È la soluzione o il male minore? – .

La Sicilia torna sotto i riflettoriemergenza rifiuti. Di recente, il presidente della Regione, Renato Schifanie il Primo Ministro, Giorgia Meloni, hanno firmato a accordo cruciale a Palermoche sblocca i Fondi di sviluppo e coesione destinato all’Isola. In particolare, lo erano Stanziati 800 milioni di euro per la realizzazione di due termovalorizzatori nelle province di Palermo e Catania, una mossa che potrebbe rimodellare il panorama della gestione dei rifiuti sull’isola. Inoltre, Sono stati stanziati 36 milioni di euro per la realizzazione di tre nuove discariche, mentre altri 128 milioni finanzieranno quattro impianti di trattamento dei rifiuti.

Il quadro italiano

In Italia i termovalorizzatori rappresentano una componente essenziale nella gestione dei rifiuti. Attualmente, il Paese conta 37 stabilimenti attivi, localizzati principalmente nel Nord Italia. In particolare, al Nord sono ubicati 26 stabilimenti, con una significativa concentrazione in Lombardia (13 piante) e in Emilia Romagna (7 piante). Negli impianti del Centro e del Sud sono state trattate rispettivamente oltre 532mila tonnellate e più di un milione di tonnellate di rifiuti urbani. Attualmente a Brescia si trova il più grande termovalorizzatore d’Italiain Lombardia, seguito da quello di Acerra, in Campania, dove i termovalorizzatori hanno risolto problemi critici di smaltimento dei rifiuti. In passato, la regione era costretta a imballare e spedire i rifiuti nel Nord Italia, con conseguenti costi elevati e inefficienze logistiche. L’introduzione di moderni impianti di termovalorizzazione ha permesso di chiudere localmente il ciclo dei rifiuti, riducendo costi e impatto ambientale. Nel 2019 in ItaliaPer esempio, Sono state trattate 5,5 milioni di tonnellate di rifiuti producendo 4,6 milioni di MWh di energia elettrica e 2,2 milioni di MWh di energia termicasufficiente a soddisfare i bisogni di circa 2,8 milioni di famiglie.

Mentre il Nord Italia è ben dotato di termovalorizzatori, il Centro e il Sud del Paese soffrono di una significativa carenza di impianti. La Sicilia, in particolare, sta facendo passi da gigante con il progetto di realizzazione di nuovi termovalorizzatori a Palermo e Catania. La gestione dei rifiuti rappresenta una sfida complessa per le regioni del Mezzogiorno, in particolare per SiciliaDove la natura dei rifiuti solidi è molto diversa rispetto al Nord del Paese. La maggior parte dei rifiuti solidi prodotti in Sicilia sono di origine organica, derivanti dal consumo diffuso di frutta fresca e altri prodotti alimentari. Ciò contrasta con le regioni settentrionali, dove prevalgono i rifiuti di cartone e di imballaggio. Di conseguenza, il volume complessivo dei rifiuti in Sicilia è significativamente più elevato che in altre regioni italiane, richiedendo soluzioni su misura per la gestione efficiente di questi materiali.

I due nuovi termovalorizzatori previsti a Palermo e Catania sono stati progettati tenendo conto delle specifiche esigenze della Sicilia. Tali impianti sono dimensionati per gestire il volume e la tipologia dei rifiuti solidi prodotti localmente, evitando così il rischio di sovraccarichi e inefficienze. Un impianto più grande potrebbe, infatti, diventare un ricettacolo di rifiuti provenienti da altre regioni del Mediterraneo, creando ulteriori problemi logistici e ambientali. Si tratta di progetti, del valore di circa 800 milioni di euronon sarà operativo, secondo le previsioni, prima del 2027 e avrà lo scopo di ridurre la dipendenza dalle discariche, cercando di migliorare l’efficienza del sistema di gestione dei rifiuti.

I nuovi stabilimenti in Sicilia

Dionisio Giordanorappresentativo di Piet Cgilha riassunto l’immagine come segue: “Se il nuovo piano regionale rifiuti vede i due termovalorizzatori di Palermo e Catania come un elemento da realizzare, la nostra posizione non è mai stata contraria. Si tratterà sicuramente di capire i due volumi previsti. Non bisogna però trascurare una buona raccolta differenziata e una buona raccolta dei materiali”.

Dionisio Giordano, Fit Cisl Sicilia

Giordano ha poi sottolineato l’importanza di non considerare la termovalorizzazione come un elemento isolato: “La termovalorizzazione è uno degli elementi del cosiddetto ciclo integrato dei rifiuti ed economia circolare (un modello di produzione e consumo che prevede la condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti il ​​più a lungo possibile). ILIn Sicilia abbiamo superato il 50% di raccolta differenziata, ma le aree metropolitane di Palermo e Catania sono ancora indietro. Il primo passo è senza dubbio il raggiungimento dell’obiettivo del 65%. collezione. Non siamo assolutamente contrari ai termovalorizzatori, ma tutto ciò deve rientrare in una visione sistemica di ciclo integrato dei rifiuti“.

Giordano conclude con una visione chiara: “Non dobbiamo avere un approccio ideologico ma sistemico rispetto a ciò di cui la Sicilia ha davvero bisogno oggi. La termovalorizzazione è una fase che parte dalla massimizzazione dello sforzo sulla separazione e recupero dei materiali, e deve essere integrata in un ciclo complessivo che comprenda anche il trattamento dei rifiuti residui“.

Modello Copenaghen

trasporto rifiutiGli impianti previsti a Palermo e Catania sono frutto di investimenti pubblici e utilizzano tecnologie avanzate che garantiscono emissioni praticamente pari a zero. A Copenaghen, il termovalorizzatore di Amager Bakke (Copenhill) è un esempio di come sia possibile integrare un impianto industriale nel contesto urbano senza impatti negativi sulla qualità dell’aria e sulla salute pubblica. L’impianto danese, con la sua pista da sci sul tetto e il design architettonico innovativo, lo ha dimostrato efficienza energetica e sostenibilità possono andare di pari passo. In Sicilia, gli stabilimenti di Palermo e Catania seguiranno un modello simile, garantendo emissioni ridotte al minimo grazie a sistemi di filtraggio avanzati e processi di combustione ottimizzati. L’obiettivo non è solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche trasformare i rifiuti in una risorsa preziosa, producendo energia elettrica ed energia termica per le comunità locali.. Uno degli aspetti più innovativi di questi nuovi termovalorizzatori è l’approccio al trasporto dei rifiuti. I percorsi alternativi previsti per i trasporti mirano a non ostacolare la circolazione urbana, a migliorare l’efficienza logistica e a ridurre l’impatto del traffico cittadino. Questa soluzione non solo facilita il flusso dei rifiuti verso gli impianti, ma minimizza anche le emissioni legate al trasporto su strada. Un nuovo tipo di tecnologia che rappresenta un notevole passo avanti rispetto al modello tradizionale della discarica, ormai molto probabilmente obsoleto.

Il dibattito in Europa

Nonostante gli evidenti vantaggi, Gli impianti di termovalorizzazione sono spesso oggetto di accese discussioni. La Direttiva Europea sulla gestione dei rifiuti privilegia infatti la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio rispetto all’incenerimento, a causa delle emissioni di sostanze nocive come le diossine, seppure minime. Inoltre, il contributo degli inceneritori alle polveri sottili è relativamente basso rispetto ad altre fonti di inquinamento, ma non trascurabile.

I termovalorizzatori in Italia sono sicuramente fondamentali per la gestione dei rifiuti e la produzione di energia. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle discariche e aumento del riciclo, è necessario aumentare il numero degli impianti, migliorare la raccolta differenziata e adottare un approccio sistemico. L’esperienza del Nord Italia può servire da modello per le regioni del Sud, dove sono in corso progetti promettenti ma ancora in fase iniziale.

 
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