“Danno irreparabile”. Richiesti 9 mesi per gli imputati – .

“Danno irreparabile”. Richiesti 9 mesi per gli imputati – .
“Danno irreparabile”. Richiesti 9 mesi per gli imputati – .

Rimini, 25 maggio 2024 – Secondo la Procura furono quei lavori a provocarli “danno irreparabile” alle mura medievali e malatestiane di fronte al ponte di Tiberio. E chi ha autorizzato ed eseguito l’intervento per il camminamento lungo le mura ha commesso il danno intenzionale” di un immobile storico sottoposto a vincolo. Da qui la richiesta, avanzata nell’udienza di ieri, di condanna a 9 mesi per iqquattro finirono sotto processo per i lavori eseguiti sul ponte di Tiberio e inaugurato nel 2018. Sul banco degli imputati c’erano l’ex funzionario della Soprintendenza Vincenzo Napoli, gli allora dirigenti del Comune Daniele Fabbri e Federico Pozzi e Antono Petrone, titolare dell’impresa che eseguì i lavori. Non solo: la Procura chiede anche “il ripristino dei luoghi”.

Insomma: fuori dalle passerelle. Secondo l’accusa era necessaria l’autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali per iniziare il lavoro. Il cantiere era finito sotto l’esame della Procura in seguito alle denunce presentate da un comitato di residenti, costituito all’epoca a difesa del ponte di Tiberio (di cui faceva parte anche l’ex parlamentare Ennio Grassi). Nel avvisto le 90 buche, ciascuno di mezzo metro di diametro, forati nelle antiche mura per ancorare la passerella.

Supervisione ha dato il via libera ai lavori, supervisionando costantemente il cantiere. Ma per la Procura era necessaria l’approvazione del ministero prima di avviare il cantiere. Per i quattro imputati ieri è stata chiesta una condanna a 9 mesi. La prossima udienza si terrà il 5 luglio. I legali dei quattro a processo sono certi che il processo si concluderà con l’assoluzione. “L’udienza ha dimostrato l’infondatezza delle accuse – sottolineano Cesare e Roberto Brancaleoni, avvocati di Fabbri – Tutti i testimoni hanno attestato la perfetta regolarità dell’operato del manager e lo stesso consulente del pubblico ministero ha sottolineato che Fabbri ha agito legittimamente e in conformità al progetto, regolarmente approvato dagli organi competenti e dotato di tutte le autorizzazioni richieste. Confidiamo che a luglio questo lungo processo possa concludersi giustamente con l’assoluzione”. “Pozzi – dicono i suoi legali, Moreno Maresi e Monica Morolli – in quel momento non ha fatto altro che seguire l’avanzamento dei lavori della passerella, precedentemente progettata e autorizzata. Nel corso del processo è emerso il comportamento corretto del Comune in tutte le fasi”. La Procura ha un parere completamente diverso. In caso di condanna chiede che l’eventuale sospensione della pena sia condizionata “al ripristino dei locali”. Tradotto: tramite la passerella.

 
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