C’era una volta l’ambizione… La chiamavano Milano – .

C’era una volta l’ambizione… La chiamavano Milano – .
C’era una volta l’ambizione… La chiamavano Milano – .

C’era una volta… Così iniziano tutte le fiabe, luoghi di sogni che migliorano la realtà e non solo quella dei bambini. La stagione è finalmente giunta al suo finale. sabato sera Il Milan saluterà i suoi tifosi in un San Siro dai due volti. Il primo tempo sarà segnato da “suono del silenzio” per lasciare il posto, nella ripresa, ai colori e al caos dei tifosi.

La Curva Sud non poteva restare in silenzio davanti all’ultima squadra rossonera composta da Simon Kjaer, Olivier Giroud e mister Stefano Pioli. Già la settimana scorsa da questa rubrica era nato il fondato desiderio di immaginare un San Siro che infiammasse al fischio finale contro la Salernitana tre colonne della storia recente dei rossoneri (LEGGI QUI). E così sarà. Ma al ritorno a casa, quale favola accompagnerà il tifoso rossonero prima di affidarsi alle tenere braccia di Morfeo?

Se ne va la narrazione più accreditata degli ultimi giorni immaginiamo che la storia avrà delle sfumature malinconiche poco rassicuranti. C’era una volta una Milano che non si accontentava mai essere relegato al ruolo di supporto. Orgoglio, ambizione e storia sono da sempre i segni distintivi per tornare a vestire la porpora dei re. Il verbo coniugabile è sempre stato uno solo: VINCITA.

L’attualità guarda futuro di questo club con vaghe convinzioni che si possa fare il definitivo salto di qualità. Il tutto corroborato dalle continue parole del numero uno di RedBird Capital, Gerry Cardinaleche compare negli spot nei salotti dell’alta finanza, dà lezioni al mondo del calcio con pensieri che lasciano indecisi: “Bisogna trovare un equilibrio tra l’obiettivo a breve termine di vincere ogni anno e l’obiettivo a lungo termine di sostenibilità e coerenza nel ridurre la volatilità e la variazione delle prestazioni. COSÌ?

A “spiegazione” viene subito dopo una frase che legittima chiunque a lasciarsi andare a un sorriso: “I tifosi ovviamente vogliono sempre vincere. L’ironia nello sport è che se vinci ogni anno rendi la competizione meno interessante“. Si direbbe: “Che qualcuno salvi la Premier League e la Liga”. Inghilterra e Spagna lo sono oppure no due campionati con ormai poca competitività visti gli ultimi sei successi su sette del Città e il dualismo incontrastato di Real e Barcellona che va avanti da 30 anni (dal 1984 solo in 4 occasioni, con Atletico Madrid, Valencia e Deportivo La Coruña, il dominio si è interrotto)?

Parole che lasciano ampio spazio alla riflessione tanto quanto pensieri sulle prospettive tecniche future. Quello tanto decantato Lavoro di squadra della dirigenza rossonera evidentemente ha messo un allenatore che non si impone con personalità è in cima alle sue priorità di fronte ad un gruppo fragile e lunatico. Non mettere in discussione le scelte che restano appannaggio unico ed esclusivo del pensiero insindacabile dei gestori e dei relativi dati statistici. Non avere un CV degno della storia di questo club o cosa posso fare sognare l’ambiente. È opportuno mettere su quel banco qualcuno che possa fornire garanzie statistiche confermate dal software. Una gestione approssimativa stagionale non era sufficiente. Le evidenti e letali lacune tecniche e di leadership di questa rosa non hanno aiutato la dirigenza di Casa Milan ad avere dubbi sul metodo.

Due secondi posti, una semifinale di Champions League e uno scudetto ereditato significano solo una cosa. Dall’anno prossimo non devi provare a vincere ma devi solo vincere. Lo dicono i numeri, le statistiche e l’ambizione storica di questo club. Alla base del progetto c’è la scelta di non ascoltare le anticipazioni del miglior tecnico sul mercato e vai invece da chi, nella migliore delle ipotesi, ha ha vinto solo in Ucraina Dopo risultati di cabotaggio piccolo/medio in Portogallo, Italia e Francia. La speranza è questa dopo il risanamento gestionale dello scorso giugno, il grande investimento sul mercato sacrificando uno dei migliori giocatori della rosa, un percorso stagionale migliore solo rispetto allo scorso anno (quinto in classifica), un’esperienza europea mista a sfortuna e imbarazzo, Ll’ennesima scommessa per raccogliere frutti e trofei a coloro che in questo momento non sembrano avere le stigmate dei migliori allenatori di calcio.

Non resta che aspettare, aprire un buon libro, chiudere gli occhi e sognare al suono di: “C’era una volta… Milano”.

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