LA VARESE NASCOSTA. I misteri del cimitero abbandonato di Viggiù – .

LA VARESE NASCOSTA. I misteri del cimitero abbandonato di Viggiù – .
LA VARESE NASCOSTA. I misteri del cimitero abbandonato di Viggiù – .

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(Dal sito www.varesenoi.it) Torna l’appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del territorio del Varesotto in collaborazione con l’associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda.

Oggi continuiamo a raccontare leggende e storie insolite del nostro territorio. Andiamo a Viggiù, per visitare il suo antico cimitero abbandonato, da tempo al centro di strane e spaventose voci…

Ai piedi del massiccio del Monte Orsa si trova Viggiù, un affascinante borgo che durante la “Belle Epoque”, tra il XIX e il X secolo, conobbe tempi migliori, diventando uno dei centri preferiti dal turismo milanese. Viggiù è un paese di scultori e scalpellini e questo lo si deduce non solo dalle decorazioni, portali, balconi e bassorilievi che adornano case e chiese del centro storico ma anche dal vecchio, piccolo cimitero abbandonato, ricco di mausolei e tombe adornato con eccellenti sculture.

Entrando in questo cimitero in una giornata invernale si respira per un attimo una strana aria d’altri tempi, e si dimentica il rumore della strada vicina. Il cimitero di Viggiù ha una caratteristica strana: sembra che in alcuni giorni particolari non sia possibile fotografarlo; le fotografie presentano aloni particolari, strani riflessi di luce o colori lividi che non rispecchiano la realtà del momento. Quei momenti sono la disperazione dei fotografi! Io stesso ne ho avuto prova più volte.

Si dice anche che nel cimitero ci sia un fantasma, una persona morta in giovane età legata in qualche modo allo scultore E. Butti che visse a lungo in una splendida villa a Viggiù. Purtroppo i frammenti di informazioni che ho ricevuto non sono tali da permettermi di rievocare un racconto già di per sé incompleto, quindi mi limiterò a riportare solo il racconto dell’esperienza vissuta suo malgrado da un mio amico da Viggiuto qualche anno fa.

«Avevo 17 anni e con un amico volevo scattare delle fotografie impressionanti nel vecchio cimitero in un triste e nebbioso tardo pomeriggio invernale. Il cancello è sempre chiuso, quindi abbiamo scavalcato il muro e abbiamo scattato le nostre foto. Qualche giorno dopo, ritirate le stampe, abbiamo avuto la spiacevole sorpresa di vedere che le foto erano come “solarizzate” e tutte con una strana luce giallastra. Solo nelle immagini in cui si vedeva una certa cappella la fotografia aveva il suo colore reale ma c’era un dettaglio strano che non riuscivamo a distinguere bene: come un’ombra che sporgeva da un angolo interno del muro.

Emozionatissimi decidemmo di tornare al cimitero per vedere meglio e, ormai euforici dall’avventura come si è a quell’età, aspettammo di andarci una sera in cui faceva freddo, pioveva e non c’era un cane in giro. Entriamo (sempre scavalcando) ed esploriamo le cappelle. Entro in uno e il mio amico entra nell’altro, sento un grido soffocato e corro da lui. Entro e vedo una lastra sconnessa del pavimento che rivela un foro quadrato abbastanza grande da consentire il passaggio di un uomo e il mio compagno mi chiama a bassa voce dal buio, sottoterra: era caduto nel seminterrato!

Prendo una vecchia scala che qualcuno aveva lasciato tra i cespugli e scendo anch’io. Siamo nella cripta probabilmente con i sarcofagi. Nell’oscurità possiamo vedere solo ombre. L’odore pungente e stantio ci investe e, voltandoci, siamo sorpresi di vedere in un angolo una luminosità verdastra. Ricordo di aver parlato di muffa fosforescente, ma senza troppa convinzione. Abbiamo avuto dei brividi, poi la macchia luminosa si è spostata e si è ingrandita, assumendo una forma allungata e abbiamo sentito una grande confusione e paura nelle nostre teste mentre la cosa si avvicinava e ci girava intorno.

In preda al panico ci precipitammo alla scala ed io, più svelto, salii come un gatto e mi gettai a terra; Tesi una mano al mio amico per aiutarlo a salire: era a metà delle scale e come pietrificato con la bocca spalancata non riusciva a muoversi mentre la luce verdastra circondava tutto tranne la testa. Il mio amico adesso piangeva e diceva con la bocca rotta: ‘Mi stringe troppo… aiutatemi, mi risucchia! Non so neanche io come ho fatto, ma in pochi secondi l’ho afferrato per le spalle e l’ho tirato su. Gettandolo a terra, ho dato una spinta alla scala, buttandolo dentro e ho chiuso la botola con la lastra.

Giusto in tempo perché siamo rimasti sconvolti nel vedere che la “cosa” stava per uscire.

Restiamo lì immobili, a guardare puntini di luce verdastra eruttare dai bordi della lastra di pietra ed esplodere nell’aria. Poi, correndo come matti, siamo usciti dal cimitero, grattandoci tutti mentre scavalcavamo goffamente il muro”. Questo è uno dei tre fenomeni simili avvenuti a Viggiù…

(R. Corbella tratto da La Varese Nascosta)

 
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