LA BASILICATA OLTRE CINQUANTANTE, INVECCHIATA, VULGARISTA E VERBALMENTE INCCONTINANTE – Talenti Lucani – .

L’iniziativa assunta da Raffaele La Regina di concludere il corso 2024 della benemerita Scuola di Politica “Impact” con una discussione sul celebre “caso Basilicata”, ovvero su ciò che resta di quella stupenda esperienza dei primi quindici anni di vita del Governo regionale lucano. Ed è estremamente appropriato questo discorso all’interno della “Romualdo Coviello Lecture”, un format di approfondimento delle grandi tematiche lucane legate a un personaggio che fu fautore, promotore e tenace difensore della programmazione, almeno fino al periodo magico della Basilicata. , fatta di una governance illuminata, votata esclusivamente al bene comune di una regione che aveva trovato nella nuova Istituzione un alto punto di riferimento. Il cosiddetto Caso Basilicata nasce da un lavoro originale prodotto da politologi, economisti e sociologi americani, nelle persone di Robert Putnam, Raffaella Nanetti e Robert Leonardi, che nel 1985 pubblicarono “La pianta e le radici”, uno studio sull’approvazione da parte delle comunità interessate dalla nuova geografia istituzionale centrata sulla nascita delle regioni. Lo studio ha rilevato in particolare il forte grado di riconoscimento dei lucani nella nuova istituzione regionale, e l’ottima performance della Regione stessa in campo economico, programmatico e gestionale. Da quella esperienza, l’allora Presidente del Consiglio Regionale, Romualdo Coviello, nel 1987, decise di affidare agli stessi autori lo studio sull’Effetto Regione in Basilicata, cioè un approfondimento specifico delle problematiche che riguardavano l’interpretazione dell’Effetto Regione in Basilicata. ruolo di punto di riferimento del Governo per una comunità interpretata dalla neonata Regione. Il risultato è stato che, dal punto di vista dell’identificazione di una comunità nella nuova istituzione, la Basilicata si è posta come “modello”, cioè come pieno riconoscimento, da parte dei cittadini lucani, del ruolo, della funzione e della capacità di l’Istituzione a dare risposte. I tre ricercatori hanno poi notato che mentre le Regioni del Nord, al timone di realtà dinamiche dal punto di vista dello sviluppo e con un’economia che viaggiava a buona velocità, non erano riuscite a porsi al centro dello scenario politico-istituzionale , le Regioni più piccole e in particolare la Basilicata, la cui economia dipendeva in gran parte dalla spesa per investimenti pubblici, erano apparse come un importante strumento di governo e di risoluzione dei problemi. Si parlava allora di elevata performance istituzionale come fattore di sviluppo. Oggi, la lodevole iniziativa di Raffaele La Regina porta due di quei ricercatori, il Prof. Nanetti e il Prof. Leonardi, a discutere a Potenza (sabato 25 maggio alle 11.30, presso il Centro Bibliotecario di Santa Maria) su ciò che resta di quell’esperienza. Ed è come aprire una finestra al vento fresco della buona politica, nel senso di un invito a parlare con franchezza di cosa è cambiato nel modo di operare di questa istituzione e di come viene accolta oggi dall’opinione pubblica. I lettori conoscono l’opinione di questo giornale: un incredibile passo indietro, una perdita di visione collettiva, un declino del Governo nella gestione della cosa pubblica, l’abbandono della pianificazione, la conformazione dell’ente regionale alla volontà politica, con una perdita di l’autonomia della burocrazia, l’uso discrezionale delle risorse per accrescere il consenso elettorale dei partiti e del popolo, la trasformazione di una figura istituzionale esile e scarna in un’immagine di Botero, testa piccola e culo grande, ovvero una Regione che pensa e progetta poco e gestisce il tutto, privando altri enti locali del diritto di delega operativa di interi settori. Ecco, questo è il tema su cui si gioca il futuro dei giovani lucani: o si recuperano gli ideali, la progettualità e i comportamenti del passato, rimodellando il regionalismo sul concetto di un’istituzione che progetta, detta le linee, prepara le leggi e delegare funzioni, oppure occorre riportare indietro le lancette dell’orologio, verso quel centralismo che poteva essere lento, maldestro, ma che aveva anche lati positivi, come i concorsi pubblici, la selezione meritocratica, il controllo in corso d’opera, l’uniformità delle decisioni e soprattutto la utilizzo delle risorse per scopi collettivi e non discrezionali, per ambiti, o categorie o persone complete di nome e cognome. Apriamo questo confronto e vediamo se quelle radici sono ancora capaci di far nascere una nuova stagione di autonomia che cancelli tutta la bruttezza di questa esperienza di riforma abortita a causa della cattiva politica. Il problema allora sarà costringere i capponi a sacrificarsi per un nuovo Natale lucano. Rocco Rosa


Visite agli articoli: 18

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT AMP-Borsa oggi in diretta | Il Ftse Mib chiude in parità. Sul podio Pirelli, Leonardo e Recordati. Vendite su Tim – .