Un bagno su 4 non ha lo scontrino in provincia di Livorno. E ci sono casi di lavoratori in nero Il Tirreno – .

Un bagno su 4 non ha lo scontrino in provincia di Livorno. E ci sono casi di lavoratori in nero Il Tirreno – .
Un bagno su 4 non ha lo scontrino in provincia di Livorno. E ci sono casi di lavoratori in nero Il Tirreno – .

LIVORNO. Non solo il controllo dello stabilimento balneare il cui gestore avrebbe dichiarato la metà degli ombrelloni rispetto a quelli effettivamente utilizzati, evadendo 250mila euro pur con ricevute non pagate (poi rimediate con il “pentimento speciale” attraverso il pagamento di 180mila euro). È questa la punta dell’iceberg dell’attività portata avanti dalle Fiamme Gialle che, dalla scorsa estate e fino a questo punto della stagione, hanno effettuato oltre 300 interventi sui bagni dell’intera provincia, di cui circa 80 da maggio ad oggi.

A ufficializzare questi numeri, che riguardano il settore turistico livornese, è il comandante provinciale della guardia di finanza, colonnello Cesare Antuofermo. «Controlli che spaziano dalla verifica dell’emissione delle ricevute per il noleggio di ombrelloni e sdraio, al lavoro nero. Complessivamente, a metà giugno di quest’anno, abbiamo superato il milione e mezzo di euro di entrate non dichiarate e violazioni Iva per quasi duecentomila euro”.

Per quanto riguarda gli incassi, su 130 casi analizzati, 35 erano situazioni irregolari, il che ci dà una percentuale che non supera il 25%, perfettamente in linea con i dati nazionali. Non sempre i finanziamenti arrivano al termine di un’operazione investigativa. Accade, ad esempio, che si presenti sul posto dopo aver ricevuto una telefonata da parte di turisti che non hanno ricevuto entro fine giornata la ricevuta di 40 euro per il noleggio dell’ombrellone. E poi c’è il lavoro nero, rilevato sia sulle nostre coste che all’Elba o lungo le coste di Piombino. «Non si tratta di un fenomeno clamoroso – continua Antuofermo – in cui, magari a pieno regime, lo stabilimento conta 15 lavoratori e di questi non c’è traccia di una coppia su nessuna carta. Lo abbiamo riscontrato in una decina di casi. Devo anche dire, però, che nella stragrande maggioranza si tratta di attività virtuose. La categoria non va assolutamente criminalizzata e ci tengo a sottolineare che molti titolari di concessioni demaniali hanno dimostrato di essere in regola dal punto di vista fiscale e occupazionale”.

Il comandante provinciale spiega la complessità di questi controlli, che rispondono a più voci. L’orientamento degli imprenditori da monitorare, infatti, avviene sulla base di report, analisi preliminari provenienti da banche dati o attività informative. Ed è proprio l’intersezione tra “la reale potenzialità accertata” e quella dichiarata (nel caso specifico la metà di 200 ombrelloni), che ha portato alla maxi multa per evasione di 250mila euro di cui Il Mar Tirreno lo ha riferito nell’edizione di ieri, con il manager – di cui non è stato reso noto il nome – che ha subito aderito al cosiddetto “pentimento operoso”, pagando 180mila euro. Un ombrello, se costa in media 30 euro al giorno, perché a fine anno vengono riportati su appositi moduli cifre che non sono coerenti con una semplice operazione matematica calcolata su un’azienda che notoriamente è spesso al completo? L’organismo c’è e vigila, anche se rispetto alle competenze degli uomini sono poche, c’è molto di cui occuparsi e non esiste solo il quartiere turistico-alberghiero. I controlli in questo settore, che comprende anche le immersioni e il noleggio di imbarcazioni, infatti, servono a prevenire attività criminali. «C’è sempre qualche avvoltoio in giro. Accade in tutta Italia e anche alle nostre latitudini – continua Antuofermo – dove certi movimenti rappresentano una potenziale via per penetrare in un tessuto economico pulito. Controllare e fare domande continue serve quindi a mappare il territorio e capire se ci sono approcci strani adatti a prendere il sopravvento. Serve a dimostrare che ci siamo, e a lanciare indirettamente messaggi che diventano dissuasivi per i malintenzionati”.

L’attività ad accesso libero all’interno dello stabilimento è però limitata, nel caso in cui un cittadino dichiari di voler solo fare un tuffo, senza usufruire di tutti i servizi offerti. La regolamentazione dell’accesso al demanio è disciplinata sia dalle norme generali del codice civile, sia dalle ordinanze della capitaneria e dalle determinazioni. «Prestiamo più attenzione agli aspetti economico-finanziari, ognuno ha le proprie competenze».

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