CAI MASSA CARRARA – Chiudere la Via Alta Tambura significa tradire gli accordi del Contratto di Fiume e limitare lo sviluppo turistico del nostro territorio. – Antenna 3

Sezione CAI di Massa è rimasto scioccato dalla scelta dell’amministrazione chiudere al traffico Via Alta Tambura. Questo sconcerto nasce sia dal contenuto che dal metodo adottato.

La sezione CAI di Massa non si è mai tirata indietro dal confronto costruttivo con gli enti pubblici e ha sempre mantenuto un atteggiamento propositivo in ogni circostanza: lo avremmo fatto anche in questa occasione. Invece abbiamo appreso dal sito del Comune che tutto era stato deciso, senza alcuna discussione. Per quanto riguarda i contenuti, segnaliamo che il problema dell’accesso al fiume era già stato affrontato alcuni anni fa durante il processo partecipativo del Contratto di Fiume.

Dalla discussione sono state stabilite azioni specifiche, concordate con l’amministrazione, per affrontare la questione in modo costruttivo. Tra le azioni concordate, non è mai stato concordato il blocco della strada, ma l’istituzione di un adeguato divieto di sosta e l’istituzione di un “bus navetta pubblico con un itinerario che risponda alle esigenze della popolazione dei paesi di montagna e sia utile a limitare le presenze” . Inoltre è stata prevista la realizzazione di “Campagne informative rivolte agli utenti del Torrente Renara e del Fiume Frigido in collaborazione tra Comune e associazioni”.

Il coordinatore di queste azioni nell’ambito del Contratto di Fiume è stato il Comune di Massa. Le azioni individuate sono state il risultato di un confronto serio e partecipato che ha visto cittadini, associazioni ed enti locali contribuire con idee, esperienze e competenze tecniche. Sono passati due anni dalla firma del contratto di Fiume, che vedeva anche noi del Club Alpino Italiano e di queste azioni, come di tutte le altre, non c’è traccia.

L’attuale decisione dell’amministrazione di fatto mette fine a quelle azioni, cancella mesi di lavoro collettivo, si contraddice rispetto agli impegni presi, svilisce un processo partecipativo che costa denaro pubblico. Ci teniamo a sottolineare che bloccare di fatto una via di accesso ai principali sentieri escursionistici, speleologici e ambientali del nostro territorio va in netto contrasto con quanto affermato dal dottor Billi dell’Istituto per gli Studi Turistici di Firenze nella sua recente audizione all’assessorato al turismo commissione: la forza turistica del nostro territorio è rappresentata dalla bellezza della natura che deve essere coordinata e sviluppata con la parte marina anche attraverso una migliore logistica dei trasporti.

Inutile affidare gli studi ad esperti del settore se poi si fa l’esatto contrario, negando di fatto la frequentazione di una parte del nostro territorio ritenuta unica a livello nazionale.

 
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