ad Avellino nulla è scontato – .

Secondo la tradizione italiana, le elezioni europee rappresentano un passo decisivo per misurare gli equilibri politici interni, i rapporti di forza tra alleati, lo stato di salute del governo. Sarà così anche questa volta.

Man mano che la campagna elettorale entra nel vivo del conflitto, lo scontro si farà più radicale, innanzitutto tra le due principali forze della scena politica, cioè tra Fiamma di Giorgia Meloni e il PD di Elly Schlein che, non a caso, sono in crescita in tutti i sondaggi Se Fratelli d’Italia ha recuperato il terreno perduto negli ultimi mesi, stabilizzandosi attorno al 27 per cento, negli ultimi sette giorni il Pd ha recuperato lo 0,6 per cento, superando ampiamente la soglia del 20, quattro punti dietro al Movimento Cinque Stelle.

Il contrasto tra due leadership dai colori forti e marcati, tra la destra di Giorgia e la sinistra di Elly, tra proposte radicali e slogan antitetici, spiega anche la crescita che si vede al centro, prima fra tutte quella di Forza Italia, che incrocia la domanda per l’equilibrio e la moderazione, che rappresenta l’approdo più naturale e affidabile agli occhi dell’elettorato centrista.

Il 9 giugno, però, gli avellinesi non voteranno solo per il rinnovo del Parlamento europeo ma anche per eleggere il nuovo sindaco della capitale e il nuovo consiglio comunale. Ed è del tutto evidente che una delle chiavi decisive per comprendere il conflitto amministrativo si gioca proprio sul contrasto tra politica e civiltà.

Perché se è indubbio che il peso del voto strutturato, il traino delle liste resta un fattore fondamentale nella partita per Palazzo di città, con la polverizzazione dei blocchi e il proliferare di candidati per la fascia tricolore che ci troviamo testimoniare nella dimensione politica rischia di essere determinante nell’influenzare l’esito del contenzioso. Le opzioni si moltiplicano, gli apparati si disperdono, quindi l’impatto dell’opinione aumenta. Che sarà fortemente condizionata dalla dimensione politica, dall’orientamento degli elettori rispetto alla disputa europea, soprattutto considerando il fatto che Avellino è l’unico capoluogo campano chiamato al voto, uno dei tre dell’intero Mezzogiorno, e assume quindi una particolare valenza politica.

Nessuno vincerà al primo turno, ma basteranno anche percentuali piuttosto basse per arrivare al ballottaggio. Il divario tra il secondo e il terzo, per intenderci, potrebbe essere anche una manciata di voti e in questo senso il valore aggiunto determinato dal voto di lista, o da un voto eminentemente politico, potrebbe essere decisivo. Una carta in più a favore delle opzioni più riconoscibili, per quei candidati della fascia tricolore guidati dai partiti che avranno tutto l’interesse a politicizzare la disputa, a coinvolgere i riferimenti nazionali, a bilanciare voto amministrativo e voto europeo.

E se il centrosinistra, il cosiddetto campo largo, si presenterà unito attorno a un candidato, Antonio Gengaro, che dovrà puntare essenzialmente a non pagare alcun dazio rispetto al comportamento di una coalizione che dovrebbe garantire l’accesso al ballottaggio. quasi per inerzia, l’impatto dell’opinione guidata dalla dimensione politica del voto europeo potrebbe rivelarsi decisivo nel definire i rapporti di forza tra le principali opzioni alternative al centrosinistra, per effetto della combinazione della disarticolazione di quello che era il fronte dell’ex sindaco agli arresti domiciliari in attesa di revisione e del centrodestra.

La polverizzazione degli apparati rende più contestabile che mai l’accesso al voto, pensare solo in termini di liste e di portatori di voto sarebbe profondamente sbagliato e molto pericoloso.

 
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