È emersa una storia drammatica in una famiglia di Ancona dove una donna bengalese, poco più che trentenne, ha scoperto di essere stata ripudiata dal marito, con cui conviveva da anni in Italia, solo quando ha deciso di avviare la procedura di divorzio. La scoperta è avvenuta presso l’anagrafe del Comune di Ancona, dove la donna, assistita dagli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci, ha rinvenuto un documento bengalese attestante la fine del matrimonio, che risaliva al maggio 2023. Secondo l’avvocato , il marito aveva divorziato dalla moglie seguendo il rito islamico. Una pratica che, però, in Italia non ha valore legale. La donna era vissuta ignara di essere già “divorziata” secondo la legge islamica del Bangladesh, finché non ha tentato di formalizzare la separazione in Italia. I due si sono sposati nel 2008 con un matrimonio combinato e successivamente si sono trasferiti ad Ancona.
La storia della coppia
Il marito, un operaio di 41 anni, ha giustificato il ripudio affermando che la moglie non si comportava secondo i suoi standard di “buona moglie”. Nei documenti ufficiali del Bangladesh, l’uomo ha accusato la donna di “insubordinazione” e “adulterio”, sostenendo che lei non gli mostrava il dovuto rispetto e preferiva vivere una vita indipendente, senza prendersi cura di lui come avrebbe dovuto, a suo avviso. di lei. Ora, la donna vive con i figli minorenni in una struttura protetta in provincia di Ancona, avendo denunciato il marito per maltrattamenti e lesioni. Il 41enne è attualmente al secondo processo per questi crimini. Nel frattempo, la difesa della donna ha predisposto un ricorso al tribunale civile della città per il riconoscimento dei diritti della signora e dei suoi figli, sottolineando l’invalidità della sentenza islamica nel contesto dell’ordinamento italiano: «Abbiamo evidenziato la inesistenza, per il nostro ordinamento, di una normativa islamica contraria alle norme imperative e ai diritti fondamentali, in quanto derivante da forme di oscurantismo”, afferma uno dei due avvocati.
