rumore pop al Medimex – .

Dalla stessa Glasgow che sette anni prima diede i natali artistici ai Simple Minds, arrivano i Gesù e Maria catena, nato nel 1984 e vissuto delle vicissitudini artistiche e non dei rudi fratelli William e Jim Reid (chitarrista e cantante). Quest’anno, quindi, la band scozzese festeggia 40 anni di carriera e lo fa portando in giro per l’Europa anche nuovi brani estrapolati dal loro ultimo lavoro “Glasgow Eyes”. Suoneranno al Medimex di Taranto domenica 23 giugno prima del Pulp.

Come i Pulp, originari di Sheffield, città industriale, e appartenenti alla classe media inglese, i Jesus sono nati in un sobborgo operaio di Glasgow e nelle loro composizioni parlano spesso di frustrazione, alienazione e rabbia, tipiche di chi ha avuto sudare il loro vivere nella vita. I fratelli Reid rappresentano un po’ quelli che poi divennero i Gallagher (Liam e Noel) con gli Oasis a Manchester negli anni ’90 dal punto di vista dei rapporti personali tra loro. Spesso inclini alla litigiosità ma capaci di creare sul palco una particolare alchimia molto apprezzata dagli amanti del rock dalle sfumature cupe, i Jesus and Mary Chain propongono un sound caratterizzato da chitarre distorte ma anche drum machine, sempre però addolcito dalla melodia delle composizioni. Instabili ed entusiasmanti, così li hanno definiti la maggior parte dei critici musicali britannici.

La prima formazione includeva un nome noto ai fan dell’indie-rock, Bobby Gillespie che in seguito divenne il leader dei Primal Scream.

La loro discografia è piuttosto limitata, otto album ufficiali, anche perché in questi 40 anni di carriera c’è un salto temporale dovuto allo scioglimento che va dal 1999 al 2007.“Psycochandy”, il loro album di debutto, è considerato dalla critica musicale uno dei migliori degli anni ’80. IL I JMC sono considerati la migliore band capace di riprodurre le influenze dei Velvet Underground, uno dei gruppi più importanti della storia del rock.

Dopo quattro decenni, la band scozzese resta uno dei pilastri del sound alternativo britannico, sempre in equilibrio tra abilità melodica ed esplosioni noise. Il loro ultimo lavoro, il già citato ‘Glasgow Eyes’, ha ottenuto buone recensioni in tutta Europa e richiama le sonorità del loro debutto, ricche di suoni distorti ma anche con inserti di elementi elettronici con omaggi più o meno espliciti alla storia del rock contemporaneo, in primo luogo tra tutti Lou Reed del suo periodo con i Velvet Underground.

Presentato come una celebrazione di 40 anni di carriera, in realtà il loro live show è a tutti gli effetti il ​​tour promozionale dell’Occhi di Glasgow (l’album più protagonista della scaletta), anche se in chiave retrospettiva non mancano i loro pezzi più riusciti come In a Hole (1985), Just like Honey (1985), Some Candy Talking (1986), Happy When Piove (1987), Terre oscure (1987), A testa alta (1989). Sul palco i due fratelli Reid dimostrano ancora la loro abilità. Tanta sostanza e pochi fronzoli come ha dimostrato l’ultima apparizione italiana al ‘Fabrique’ di Milano lo scorso 17 aprile.

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