il maggior incremento di dimissioni rispetto al periodo pre-pandemia (2019) sono stati il ​​settore metalmeccanico, il commercio al dettaglio, il terziario avanzato, la sanità e, in misura minore rispetto agli altri, il settore pubblico. amministrazione.

 
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