Cade dalla barella e si rompe l’omero, infermiera di Terni condannata a un risarcimento – .

Cade dalla barella e si rompe l’omero, infermiera di Terni condannata a un risarcimento – .
Cade dalla barella e si rompe l’omero, infermiera di Terni condannata a un risarcimento – .

14 giugno 2024 19:08

La paziente protagonista della vicenda, allora 90enne, era caduta dalla barella del pronto soccorso del Santa Maria di Terni e, a causa dell’incidente, aveva riportato la frattura dell’omero sinistro. Il fatto risale all’8 febbraio 2013 e ora, 11 anni dopo, un dipendente dell’ospedale, infermiere professionista, è stato condannato dalla Corte dei Conti dell’Umbria a pagare quasi 12mila euro a titolo di risarcimento per quella caduta. contro Santa Maria (che poi risarcisce i danni agli eredi del malato, nel frattempo morto per altre cause). Per i giudici il dipendente ha dimostrato “superficialità, scarso senso di responsabilità e temporanea inosservanza delle più elementari regole di buon senso e prudenza, il che costituisce una colpa grave e inescusabile”. Meglio è andata a un altro infermiere professionista e ad un dirigente medico di medicina e chirurgia d’urgenza, per i quali è stata respinta la richiesta di condanna per lo stesso importo, avanzata anch’essa dalla Procura regionale della contabilità.

Ma ecco i fatti: l’anziana, in seguito ad uno svenimento avvenuto presso la propria abitazione, è stata soccorsa da un’ambulanza del 118 e portata al pronto soccorso. Come si legge in sentenza, dopo i primi controlli in codice giallo, è stata posta in attesa di un consulto cardiologico per oltre quattro ore finché, nel tentativo di scendere dalla barella, senza alcun aiuto e ostacolata nei movimenti dalle sbarre laterali, ha avuto caduto, riportando la frattura dell’omero sinistro e escoriazioni alla testa, senza che i soccorsi fossero riusciti ad intervenire in tempo, né coinvolgendo il figlio del paziente che aveva chiesto di collaborare ed era stato portato fuori dal pronto soccorso. In seguito all’accaduto, la novantenne aveva presentato una richiesta di risarcimento a Santa Maria, richiesta alla quale aveva fatto seguito un giudizio civile davanti al tribunale di Terni.

Il procedimento nel 2017, quando la donna era ormai deceduta, si concluse con la condanna della società a favore degli eredi per un totale di circa 35mila euro. Di qui l’apertura di un fascicolo da parte della Procura regionale della Corte dei Conti nei confronti dei tre dipendenti, che secondo la magistratura contabile sono incorsi «in evidenti violazioni degli obblighi di custodia, poiché non hanno assicurato la necessaria sorveglianza e assistenza al paziente pur essendo completamente il rischio che cada dalla barella è prevedibile ed evitabile”. Come accennato, però, per il Tribunale presieduto dal giudice Pier Carlo Floreani “nessuna condotta illecita arrecante danno, né alcuna culpa nel vigilando”, può essere ravvisata nell’operato del direttore sanitario – difeso in tribunale dagli avvocati Giovanni Ranalli e Garzuglia -, così come l’altra infermiera, rappresentata dall’avvocato Laura Chiappelli. Tuttavia, come si legge nella sentenza, permangono “evidenti violazioni dei doveri di custodia e vigilanza da parte dell’infermiere”. La donna – assistita dall’avvocato Emidio Gubbiotti – ha invece sostenuto a sua difesa che la sua attività è stata “pronta, rapida, efficace, opportuna e corretta”. Adesso però dovrà pagare 11.946 euro, oltre alla rivalutazione secondo gli indici Istat e agli interessi legali.

 
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