Gli storici latini dicono che la famiglia di Mecenate ha una storia antichissima, ma quello che dice Carducci è la verità: “basterebbe la città di Arezzo per fare la storia d’Italia”, degna quindi di essere la capitale europea della storia e della cultura.
In una tomba nobiliare di Tarquinia, di una donna, antenata e stirpe del Mecenate di Chiusi, Larti Cilnei, discendente dei Lucumoni di Chiusi, si trova questa scritta
“an aritinar significava arsince”, (salvò gli aretini).
Il territorio aretino, abitato oltre 50mila anni fa, vedi la donna ritrovata all’Olmo, visse sempre di caccia, gli antichi abitanti erano dotati di cavalli, e anche degli ultimi esemplari di elefanti, e queste abitudini continuarono fino all’età degli Etruschi, quindi tanto che alcuni sostengono che il nome di Arezzo derivi da Artemide, dea della caccia e della natura, sorella di Apollo.
Artemide, Dea rimasta vergine e amazzone e cacciatrice, ma anche dettatrice della moda e dell’eleganza associata alla forza.
Torniamo alla tomba di Larthi, moglie di un avvocato, aveva la passione della medicina ed eseguiva dissezioni sui cadaveri ed era diventata famosa anche nel chiusino e nell’aretino per le sue esperienze mediche.
Troppi aretini morivano di malattie cardiache a causa del colesterolo alto nel sangue, e secondo il suo studio dovevano nutrirsi maggiormente di prodotti vegetali ed erbe, e seguendo il suo consiglio l’Arno Tiberiade fu deviato e gran parte del la Valdichiana poteva essere coltivata, ecco perché, nella porta meridionale della Città, è stata ritrovata la statuetta dell’aratore, che ci ricorda che la giusta alimentazione sta nella coltivazione della terra e non negli animali, ma non solo , accanto all’aratore c’è Atena Ergane, dea sostenitrice dell’arte, dell’operosità artigianale, dell’ingegno degli aretini……….., e questo è continuato fino ai giorni nostri.
