«Archiviare il caso Citrobacter uccide ancora i nostri figli» – .

«Archiviare il caso Citrobacter uccide ancora i nostri figli» – .
«Archiviare il caso Citrobacter uccide ancora i nostri figli» – .

DiLaura Tedesco

Le mamme Francesca e Valentina, il papà Andrea: «Non vogliamo vendetta, ma verità e giustizia»

«Non siamo qui per cercare vendetta, vogliamo verità e giustizia. Archivia il batterio assassino, ucciderebbe nuovamente i nostri figli di Citrobacter”. L’abbraccio tra le mamme Francesca Frezza e Valentina Lago, con gli occhi rigati di lacrime nei corridoi tribunale di Verona riportano il calendario a giugno di 5 anni fa: «Nel 2019 è morta la piccola Nina e Jacopo ha riportato un danno cerebraleora ci appelliamo al giudice ma soprattutto all’uomo, confidiamo che si metta una mano sulla coscienza…”.

«Un’esistenza rovinata per sempre»

Valentina è al tribunale scaligero con il marito Andrea: «Il nostro Jacopo festeggerà tra pochi giorni i suoi primi 5 anni – il giovane padre abbassa lo sguardo —. A causa di quel terribile batterio che gli ha devastato il cervello mentre era ricoverato nel reparto di terapia intensiva neonatale di Borgo Trento, non ha mai potuto e non potrà mai vederci, camminare o parlarci. Un’esistenza rovinata per sempre, e con lui quello della nostra famiglia… Ecco, per Jacopo, per gli altri neonati così gravemente danneggiati dal Citrobacter, per i piccoli come Nina che non ce l’hanno fatta a sopravvivere, occorre fare chiarezza e giustizia”. Il ricorso dei genitori, che chiedono al giudice Luciano Gorra di «respingere la richiesta di licenziamento presentata da Per lo più Procura di Verona (tranne gli ultimi due in ordine cronologico, per i quali invece l’accusa verrà discussa in udienza preliminare, ndr) dei ragazzi, quasi un centinaio di cui una decina molto grave e/o mortale, affetto da Citrobacter a Verona dal 2019 al 2020”, è che “chi ha commesso un errore sulla pelle dei nostri figli deve pagare. Crediamo che riaprire le indagini anziché archiviarle chiudendole in un cassetto senza accertare pienamente la verità sia un dovere nei confronti di tutta la popolazione, soprattutto alla luce di quelli aggiuntiviepisodi molto recenti di nuove colonizzazioni riscontrati su tre neonati il ​​5 maggio”.

L’abbraccio in tribunale

Nel 2019, nella Latta del principale luogo nascita del Venetole mamme Francesca e Valentina avevano entrambe i loro bimbi prematuri ricoverati nella stessa stanza: «Ricordiamo tutto come se il tempo non fosse mai passato… — sospirano — All’epoca nessuno all’ospedale di Verona ci parlò del Citrobacter, nessuno ci ha informato che i nostri figli poteva correre qualche pericolo, non sapevamo nulla, non ci hanno detto nulla…”. Nina, la bambina di Francesca, non ce l’ha fatta; Jacopo, il secondogenito di mamma Valentina e papà Andrea, aveva un danno cerebrale irreversibile: 5 anni dopo il loro incontro a Tin, ora si sono ritrovati e abbracciati in tribunale, uniti nella richiesta di “riaprire le indagini” su cui il gip Gorra si è riservato di decidere. Sul fronte opposto, la difesa che assiste i 7 medici, tecnici e dirigenti ospedalieri finiti sotto inchiesta per omicidio colposo e lesioni colpose, continua a fare muro insistendo su questo il caso viene chiuso sulla base della maxi perizia disposta dalla Procura, che dimostra che il Citrobacter è “un batterio endemico”.

I compensi

Madre-coraggio non è d’accordo e si rivolge direttamente ai vertici dell’ospedale: «Se voi aveste fatto dal 2018 al 2020 quello che ora pretendete di aver fatto per gli ultimi tre casi di colonizzazione, i nostri figli sarebbero con noi oggi…penso ai giorni trascorsi in un reparto che ritenevo ottimo. Penso a come sia potuto accadere – osserva Frezza -. Penso alle tante, tantissime differenze tra gli ospedali in Italia. Penso alle sofferenze causate a noi e a chissà quante altre. Ma presto arriverà il momento in cui restituirò qualcosa a Nina la dignità che le hai tanto negato”. Concordi i genitori di Jacopo: «Famiglie lasciate sole come la nostra, con un macigno nel cuore che ci accompagnerà per tutta la vita. Per Jacopo non esisteva giustizia, per Jacopo non esisteva alcun risarcimento, solo abbandono e solitudine. Ma noi – assicurano mamma Valentina e papà Andrea — non ci arrendiamo e non ci arrenderemo. Nostro figlio è la nostra forza”.


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1 giugno 2024 (modificato il 1 giugno 2024 | 16:44)

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