Ambiente. Una cattedrale vegetale al Parco del Castello di Legnano – .

La prima “pietra”, per così dire, è stata posata quest’anno, in occasione del significativo anniversario del centenario della città di Legnano: l’opera sta gradualmente prendendo forma ed è una costruzione viva, così come sono vivi i tigli che la compongono. Porta la firma di AMGA e del suo agronomo, Angelo Vavassori (direttore BU Verde Pubblico), la cattedrale vegetale che è in costruzione al Parco Castello, in corrispondenza del grande prato situato a sud dello stagno.

Vista dall’alto, l’opera ricorda la pianta della basilica di San Magno (in omaggio alla città di Legnano e all’edificio religioso bramantesco che domina la piazza principale e ne è il simbolo): i tigli, infatti, delineano il perimetro della navata centrale e delle due navate laterali, in un filare che si estende per una lunghezza totale di 20 metri e una larghezza di 18 m.
Scelti per le loro caratteristiche di robustezza e resistenza, oltre che per la folta chioma, i tigli hanno già raggiunto un’altezza intorno ai 5 metri, ma hanno bisogno di svilupparsi ulteriormente per poter poi piegare i loro rami, con il sostegno di alcuni bretelle, in modo che creino una sorta di arco ogivale, cioè con la sommità appuntita.

>. (La foto sotto è ad esempio)

La cattedrale vegetale si rifà all’antica arte topiaria (la potatura di alberi e arbusti finalizzata a dar loro una forma precisa, a scopo ornamentale) e ricorda alcune lavorazioni rurali come i “roccoli”, le postazioni di caccia utilizzate dagli uccellatori per catturare l’avifauna migratoria e, dal 1969 in poi, quando questa ne era vietata la pratica, come stazioni di osservazione scientifica e di caccia fotografica. La cattedrale vegetale di Legnano sarà anche una sorta di osservatorio per gli appassionati, soprattutto se sarà possibile realizzare un progetto, ovvero quello di creare, in futuro, un percorso sopraelevato, che si snoderà a circa 10 metri di altezza, tra le folte chiome dei i tigli: una posizione suggestiva per ammirare il parco dall’alto.

Sempre in tema di progetti, nel mese di febbraio è stata completata la prima tranche di messa a dimora di nuove piante, in sostituzione di quelle secche o malate rimosse lo scorso inverno: >.

L’operazione di rinnovamento del Parco Castello è iniziata puntando su queste nuove specie, più resistenti e autoctone.
L’attività di piantumazione ha portato all’attecchimento del 95% degli esemplari. Il restante 5%, invece, soffriva purtroppo del cosiddetto “stress da trapianto”, una condizione abbastanza frequente di cui bisogna tenere conto quando si effettuano questi interventi. Le piante, in generale, non amano i cambiamenti: anzi, ne soffrono. Quelli con un apparato radicale sano, invece, riescono a resistere e a riadattarsi. Quelle, invece, un po’ più deboli, progressivamente si deteriorano e seccano, come è successo in questo caso. >, rassicura Vavassori, precisando che le nuove piante sono state piantate seguendo lo schema del filare, oppure del cerchio o dell’ellisse, nell’ottica di creare “stanze vegetali”, luoghi suggestivi e avvolgenti, all’interno dei quali è bello passeggiare e trovare ristoro nella stagione calda.

 
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