Teramo protagonista della storia a Siena. Ecco il motivo… – .

Un Santo, un evento, tre protagonisti, due città. Questo è quello che è successo da venerdì a domenica in Toscana. La Santa è Caterina da Siena, patrona della città del palio, proclamata compatrona d’Italia insieme a san Francesco d’Assisi da Papa Pio XII, nominata Dottore della Chiesa da Papa Paolo VI e infine proclamata compatrona d’Europa da Papa Giovanni Paolo II insieme a San Benedetto da Norcia. Un CV autoptico da far tremare i polsi, ma anche quello “vitae” non è male. L’evento è quello che si ripete ogni anno a Siena: i festeggiamenti per il Santo Patrono. Durano circa una settimana e terminano sempre il sabato e la domenica successivi alla festività che cade il 29 aprile. Cosa è successo lo scorso fine settimana. Le due città sono: Siena, appunto, e Teramo.

Cosa c’entra Teramo? Cosa c’entra la nostra città con tutto questo? Sarà forse perché si abusa della parola “Evento” anche quando si parla di un aperitivo in piazza, dell’apertura di un fast food o di un concerto che può spaziare dagli U2 (scherziamo) a Vittorio il Fenomeno. L’evento a Teramo è “Filipponeide”, ovvero tutto ciò che il Re Mida degli eventi tocca con mano. Forse è perché questa volta non c’entra niente con il fatto che di un “Evento” vero e storico non si è saputo quasi nulla. Sarebbe giusto, adesso, parlare dei tre protagonisti locali della vicenda, perché ce ne sono anche altri provenienti da varie “quartieri”.

Sono nell’ordine: il Prefetto di Teramo Fabrizio Stelo, il Vescovo di Teramo Lorenzo Leuzzi e il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto. Veniamo ai fatti. A Siena tra le tante celebrazioni ce n’è una in particolare. Davanti all’immagine del Santo è posta una lampada ad olio che viene mantenuta costantemente accesa. L’olio che alimenta questa lampada è sempre stato donato da un comune situato nell’arcidiocesi di Siena che lo consegna alla città di Siena l’ultimo giorno dei festeggiamenti. Qui entra in scena il primo protagonista: il prefetto Stelo, un senese che conosce molto bene le tradizioni, che chiama mons. Leuzzi e gli chiede di chiamare l’arcivescovo di Siena, cardinale Augusto Paolo Lojudice, per sapere se l’olio può essere donato dalla città di Teramo. Leuzzi, che non dorme nemmeno la notte, non si lascia ripetere due volte, soprattutto perché anche il cardinale è amico di lui da tempo. Incredibile ma vero, la risposta è sì, si può fare. A questo punto entra in gioco il sindaco Gianguido D’Alberto, una volta defilipponizzato, che capisce la portata della vicenda.

Tutto fatto: Teramo sarà il primo comune non senese della storia a donare l’olio per la lampada votiva. La macchina organizzatrice “leuzziana” si mette in moto. A Siena, tra venerdì e sabato, sono arrivati ​​oltre 300 teramani con pullman e auto e il coro “Nisea” diretto dal maestro Claudia Morelli e accompagnato dalla presidente Francesca Persia, che ha incantato il Santuario della Casa di S. Caterina con un concerto venerdì sera pieno. Teramo, quindi, è stata subito protagonista ma sabato e domenica ne ha avuta ancora di più. In entrambe le giornate il gonfalone cittadino è stato portato in corteo con al seguito il Sindaco, il Prefetto, il Vescovo e il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Fabrizio Chirico, scortato dagli sbandieratori e dai tamburini delle 17 contrade accompagnati dai civili. , autorità religiose e militari, oltre ad una grande folla.

Mons. Leuzzi ha avuto anche l’onore di presiedere la concelebrazione di sabato sera, quella solenne, con accanto il cardinale Lojudice e il cardinale Lazzaro You Heung-sik, direttore del dipartimento del clero, praticamente il cardinale che comanda tutti i sacerdoti del mondo . A conclusione della giornata, in Piazza del Campo, grande spazio hanno avuto con i loro interventi sia Leuzzi che lo stesso sindaco D’Alberto. Domenica mattina è stato il giorno della consegna dell’anfora con l’olio, avvenuta nella casa di Santa Caterina con il Sindaco e il Vescovo che hanno consegnato l’orcio realizzato appositamente a Castelli e recante gli stemmi della città e della Curia. Altri interventi, quello del sindaco D’Alberto, particolarmente apprezzato da tutti, un’altra processione per il centro storico e un’altra messa presieduta questa volta dal cardinale Lazzaro. La riflessione amara che va fatta è: la città di Teramo, protagonista a Siena, sapeva poco e niente di tutto questo.

A parte le 300 persone che sono salite in Toscana, nessuno ha detto nulla. E pensare che erano tre le televisioni toscane in diretta per un evento che vale quanto il premio. Qualcuno ha sottovalutato l’evento o lo ha colpevolmente ignorato. Chi ha avuto la possibilità e la voglia di esserci ha potuto toccare con mano l’importanza di quanto stava accadendo. Chi non c’era o non sapeva si è perso molto, anzi moltissimo. Teramo, per una volta, è stata protagonista della storia, perché essere il primo di qualcosa che ha una tradizione ultracentenaria è forse un evento leggermente più grande di un aperitivo in piazza.

Alfredo Giovannozzi

 
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