“Capuano merita di restare a Taranto”

Nella stagione in cui il Taranto ottenne in campo il secondo posto nel campionato di Serie C, un allenatore tarantino riuscì a vincere i playoff di categoria e a riportare la Carrarese in Serie B dopo oltre 76 anni. Giuseppe Padovano, storico vice allenatore di Eziolino Capuano, ha avuto il merito e la bravura di abbracciare il progetto toscano, grazie anche alla chiamata del salentino Antonio Calabro, che lo ha voluto al suo fianco in questa esperienza.

Mister Padovano, quando ha capito che la Carrarese poteva ottenere la promozione?

«Abbiamo esordito solo due giorni dopo essere arrivati ​​a Carrara, andare a giocare a Pesaro e pareggiare 0-0. Nella seconda partita abbiamo affrontato la Torres, seconda in classifica e a -3 dal Cesena: avevamo già una distanza abbastanza siderale da loro. Abbiamo vinto 5-1 e abbiamo preso consapevolezza di essere un gruppo forte e importante. Da qui è nato un percorso mostruoso: abbiamo fallito una sola partita contro la Recanatese. Da quando sono subentrato a mister Calabro abbiamo raccolto 38 punti in 17 partite, con una media di 2,24 punti/partita, la migliore media tra tutte le riserve nei campionati professionistici su dieci partite. Nei playoff ci sentivamo molto forti. Ho un ottimo rapporto con Eziolino, ho lavorato con lui tutta la vita. Parlando più volte, gli ho sempre detto che chi avesse incontrato la Carrarese avrebbe avuto difficoltà a superarla… e così è stato. Abbiamo giocato a Perugia, vincendo 2-0 contro una squadra costruita per un grande campionato. Dopo aver superato la Juventus, che credo fosse la squadra più forte, ci siamo sentiti imbattibili: in quel momento nessuno poteva più batterci”.

Avreste sperato in una partita contro il Taranto di Capuano nei playoff?

«Sinceramente mi avrebbe dato fastidio. Da Tarantino, incontrare il Taranto in una finale playoff o ad eliminazione diretta mi avrebbe dato fastidio. Potendo scegliere, avrei preferito non farlo. Se fosse successo è chiaro che avrei fatto di tutto e di più per portare la Carrarese, insieme a mister Calabro, dove siamo arrivati”.

Qual è stato il segreto della tua Carrarese?

«La continuità nei risultati, il gruppo formato da ragazzi eccezionali. Non sono luoghi comuni, ma sono calciatori dediti al proprio lavoro: c’era gente che giocava meno e che si allenava a duemila l’ora e ci credeva tanto quanto il compagno che giocava abitualmente. Tutti si sostenevano a vicenda. Complimenti a chi ha costruito la squadra, perché è una squadra forte e con un budget nettamente inferiore a tante potenze dei tre gironi di Serie C. Il ds è stato bravo anche a ingaggiare giocatori ancora freschi fisicamente, lo abbiamo dimostrato in le due finali con il Vicenza, dove li abbiamo praticamente surclassati dal punto di vista fisico e organizzativo”.

Secondo te perché è così difficile creare un’alchimia vincente a Taranto?

«Non vivendo la situazione dall’interno è difficile dare un giudizio. Credo e spero che il Taranto, negli anni a venire, possa realizzare al più presto il sogno della Serie B. Quest’anno penso che abbia fatto un campionato mostruoso perché Capuano, un anno e mezzo fa, ha ereditato una squadra inadatta a livello professionistico. L’ha salvato in modo semplice, solo lo 0-0 col Messina in cui presero una serie infinita di pali e traverse non gli permise di accedere ai playoff già lo scorso anno. Quest’anno poi, con una squadra sicuramente più attrezzata, ha dimostrato di essere la più continuativa dopo la Juve Stabia: ha fatto un percorso di altissimo livello, peccato per i quattro punti di penalizzazione perché nei playoff avrebbero potuto avuto vantaggi maggiori di quelli che li hanno avuti”.

Da tifoso tarantino, cosa ne pensi dell’attuale stallo tra Capuano e Giove?

«Sono di parte, ma il lavoro di Capuano è sotto gli occhi di tutti. Fare quello che ha fatto Capuano era impossibile per chiunque, ha riportato un entusiasmo generale che non si vedeva da anni. Nella partita contro il Vicenza Iacovone ha fatto il tutto esaurito, credo che il Taranto abbia l’obbligo di ripartire da lui: ha dimostrato con i fatti di essersi guadagnato la riconferma, gestendo una squadra composta da giocatori reduci da stagioni non esaltanti. I vari Kanoute e Bifulco ne sono un esempio. Da ricordare anche che ha valorizzato un giocatore come Antonini, difensore classe 1998, che ha generato una plusvalenza nelle casse societarie. Ha perso Cianci nel mercato di gennaio, prendendo giocatori con caratteristiche diverse; ha ricostruito Ferrara che, con il suo arrivo, è nettamente cresciuto dal punto di vista prestazionale. Credo che Vannucchi sia tra i portieri più forti dei tre gironi, è stato fatto un lavoro mostruoso oltre ad aver riportato grande entusiasmo in città. Mi auguro che Capuano possa essere ancora l’allenatore del Taranto perché significherebbe portare avanti un progetto che comincia ad avere successo”.

Parlando di pianificazione e programmazione, visti i lavori di restyling allo Iacovone, quanto ritieni fondamentale possa essere un settore giovanile e l’applicazione dei tempi?

«Il settore giovanile è un dogma imprescindibile di qualsiasi squadra: avere basi importanti sotto serve a creare assetti per il futuro. Il Taranto si sta strutturando e deve continuare su questa strada, magari migliorando nel tempo il risultato di valorizzazione dei ragazzi del settore giovanile. A proposito del tempo di gioco, credo che in una località come Taranto il tempo di gioco non svolto venga ripagato con presenze sugli spalti due o tre volte rispetto ai contributi della legge Melandri, a cui possono accedere le società sportive. Eziolino ha dimostrato in carriera che quando ha giovani forti, a prescindere dal minutaggio, li mette in campo: Parisi ne è un esempio, quando eravamo ad Avellino. I minuti non devono essere una priorità, ma se ci sono giocatori che meritano di scendere in campo è bene sfruttarli. Non conosco perfettamente la situazione della costa ionica, ma Capuano ha compiuto un semimiracolo arrivando al secondo posto. Permettetemi però: con il minutaggio, forse, forse non sarebbe arrivato secondo, anche se non ci sono controprove”.

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