«Servono interventi strutturali e va confermato il taglio del cuneo» – .

«Servono interventi strutturali e va confermato il taglio del cuneo» – .
«Servono interventi strutturali e va confermato il taglio del cuneo» – .

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, chiede al governo misure strutturali per le imprese e la conferma del taglio del cuneo fiscale. «È evidente che gli investimenti sono diminuiti negli ultimi tre trimestri», ha detto il leader degli imprenditori italiani intervenendo ieri all’assemblea degli industriali di Varese. «Prima di tutto – ha aggiunto – perché l’industria 4.0», i crediti d’imposta per stimolare gli investimenti delle imprese, «era verso la fine e perché i tassi di interesse sono ancora alti». E poi, ha proseguito, “la verità è che Industria 5.0”, il nuovo piano di incentivi fiscali per sostenere la transizione digitale e green delle imprese che dovrebbe diventare operativo a breve, “non è arrivato al suo completamento. Una misura che sarà vigorosa. Non possiamo pensare di avere in cinque anni misure che non siano strutturali per fare investimenti. Per dare un aumento della produttività abbiamo bisogno di misure a lungo termine”. Anche per questo il presidente di Confindustria chiede poi la conferma del taglio del cuneo fiscale, misura che costa miliardi. «È un provvedimento importante che ha dato risposte e non possiamo tornare indietro», ha sottolineato.

LA LINEA
«Bisogna aumentare la produttività nazionale. Il mix energetico di oggi non è sufficiente. Le fonti rinnovabili sono sensibili al vento e al sole e serve una produzione continua e l’unica via è il nucleare”, ha osservato poi il presidente di Confindustria, tornando a chiedere un’inversione di rotta sull’atomo. «Noi – ha spiegato – dobbiamo cambiare la narrativa» perché «la narrativa del nucleare oggi è quella delle centrali da 3 gigawatt o 6 gigawatt con le grandi ciminiere, e non è più così. La strada è quella dei microreattori di ultima generazione. Sono sicuri e incidono poco – ha sostenuto Orsini – la verità è che dobbiamo fare qualcosa di più, ne ho parlato anche con il presidente del Consiglio. Potremmo trovare siti che sono anche interni alle nostre aziende, ma l’importante è che questi non siano visti come reti o espansioni di reti elettriche private, deve esserci una rete elettrica pubblica”. «Intanto – ha avvertito – dobbiamo dirci la verità, da domani mattina saremmo pronti nel 2031-2032. Dobbiamo quindi unire l’Europa. Il costo unico europeo è la via da seguire e questo è certamente un tema che andrebbe portato avanti”.

E parlando di Europa, Orsini è tornato a criticare il Green deal, le misure per ridurre le emissioni. “Non è possibile pensare ad una politica industriale contro l’industria”. «La verità è che il costo della decarbonizzazione, pari a circa mille miliardi, in una transizione ancora da monitorare, ci ha spesso messo in difficoltà, come nel caso del packaging e del packaging». E anche dello stop al motore a combustione interna che, ha detto tra gli applausi della platea industriale, «non può avvenire nel 20235. Lo diciamo con forza, per un motivo molto semplice, cioè la filiera di 70.000 dei nostri dipendenti”.

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