“Più ferro e meno gomma per la mobilità tra Arezzo e Firenze ma è necessario potenziare quelle regionali” – .

“Più ferro e meno gomma per la mobilità tra Arezzo e Firenze ma è necessario potenziare quelle regionali” – .
“Più ferro e meno gomma per la mobilità tra Arezzo e Firenze ma è necessario potenziare quelle regionali” – .

“Il diritto alla mobilità effettiva e sicura delle persone e delle merci è fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Questo diritto è da tempo negato a tutti coloro che, per motivi di lavoro o di studio o per trasferire beni, utilizzano il sistema di trasporto pubblico/privato e di circolazione delle merci tra Arezzo e Firenze”. COME Alessandro Tarquinicapo della delegazione aretina di Confindustria Toscana Sud, interviene sulla mobilità sempre più critica tra Arezzo e Firenze.
L’ultimo incidente mortale di giovedì 30 maggio, con numerosi mezzi pesanti coinvolti, code che hanno raggiunto i dieci chilometri e intasamento della Regionale 69 già satura di traffico, è avvenuto in autostrada, tra le uscite Valdarno e Incisa. Si tratta dell’ennesimo incidente, a poche settimane da una lunga serie di altri incidenti che, oltre a morti e feriti, hanno causato enormi disagi alla circolazione.
«È prevista la realizzazione della terza corsia fino al casello Valdarno. Il progetto è iniziato nel 2010, poi aggiornato con le nuove norme tecniche e sarà presentato nella versione esecutiva del contratto entro l’estate. I lavori, come annunciato qualche mese fa da Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, dovrebbero iniziare nel 2025 – dice Alessandro Tarquini – La realizzazione della terza corsia autostradale è fondamentale soprattutto in termini di sicurezza, ma la terza corsia non risolverà i problemi della mobilità nella nostra provincia, tanto più che a sud del casello del Valdarno il progetto è fermo dal 1988. La realizzazione della terza corsia dal Valdarno a Firenze non farà altro che spostare i crescenti problemi che il tratto aretino della L’A1 sta attraversando – spiega Tarquini – Dobbiamo tenere presente che il sistema di trasporto pubblico locale, su gomma e su rotaia, è inadeguato alle esigenze del territorio. I ritardi dei treni, spesso di ore, sulla tratta Chiusi-Arezzo-Valdarno-Firenze sono all’ordine del giorno, provocando disagi ai pendolari e creando gravi problemi. ricadute sull’attività degli enti pubblici e delle imprese private. La causa dei ritardi dei treni regionali è dovuta principalmente alla crescente interferenza con le linee dell’Alta Velocità sulla linea e in ingresso allo snodo di Firenze, ma anche all’obsolescenza del materiale rotabile. Nel piano industriale 2022-2031 del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane è prevista una terza corsia sui binari (portando a sei binari la linea Arezzo-Rovezzano) ma il tutto è ancora in attesa di uno studio di fattibilità e anche di RFI a breve e medio termine le soluzioni riguardanti la gestione delle ore di punta regionali con l’eliminazione del piegamento ai treni ad alta velocità sono state rifiutate dai pendolari, soprattutto perché non assicurano la regolarità degli orari dei treni mattutini, che dovrebbero garantire l’ingresso puntuale sul posto di lavoro. Siamo consapevoli che gli interventi infrastrutturali non sono realizzabili nel breve periodo e che diventerà fondamentale la riduzione della mobilità stradale attraverso l’intensificazione dell’offerta di trasporto ferroviario di persone e merci. Per questo auspichiamo che il dialogo costante tra gli enti pubblici coinvolti con i vertici nazionali di RFI e Trenitalia possa fornire risposte efficaci, affinché oltre all’offerta Alta Velocità vengano potenziati il ​​servizio pubblico regionale e il trasporto merci” conclude Tarquini.

 
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