Dongfeng, risposte ufficiali ed esclusione dalla Ten-T a luglio – .

Dongfeng, risposte ufficiali ed esclusione dalla Ten-T a luglio – .
Dongfeng, risposte ufficiali ed esclusione dalla Ten-T a luglio – .

A luglio, dopo le missioni in Cina del premier Giorgia Meloni e del ministro della Mimit Adolfo Urso, si saprà di più sulla possibilità che Dongfeng Motor investa in Italia. Il grande produttore di auto a batteria controllato al 100 per cento dallo Stato cinese è da tempo in trattative con il governo italiano per verificare le condizioni di uno sbarco nel Bel Paese. Nei mesi scorsi una delegazione italiana guidata da Amedeo Teti, direttore generale del Mimit e coordinatore del tavolo ministeriale sulla crisi del settore industriale brindisino, aveva già incontrato i vertici dell’azienda in Cina. Il governo offrirebbe sussidi, entro i limiti imposti dal divieto sugli aiuti di Stato. La partita tocca da vicino i porti di Brindisi e di Taranto, che sarebbero stati messi a disposizione dall’esecutivo come hub logistico, quale avamposto europeo per l’ingresso delle auto elettriche. L’improvviso aumento dei dazi sulle auto cinesi deciso nelle ultime ore dall’Europa potrebbe avere l’effetto di accelerare anche l’arrivo della Dongfeng in Italia. Se, infatti, le case automobilistiche cinesi decidessero di aprire stabilimenti nel Vecchio Continente per l’assemblaggio di automobili, potrebbero sperare di aggirare i dazi imposti da Bruxelles.

Si tratta di una grande opportunità per il porto di Brindisi, che è già stato scelto da Grimaldi come base per il trasbordo delle auto, trasportate attraverso le bisarche della compagnia italiana. Il ministro Urso ha confermato al Corriere della Sera che c’è «la disponibilità a collaborare con la Cina sia in ambito commerciale che per possibili investimenti reciproci sui veicoli elettrici in generale, ma non solo. Siamo aperti agli investimenti. Siamo usciti dalla via della seta – ha concluso – ma crediamo nella via del mercato”.

Se il discorso Dongfeng è ancora remoto, quello legato a Grimaldi, invece, è molto concreto. Il progetto prevede l’occupazione di 19 ettari, con una prima fase che vedrebbe l’azienda utilizzare solo la banchina dove attualmente l’Enel tratta carbone e una seconda fase con un ampliamento verso la zona franca doganale di Enel e Cerano. Parliamo di un investimento di 60 milioni di euro e di 240 dipendenti.

Dopo aver acquisito di fatto la gestione del porto di Igoumenitsa, Grimaldi guarda a Brindisi con sempre maggiore interesse vista la crescita esponenziale del traffico rotabile lungo l’Autostrada del Mare che da est raggiunge la Puglia, per poi proseguire il suo percorso verso il Tirreno.

E a proposito di tratte, nelle scorse ore il Mit ha diffuso una nota in cui esprime soddisfazione per l’adozione definitiva da parte del Consiglio Ue del regolamento sulle reti Ten-T. Per Brindisi è arrivata l’esclusione ufficiale. «Il corridoio Baltico-Adriatico si arricchisce, sul versante italiano, del prolungamento della dorsale adriatica fino a Bari» e «il nuovo corridoio dei Balcani occidentali collega l’Italia da sud con la nuova rotta Bari-Durazzo-Skopje-Sofia ”, commenta soddisfatto il ministro Matteo Salvini, che aggiunge che “la tratta ferroviaria Brindisi-Taranto è stata inserita nella Rete Globale”. Si tratta, in sostanza, della possibilità di rafforzare l’asse tra le due città portuali e industriali. Presumendo che questa possa essere una notizia accolta favorevolmente dal territorio brindisino, quello che è certo al momento è che le infrastrutture appartenenti alla Rete Ten-T sono ammissibili ai finanziamenti europei. E Brindisi è fuori, ancora una volta.

 
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