“La situazione è critica, dovremo razionare” – .

Mesi di Siccità e scarso, pochissimo, nevicate. Tutto questo alle soglie dell’estate, stagione notoriamente secca. La situazione delle sorgenti molisane oggi non è certo rosea. Ciò è confermato da presidente di Molise Acque Stefano Sabatini il quale precisa che in questi giorni sono in corso le verifiche tecniche propedeutiche ad alcune possibili delibere da assumere “d’intesa con i sindaci”. La parola chiave è infatti risparmiare le risorse idriche.

Regione ricca d’acqua? Un vecchio lentamente che rischia di essere superato dalla realtà. In Molise la situazione di le cosiddette reti di setacci è ben noto, “questo è un grosso problema che abbiamo”, e unito al effetti del cambiamento climatico in corso ma anche a consumi elevati – soprattutto in alcuni Comuni – produce una situazione di “elevato stress idrico”. La definizione arriva infatti dalla Water Value Community per l’Italia di The European House – Ambrosetti che mette in luce la situazione idrica nel nostro Paese. Ma Molise Acque di fatto lo conferma.

regioni a stress idrico

“Là Siccità italiana – scrive la Comunità che coinvolge i principali attori della filiera allargata dell’acqua italiana – ha raggiunto livelli preoccupanti tanto che è stata registrata una perdita del 51,5% di risorse idriche rinnovabili in un anno (rilevazione a fine 2022) rispetto alla media storica dal 1950″. L’acqua – ricordiamo – è un input primario per diverse attività economiche, tra cui l’agricoltura, le industrie di pompaggio dell’acqua e il settore energetico.

Un bene essenziale ma che ha assunto anche un aspetto inquietante. Il 74% dei disastri naturali sono legati all’acqua, con una crescita del +50% in 10 anni e una frequenza 4 volte maggiore rispetto al 1980.

Tornando al Molise, la situazione desta preoccupazione, soprattutto in prospettiva. “Dobbiamo razionare adesso, altrimenti si prevede uno scenario difficile a luglio e in piena estate”. Prova del nove, il livello della diga del Liscione.È a 119,5 metri, un metro e mezzo sotto il livello massimo”. Siamo a metà giugno e, quindi, con il procrastinare della siccità la situazione potrebbe peggiorare, e molto peggio. “A breve riattiveremo l’impianto di depurazione delle acque a valle della diga. Non succedeva da un po’.”. Discorso diverso per il bacino di Occhito, le cui acque vengono utilizzate esclusivamente a scopo irriguo. “Non presenta criticità”, le parole di Sabatini.

Insomma, quello che preoccupa Molise Acque è il carenza di acqua sorgiva, che finirà per trasformarsi in carenza di cisterne comunali (recente il caso di Guglionesi, rimasta senza acqua per la rottura delle pompe di sollevamento). “Non possiamo continuare a mantenere gli impianti sempre al massimo della capacità”, è la dichiarazione preoccupata di Sabatini che precisa che in questi giorni sono in corso delle verifiche tecniche. E che poi bisognerà prendere decisioni di concerto con i Comuni (che hanno già ricevuto alcune comunicazioni in merito). Ad esempio quello di chiudere i rubinetti di notte. “È molto utile. Insomma, dobbiamo prepararci tutti insieme per affrontare questa difficoltà”.

Uno sguardo al futuro e alcuni confronti. Secondo Value Water for Italy “sono dodici le regioni ad alto stress idrico e sono destinate ad aumentare. Nel 2023, l’aumento delle temperature e gli effetti dell’azione umana hanno generato una nuova pressione sulle risorse idriche. La penisola è al quarto posto nell’Unione Europea per stress idrico, con un indice di 3,3 su 5. Solo Belgio (4,4), Grecia (4,3) e Spagna (3,9) hanno valori peggiori. Sono già 12 le regioni italiane ad elevato stress idrico: Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia sono le più esposte in assoluto, seguite nell’ordine da Campania, Lazio, Marche e Umbria, Toscana, Molise, Sardegna e Abruzzo. Gli esperti stimano che entro il 2030 lo stress idrico si intensificherà ulteriormente in alcune regioni italiane, con un aumento dell’8,7% in Liguria, del 6,1% in Friuli-Venezia Giulia e del 5,7% nelle Marche.

Due settori in particolare sono i più colpiti dal riscaldamento globale e dalla siccità: agricolo e idroelettrico. L’agricoltura italiana, già sottoposta a numerose pressioni, si trova a fronteggiare una crescente scarsità d’acqua che mette a rischio la produzione alimentare e la sostenibilità delle attività agricole. La produzione di miele è diminuita del 70%, quella di pere del 63% e quella di ciliegie del 60%. L’energia idroelettrica, che rappresenta una fonte fondamentale di energia rinnovabile per l’Italia, soffre a causa della riduzione delle risorse idriche, compromettendo la capacità del Paese di soddisfare la domanda energetica attraverso fonti pulite.

Nel corso del 2022, il nostro Paese ha dovuto affrontare una crisi idrica senza precedenti. Le precipitazioni totali sono drasticamente diminuite, e la copertura nevosa ha registrato un deficit del 60% rispetto alla media del decennio 2010-2021. A causa delle alte temperature, solo il 13,5% delle precipitazioni ha contribuito alla ricarica delle falde acquifere. Questo fenomeno suscita ulteriore preoccupazione, poiché si prevede che la risorsa idrica rinnovabile si ridurrà ulteriormente del 40% entro il 2100, con punte di riduzione del 90% nel Mezzogiorno”.

“La situazione idrica in Italia – spiega Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti – richiede un’azione immediata e concertata. Serve un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni ai cittadini, per promuovere pratiche sostenibili di gestione dell’acqua e investire in tecnologie innovative che permettano di affrontare questa emergenza. È importante ammodernare e rendere più efficienti le nostre infrastrutture idriche, ottimizzare la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua, attivando il 20% dei volumi potenzialmente sfruttabili già presenti nelle grandi dighe italiane. Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante, che dovrà essere portato avanti anche dai cittadini, potremo garantire la sicurezza idrica del nostro Paese e la prosperità delle generazioni future”.

 
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