«È necessaria una profonda trasformazione del modello economico apuo-versiliese» – .

MASSA-CARRARA – “Le dichiarazioni off-air rilasciate dal titolare di una delle maggiori aziende di marmo di Carrara, secondo cui gli operai che subiscono incidenti nelle cave sono degli imbecilli improvvidi, essi stessi causa delle proprie disgrazie, la dicono lunga il modo di pensare della classe imprenditoriale carrarese e apuana. Se non è possibile generalizzare, va però sottolineato che la stessa reazione “amichevole” del presidente di Confindustria Massa-Carrara, presente al colloquio, non aiuta certo ad alimentare pensieri più positivi” commenta l’Arci in un comunicato stampa pubblicazione.

“Un tuffo insomma in uno scenario che ricorda altre epoche il cui impatto, come ci ricorda la cronaca quotidiana, è ancora molto presente non solo nelle zone più arretrate del Sud ma anche al Nord, in Toscana e a Massa-Carrara – – scrive l’Arci – Una subcultura così ancestrale è capace di vanificare in gran parte le più moderne norme in materia di sicurezza sul lavoro e, nel caso delle cave di marmo, la stessa sicurezza pubblica. Come ARCI ci chiediamo se, di fronte ad un datore di lavoro di questo tipo che, oltre ad una evidente indifferenza verso l’ambiente, dimostra un cinico disprezzo verso i propri diretti collaboratori, lo Stato, in tutti i suoi aspetti, sviluppi un’azione adeguata a almeno contenere tanto cinismo e tanta voracità. Recentemente – prosegue l’associazione – insieme ad altre associazioni ambientaliste nazionali (CAI, Legambiente, WWF, Italia Nostra, Mountain Wilderness), abbiamo dichiarato che le Alpi Apuane sono fortemente compromesse da un vorace estrattivismo che ha ridotto un’area già florida del marmo a un’area mineraria. distretto, con una conseguente perdita di conoscenza, occupazione, ricchezza e, non ultimo, di coesione sociale. Insieme abbiamo riconosciuto che, anche in altre parti del mondo, attraverso l’appropriazione delle ricchezze naturali ma anche, più in generale, di dati, conoscenze e competenze, i poteri economici tendono a porsi in una posizione di comando nella struttura complessiva del capitalismo e quindi anche di condizionamento, se non occupazionale, degli stessi assetti istituzionali. Fortemente preoccupati per un’inadeguatezza del quadro normativo che regola lo svolgimento delle attività estrattive nella nostra Regione e la tutela delle Alpi Apuane, patrimonio unico di bio e geo-diversità – sottolinea Arci -, abbiamo individuato alcuni obiettivi transitori ma realizzabili nel breve termine, in presenza di una forte volontà politica che si opponga alla pesante offensiva industriale per ulteriori “espropri” a danno delle comunità locali e degli ecosistemi apuani, offensiva che si fa strada negli spazi consentiti dalla normativa regionale vigente e in l’inerzia, se non la complicità, dei diversi livelli istituzionali. Innanzitutto – elenca l’associazione – è necessaria una ridefinizione delle quote scavabili nelle Alpi Apuane sulla base della sostenibilità dei suoi ecosistemi e delle capacità di trasformazione della filiera locale dei prodotti lapidei, non sulle potenzialità derivanti dalla domanda da parte dell’edilizia e delle esportazioni estere, in altre parole della voracità del mercato mondiale. Inoltre – indica l’Arci – abbiamo individuato la necessità di superare la monocultura mineraria favorendo la ricostruzione di una moderna filiera del marmo e l’incentivazione concreta di processi socio-economici virtuosi, attraverso l’avvio di nuove attività più ecosostenibili, ma anche la urgenza di rifinanziamento e di riattivazione dei controlli sulle cave da parte dell’ARPAT e degli altri organi di polizia giudiziaria, nonché di giungere ad una reale e progressiva esclusione di ogni attività estrattiva nel Parco delle Alpi Apuane. Non ultimo, la piena riaffermazione dei beni pubblici e collettivi esistenti sulle Alpi Apuane, che nel tempo sono stati oggetto di usurpazioni, occupazioni e rivendicazioni da parte dell’industria estrattiva”.

“Come Arci – conclude la nota – guardando oltre le deliranti esternazioni di un imprenditore del marmo che, alla luce dell’esperienza, tutti potremmo immaginare, riconfermiamo il nostro impegno per una profonda trasformazione dell’attuale modello economico apuo-versiliese che ha come il risultato inevitabile è l’indifferenza verso la natura e il disprezzo per l’essere umano, esso stesso parte inscindibile della natura”.

 
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