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Cultura

Mazara del Vallo, città ricca di storia e fascino, vanta un passato medievale caratterizzato da un vivace multiculturalismo e da un fiorente sviluppo economico. Dopo la conquista normanna, la popolazione di Mazara era composta da quattro gruppi etnici distinti: latini, greci, musulmani ed ebrei. Ogni comunità abitava in un quartiere specifico e godeva della libertà religiosa. La tolleranza reciproca era un valore fondamentale, consentendo la convivenza pacifica tra gruppi diversi. Nel libro “Conoscere Mazara” di Antonino Sammartano si legge: “Fino al XIV secolo la città era divisa in quartieri, in ciascuno dei quali sorgeva una chiesa, da cui il quartiere stesso prendeva nome, con una piazza antistante e adiacente ad esso.

Accanto al Duomo era la piazza principale della città (come ancora oggi), su cui si aprivano la chiesa e il monastero di Santa Chiara, dalla seconda metà del XIV secolo in poi il Palazzo Chiaramonte (una parte del quale fu poi adibita a residenza costruzione del Palazzo Vescovile), e sede della magistratura civica. Era un luogo di ritrovo per i cittadini e il centro ufficiale della città, dove arrivavano i corrieri con i dispacci. Il Consiglio Generale, invece, cioè l’assemblea del popolo, si teneva nella Cattedrale.

Un’altra piazza importante, detta «La Ganea», era la piazza del mercato, centro degli affari economici della città. Le strade si intrecciavano in vario modo e alcune di esse prendevano il nome dalle corporazioni di artigiani, operai o mercanti che vi abitavano. Le case si aprivano generalmente su cortili, che avevano al centro il pozzo comune e il lavatoio. [….] Fu dalla fine del XV secolo, quando nel 1493 la comunità ebraica, con un editto emanato l’anno precedente dal re Ferdinando il Cattolico, fu espulsa dalla città, che ebbe inizio un processo di assimilazione e fusione tra i tre elementi etnici rimasti. . : processo che portò alla definitiva prevalenza dell’elemento latino.” Il porto rappresentava il motore economico della città.

Già sfruttato dai Fenici e dai Selinuntini, trovò il suo apice con i musulmani, che ne valorizzarono le potenzialità commerciali. Lavori di ampliamento e dragaggio, uniti alla naturale conformazione della foce, fecero del porto un punto nevralgico per i traffici marittimi, immortalato anche nelle carte nautiche medievali. Di conseguenza, il commercio marittimo, in quel periodo storico, era l’anima di Mazara. Durante la dominazione musulmana i commerci furono diretti soprattutto verso i porti africani, mentre con la conquista normanna si aprirono nuove rotte verso le fiorenti città costiere italiane e catalane.

“Il commercio marittimo era, quindi, una vocazione naturale per Mazara. E se al tempo della dominazione musulmana era diretto soprattutto verso i porti africani, dopo la conquista normanna si aprirono nuovi rapporti commerciali con le allora fiorenti città marittime dell’Italia e della Catalogna. Colonie di mercanti genovesi, pisani, amalfitani, catalani e veneziani, come abbiamo detto sopra, furono presenti a Mazara fino al XIV secolo. Il porto era dotato del “caricatore”, cioè di un insieme di magazzini adibiti allo stoccaggio dei cereali destinati all’esportazione, che sorgeva in prossimità della foce del fiume, all’angolo sud-occidentale della cinta muraria che circondava la città.

Era difeso da una torre munita di artiglieria e amministrato da un portulano, da alcuni ufficiali e da un magazziniere, ai quali spettava una percentuale dei diritti di “commercio”, cioè di esportazione, spettanti alla Regia Curia. Oltre al commercio ufficiale, fioriva anche la pirateria, come era consuetudine nelle città marittime dell’epoca. Un certo Graffeo Giorgio, corsaro mazarese, attaccò e saccheggiò navi genovesi e pisane nel 1360 e nel 1371, nonostante proteste e interventi diplomatici.

“Sappiamo di un certo Graffeo Giorgio, di Mazara, che nel 1360 attaccò e saccheggiò nel mare di Sardegna sei navi da carico genovesi e nel 1371 una nave pisana. Le proteste dei magistrati genovesi e pisani e l’intervento del re Federico III risolsero in quelle due circostanze la questione, ma quelle azioni piratesche non saranno state le uniche compiute da Graffeo, né sarà stato lui il solo a praticare la pirateria .”

 
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